Carissimi amici, siamo giunti ad un nuovo ed intrigante numero di Filosofia Satirica e sono felice di informarvi che introdurremo, con questo, una serie di capitoli dedicati ad una delle figure più enigmatiche e affascinanti di tutta la filosofia greca antica: Socrate! Non vedete l’ora, vero?
Socrate e le sue indagini
Per introdurre la figura di Socrate facciamo riferimento a un aneddoto che ci riporta Platone nella sua famosa opera Apologia di Socrate (di cui parleremo nel prossimo articolo):
“(…)un giorno costui [nell’opera di Platone parla Socrate in persona; costui è Cherefonte, un amico di Socrate, NdA] andò a Delfi; e osò fare all’oracolo questa domanda: – domandò se c’era nessuno più sapiente di me. E la Pizia rispose che più sapiente di me non c’era nessuno”.
Cherefonte, secondo quanto ci dice Platone, chiese all’Oracolo di Apollo a Delfi – il più noto e importante di tutta la Grecia – se esistesse un uomo più sapiente di Socrate; l’Oracolo rispose di no.
Socrate, sbalordito da tale affermazione, in quanto
“(…)io, per me, non ho proprio coscienza di essere sapiente, né poco né molto”
decise di interrogare quelli ritenuti, al tempo, i più sapienti: i politici, i poeti e gli artigiani. Così facendo, Socrate non fece altro che attirarsi le antipatie e l’odio di mezza Atene – l’altra metà seguiva il campionato Greco, con Olimpyakos e Panathinaikos protagoniste.
L’odio verso Socrate
“(…)seguitai, ordinatamente, nella mia ricerca; pur accorgendomi, con dolore e anche con spavento, che venivo in odio a tutti”.
Perché tutti ce l’avevano col povero Socrate? È necessario tenere conto del contesto in cui il filosofo operava: un contesto che non lasciava spazio al sapere di non sapere di stampo socratico.
Al termine della sua indagine, Socrate capì che
“unicamente sapiente è il dio (…) dicendo Socrate sapiente, non volle, io credo, riferirsi propriamente a me Socrate, ma solo usare del mio nome come di un esempio; quasi avesse voluto dire così: O uomini, quegli tra voi è sapientissimo il quale, come Socrate, abbia riconosciuto che in verità la sua sapienza non ha nessun valore”.
- (…)abbia riconosciuto… valore: ecco qui il notissimo “so di non sapere”, nel senso che l’unico vero sapiente è colui che è consapevole di non sapere nulla.
Per comprendere ancora più facilmente il motivo per cui Socrate cominciò a essere odiato da tutti, facciamo un esempio: è domenica mattina, voi siete a letto e avete intenzione di restarci fino a mezzogiorno, quando qualcuno inizia a bussare con insistenza e maleducazione alla vostra porta; voi, arresi, vi alzate e aprite solo per scoprire che è il solito venditore porta a porta che vorrebbe convincervi ad acquistare l’ultimo modello di aspirapolvere semiautomatico che fa anche il caffè. Immaginate, ora, dei poveri artigiani e politici, che pensano tranquillamente ai fatti propri, avvicinati da un individuo il quale, non avendo apparentemente nulla da fare, comincia a porre loro domande incalzanti; probabilmente lo avreste detestato anche voi, no?
Cosa c’è di vero?
L’episodio tramandatoci da Platone – e anche da Diogene Laerzio, se volete saperlo – è di dubbia autenticità: certo è che Socrate, probabilmente attorno ai 40 anni, visse un periodo di crisi che lo portò a dubitare ancora di più della cultura e della religione ateniese intese in modo tradizionale e decise, dunque, di interessarsi alle faccende umane più che a quelle naturali. Spostando la sua attenzione sugli uomini, Socrate decise di passare la propria vita cercando di far capire agli uomini quanto fossero ignoranti. L’incarnazione della modestia, quest’uomo. Per fare questo, il filosofo ateniese si servì del metodo maieutico, da lui stesso ideato. Ma, amici, non vorrete mica sapere tutto e subito? Della maieutica e dell’ironia socratica parleremo successivamente e ricordate: ammettere di non sapere qualcosa è giù un ottimo risultato. Però poi aprite l’enciclopedia.
Luigi Santoro
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Fonte citazioni: Platone, Apologia di Socrate, in Opere Complete, vol I, Laterza 1988