Se negli anni ’60 e parte dei ’70 a predominare era stato il movimento hippy pacifista, dalla metà degli anni ’70 nasce un nuovo modo di ribellarsi. La resistenza diventa aggressiva e violenta: da qui il movimento e la musica punk; ma dove la maggior parte dei gruppi punk, come i Sex Pistols in Inghilterra e i Ramones in America, veicolava un pensiero nichilista e completamente distruttivo e si fossilizzava sul genere a tre accordi che in seguito sarebbe diventato un fenomeno di massa, i Clash scrivono musica con determinati messaggi politici attinenti alla storia a loro contemporanea, invitando sempre alla lotta e alla rivolta.
Tutto questo accompagnato ad una varietà e mistione di stili che è molto raro trovare nei gruppi a loro contemporanei.
Principale fautore della ricerca musicale e dell’evoluzione del pensiero del gruppo è Joe Strummer, impegnato politicamente e amante della musica reggae, leader implacabile del gruppo, che insieme al chitarrista Mick Jones scriverà la maggior parte dei testi.
Clash: un gruppo indefinibile
Esempio lampante è Sandinista!, triplo album del 1980, il cui nome deriva dalla corrente politica nicaraguense del sandinismo, antimperialista e militante e che è un vero e proprio miscuglio di generi e stili, dal reggae al jazz, al rockabilly (The Leader). Vi è infatti il sound classico del gruppo come in Police on my back (cover del brano degli Equals sull’apartheid), The magnificent seven e la reggae Junco Partner. Compaiono però altre tracce come quella dall’emblematico titolo di The rebel waltz, una sorta di passacaglia minimal. Lose this skin è suonata da violini, The Sound of Sinners è un vero e proprio gospel nel testo e nella musica (ovviamente in chiave satirica) e in Hitsville U. K. vi sono perfino dei cori. Insomma, quest’album testimonia la netta superiorità e complessità dei Clash, che rende impossibile porre etichette su un gruppo che mai ne avrebbe volute.
Non è un caso però che il gruppo cominci come supporto ai concerti dei Sex Pistols, a testimonianza della loro genesi punk; il loro primo singolo, estratto dal primo album The Clash del 1977, sarà White Riot e anche canzoni come I’m so bored with the USA testimoniano le loro origini. Già in questo disco, però, si incontrano differenti sonorità, come il reggae di (White man) in Hammersmith Palais. In più, nella versione americana del disco, ci sarà anche I fought the law, cover dell’omonima canzone dei Bobby Fuller Four. Si tratta di un disco che mette le basi di quello che sarà lo stile particolare dei Clash, ben caratterizzato rispetto ai loro colleghi del tempo.
Nel frattempo, cominciano i tour mondiali, e il gruppo si appassiona al rock & roll. Queste nuove influenze si vedono nel loro album più conosciuto, London Calling, del 1979. Forte è il tema politico delle canzoni, come Spanish Bombs ispirata alla guerra civile spagnola e London Calling che prospetta un’era di guerra e disastri nucleari e predice lo sprofondamento della città nel Tamigi, in un clima di guerra fredda.
D’altro canto, ci sono anche canzoni come Lost in the supermarket, che descrive con sonorità pop l’alienazione dei moderni che cercano soddisfazione negli oggetti e, appunto, rimangono intrappolati in quei non-luoghi spersonalizzanti che sono i supermercati. Si torna alle solite inspirazioni ska con Rudie can’t fail e al reggae con The guns of Brixton, un invito alla ribellione armata e alla resistenza al potere prevaricante.
http://www.youtube.com/watch?v=wqcizZebcaU
Scontri nel gruppo e sfaldamento
Con il terzo album Combat Rock, uscito nel 1982, i Clash sembrano tornare ad una linea più tradizionale, dovuta principalmente alle divergenze musicali di Joe Strummer e Mick Jones. Nonostante ciò, questo sarà il lavoro che riscontrerà il maggior successo commerciale. Abbiamo così classici del rock come Should I stay or should I go e Rock the Casbah, dalle tendenze new wave.
Si tratta di un brano contro il divieto che l’ayatollah Khomeini impone in Iran di ascoltare musica rock. In seuito, la frase “Rock the Casbah” viene scritta su una bomba che sarebbe stata sganciata in Iraq: a questa notizia, Joe Strummer scoppia a piangere, a riprova del fatto che quello fosse un brano contro qualsiasi estremismo che faccia stupidi divieti, soprattutto contro un forte mezzo di espressione quale è la musica, e non un inno contro l’Islam o il popolo arabo.
Nonostante i Clash fossero in quel periodo all’apice del loro successo, tanto da aprire anche il concerto di addio degli Who, il gruppo comincia a sfaldarsi, a causa dell’abbandono di Mick Jones e del batterista Terry Chimes, dovuto a scontri interni al gruppo. I Clash continueranno a suonare ancora per poco con una diversa formazione e l’album Cut the Crap sarà in seguito rinnegato dallo stesso Strummer.
Si chiude così la storia di uno dei gruppi storici del punk e del rock, che ha cambiato indelebilmente il volto del genere, allontanandosi da esso per realizzare un suono personale e completo.
Per chi volesse approfondire, laCOOLtura consiglia il film-documentario sulla vita di Joe Strummer, The future is unwritten
Gaia Giaccone