“I don’t owe you anything” (non ti devo niente) – Dave Grohl lo urla forte e chiaro in I’ll Stick Around, una delle prime canzoni dell’album di debutto dei suoi Foo Fighters. Il destinatario di quel messaggio lo ha specificato poi anni dopo, ed era riferito a Courtney Love, ma può essere allargato anche a tutto il resto.
Tracciare una linea che congiunga Kurt Cobain con Dave Grohl è, paradossalmente, molto difficile. Escludendo il periodo in cui Dave ha militato nei Nirvana degli amici fraterni Kurt e Krist Novoselic i due sono artisti molto, molto distanti.
Kurt Cobain è uno dei divi maledetti del rock, uno degli ultimi ed uno di quelli il cui mito è più vivo nei ragazzi di oggi, soprattutto in quelli che nella fase adolescenziale attraversano la fase di “ribellione”. La sua morte tragica ha mitizzato la sua figura, com’è la norma in questi casi, trasformandolo in un Dio inamovibile nel pantheon adolescenziale, spesso e volentieri trascendendo la musica.
Specifichiamo: il valore della produzione artistica dei Nirvana è indubbio, e Nevermind è oggettivamente un capolavoro, tuttavia lo è non solo ed unicamente per Cobain, ma per il sapiente lavoro di tutta la squadra che ci ha lavorato sopra.
Uno dei componenti di questa squadra era Dave Grohl. All’epoca il giovane batterista di Washington D.C. era l’ultimo arrivato, in quella squadra, e ha raccontato spesso di essersi sentito così durante tutta l’epopea dei Nirvana.
“Non c’è mai stato un grande feeling al di fuori della musica“, ha raccontato il musicista qualche anno fa a Rolling Stone USA, “Krist e Kurt erano molto amici, avevano fatto tutto insieme, da Aberdeen al successo di Nevermind. Erano quel tipo di amici che condividono tutto e che non hanno bisogno di parlarsi per capirsi. Io non ho mai avuto un rapporto del genere con loro perché venivo da un mondo diverso. Oltretutto in neanche un anno i Nirvana sono diventati qualcosa che nessuno si sarebbe mai immaginato. In quel contesto era difficile connettersi con qualcuno.“
E Dave rimane dietro le quinte sino a quel maledetto 5 aprile di 21 anni fa. Tuttavia sino ad allora aveva cominciato a scrivere le sue canzoni e a produrre il suo materiale, ma solo da lì in poi la volontà di uscire dal baratro in cui era precipitato gli diede la forza per crederci, e fece circolare qualche demo in giro sino ad entrare nell’ottobre del 1994 nello studio dell’amico produttore Barrett Jones per registrare quello che poi sarebbe diventato l’album di debutto dei Foo Fighters ed in cui Dave suona tutti gli strumenti: infatti la band ancora non esisteva. Il nome “Foo Fighters” deriva dalla volontà di non firmare l’opera facendo apparire il suo nome intuendo che avrebbe creato problemi a causa dello shock collettivo per la morte di Kurt Cobain ancora vivo.
Quindi i Foo Fighters nascono come progetto solista, e soltanto il successo crescente dell’album ha reclutato i musicisti per formare una vera e propria band.
Il resto è inciso nella storia del rock: milioni di dischi venduti, otto album acclamati da critica e pubblico, concerti in tutti gli angoli del globo ed una miriade di progetti paralleli lanciano l’artista di Washington nell’olimpo delle superstar globali.
Tuttavia il fantasma di Kurt Cobain è ancora ingombrante. Alcuni fans dei Nirvana, quelli più “intransigenti”, nonché la vedova Cobain, Courtney Love, ce l’hanno con lui per essersi affrancato da quel fantasma, lo bollano come “inferiore” al leader e lo accusano addirittura di aver fatto carriera grazie all’abile sfruttamento del trapasso del collega. È davvero così?
Nessuno di noi ha la macchina del tempo, ma per rispondere a questa domanda dobbiamo analizzare le seguenti questioni:
1 – Dave Grohl ha cominciato a scrivere canzoni ben prima della fine dei Nirvana.
Quelle stesse canzoni sono poi in gran parte finite nel primo album dei Foo Fighters o in quelli successivi, e lo stesso Kurt Cobain le apprezzava. In una puntata della serie Sonic Highways realizzata proprio da Grohl nell’ambito del progetto legato all’omonimo ultimo disco, Dave ha raccontato che “Kurt le ascoltò e mi baciò sul viso, era così eccitato”.
La registrazione che Cobain ascoltò, a mollo nella vasca da bagno, era questa. Questo brano poi confluirà, ri-registrato, nel primo lavoro dei Foo Fighters.
2 – Negli anni Dave Grohl ha saputo dimostrare un talento poliedrico e quasi illimitato.
Attore, regista, batterista, chitarrista, cantante, conduttore televisivo, compositore, produttore… I campi in cui il talento di Dave Grohl si è espresso sono veramente tantissimi, e sterminata è la lista dei personaggi con cui ha collaborato. Naturalmente fare dei paragoni tra il suo talento e quello di Cobain è quantomeno azzardato, ma indubbiamente Grohl ha dimostrato appieno il suo grande valore e soprattutto l’ha fatto esclusivamente con le sue forze.
3 – Dave Grohl è un esempio più unico che raro di ex-comprimario che ha saputo emanciparsi dal suo ruolo.
La storia della musica è piena di miti immortali, ma ancora di più di gregari che hanno contribuito più o meno in maniera fondamentale e quasi sempre sono finiti nel dimenticatoio, hanno vissuto di luce riflessa o tutt’al più hanno dato vita ad una dignitosa carriera dal moderato successo. Gli appassionati si ricorderanno senza dubbio di nomi come Robbie Krieger e Ray Manzarek (Doors), Izzy Stradlin (Guns ‘N Roses, con i suoi Ju Ju Hunds imbastì un operazione simile a quella dei Foo Fighters creando una band fittizia per nascondere il nome) o Noel Redding e Mitch Mitchell (The Jimi Hendrix Experience), ma al grande pubblico sono decisamente ignoti.
Dave Grohl è riuscito invece ad affrancarsi da quest’etichetta e a saper ottenere il vero successo ben dopo l’affermazione coi Nirvana e all’ombra di un leader quasi totalizzante. Ed il fatto che non ci sia riuscito quasi nessuno è indicativo.
Quanto fa 2+2?
Giacomo Sannino