Dell’amore e di altri demoni, romanzo di Gabriel García Márquez, è uno dei più originali punti di vista su quel sentimento, sovrano tra gli uomini, che è l’amore.
Sono i primi giorni dell’ottobre 1949. Il futuro premio Nobel colombiano, venuto a mancare il 17 aprile 2014, comincia a compiere suoi primi, incerti passi nel mondo del giornalismo.
L’origine della storia
Un pomeriggio apparentemente come tanti il suo caporedattore, Clemente Zabala, gli affida svogliato il compito di redigere un articolo sulle cripte funerarie dell’antico monastero di Santa Clara, che, proprio in quei giorni, venivano svuotate.
Entusiasta, il giovane Gabriel si reca sul posto, e qui resta ingenuamente sbalordito dal “primitivismo” del metodo attuato dagli operai nell’infausto lavoro e dai numerosi cumuli di ossa “riscaldati dall’inclemente sole di ottobre”, nient’altro che ingombranti rifiuti. La sacralità del monastero di Santa Clara viene violata da una esigenza improvvisa di praticità, il concreto entra con impeto tra le mura del trascendente e reverenza e blasfemia si scontrano sotto gli occhi intelligenti di Gabriel
Il contesto è già di per sé ricco di suggestioni, tanto più per una fantasia straordinariamente eccitabile come quella del futuro genio colombiano. Come se non bastasse, tuttavia, la scena surreale, già in precario equilibrio, viene definitivamente destabilizzata da un curioso evento.
D’un tratto, infatti, un colpo secco di piccone fa saltare in pezzi una delle lapidi, e da essa si sparge insolente nella cripta una lunghissima, intensa chioma rosso rame. Spicca vivida ed egocentrica, lì sul pavimento diafano, tra la polvere e nel silenzio improvvisamente caduto.
Il capomastro, dedito a supervisionare i lavori, rompe con un’alzata di spalle la magia del momento, osservando distrattamente che i capelli possono continuare a crescere di un centimetro al mese dopo la morte.
Per Gabriel García Márquez, naturalmente, la spiegazione non è sufficiente. Subito nella sua vivace, geniale mente si intrecciano antiche corrispondenze e atavici ricordi, e tra le immagini evanescenti che gli scorrono davanti agli occhi si insinua la voce dolce di sua nonna a raccontargli, nella sua lontana infanzia ad Aracataca, la leggenda di una marchesina di dodici anni dalla chioma lunga e fulva, morta di mal di rabbia in seguito al morso di un cane e venerata per i suoi miracoli nei paesi caraibici.
Il romanzo Dell’amore e di altri demoni
In quel lontano giorno d’ottobre ha origine Dell’amore di altri demoni, romanzo sorprendente e inquieto, la cui idea in nuce è gelosamente preservata negli anni dallo scrittore e che vede le stampe solo mezzo secolo dopo, nel 1994.
Il racconto è ambientato in Colombia, ai tempi dell’Inquisizione spagnola, e narra l’amara ed enigmatica storia di una marchesina dai capelli fulvi, che reca il nome importante e musicale di Sierva Maria de Todos los Angeles, e del suo assurdo e impossibile amore con un giovane prete, Cayetano Delaura.
I due si incontrano in una inusuale, inquietante condizione: lei rinchiusa in un convento sotto l’accusa di essere indemoniata, lui spaventato e pudico esorcista. Iniziano allora la sfida, lo scontro e l’intreccio di due storie dai difficili passati.
Sierva Maria, figlia indesiderata di un marchese apatico e di una contrabbandiera avida di uomini e di denaro, ignorata dal padre, odiata dalla madre, cresce libera e selvaggia in mezzo alla servitù, imparando svelta e sicura “le lingue d’Africa”, i riti yoruba, il silenzio caparbio, la sinuosità invisibile per le stanze di casa.
A dodici anni il morso di un cane rabbioso e il degenerare di terribili sintomi, invano combattuti con l’aiuto in egual parte di santi e negromanti, portano la bigotta mentalità del vescovo a costringere i genitori a farla rinchiudere in convento, figlia di Satana più nel rosso dei suoi capelli che nella realtà della sua povera, spaventata anima.
Cayetano, timido trentaseienne vissuto tra i libri polverosi ed il pudore, la fresca pietra delle chiese e la repressione serafica di ogni impulso del cuore, mandato a esorcizzarla, arriva a conoscere con lei la “torbida materia” del suo spirito e lo strazio violento e senza fiato del peggiore dei demoni: l’amore.
Gabriel García Márquez e il demone dell’amore
Fedele alla disperazione meravigliosa e alla fantasia insolente del realismo magico, genere di cui è pioniere, Gabriel García Márquez nel centinaio di pagine circa di Dell’amore e di altri demoni traccia un’angosciante, perfida e spaventosa parabola ascendente dell’amore, dalla sua genesi travagliata e invano soffocata alla sua brusca, devastata conclusione, passando per una testarda climax di intensità distruttiva.
Terreno fertile per questa demoniaca, scarlatta pianta che è l’amore c’è una prorompente e incontenibile cultura sudamericana di riti e sangue, enigmi e odio, superstizione e rabbia, blasfemia e religione – quella stessa incomprensibile e affascinante cultura che Gabo ha, da sempre, e continuerà, per sempre, a raccontare senza omissioni.
Beatrice Morra