Lo sguardo dei piccoli sul mondo per veicolare un nuovo rapporto tra parole e cose: Useppe scopre il mondo ne La Storia e L’Isola di Arturo di Elsa Morante.
Piccoli e bambini che guardano il mondo: un punto fermo della narrativa di Elsa Morante. I romanzi fondamentali della Morante (Menzogna e sortilegio, L’isola di Arturo, La Storia e Aracoeli) si inseriscono negli schemi del romanzo ottocentesco di stampo naturalista. Questi presentano essenzialmente due realtà: un mondo auto-rappresentato dallo sguardo dei piccoli e dei bambini; oppure personaggi semplici, miti, umili in grado di veicolare una visione della realtà mitica, a tratti magica e incantata.
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Finzione e magia
Il dibattito contenutistico del romanzo Menzogna e sortilegio è essenzialmente concentrato sulla contrapposizione tra finzione e magia: la finzione e l’ipocrisia che domina nei rapporti umani dell’ambiente borghese contrapposto allo sguardo innocente dei piccoli, dei bambini e degli ingenui. Assume realmente delle peculiarità lo sguardo sul popolo di Elsa Morante.
L’ideologia dietro la narrativa
La narrativa di Morante si interroga sulla qualità dei rapporti umani, sulla morale individuale arrivando a toccare toni di pietismo popolare che ricordano a tratti Dickens e Hugo o addirittura di evangelismo umanitario riscontrabile in Cernisevsky e Tolstoj. Questo prima di ammantarsi di qualsiasi impostazione d’ideologia marxista in piena voga nel Neorealismo che contrappone il carattere sano e integro del popolo al degrado umano e morale della borghesia colta e rappresentata sempre nell’ozio e nel vizio.
Il tema della crescita
Il tema della crescita è sviluppato come uscita dal mondo fiabesco, come disinganno, come via di fuga da un’isola felice. Questo è il tema fondamentale in L’isola di Arturo in cui la crescita del protagonista Arturo è sancita dalla stupenda pagina conclusiva in cui Arturo abbandona l’isola e del mondo dei piccoli. Costante è il riferimento al passo del Vangelo di Matteo “Gesù prese a dire: “Io ti rendo lode, o Padre, Signore del cielo e della terra, perché hai nascosto queste cose ai sapienti e agli intelligenti, e le hai rivelate ai piccoli. Sì, Padre, perché così ti è piaciuto” (Matteo 11,25-26)
Piccoli e mondo: lo sguardo, le certezze e l’isola del piccolo Arturo
L’amore vero è così: non ha nessuno scopo e nessuna ragione, e non si sottomette a nessun potere fuorché alla grazia umana. (Elsa Morante)
Piccoli e ingenui sono ancora i protagonisti di Elsa Morante. Il romanzo è incentrato sulle vicende di Arturo un bambino che ha il nome di una stella (immagine che tornerà ne La storia) che vive sull’isola di Procida con la matrigna Nunziatella e il padre Whilem.
Nunziatella è una donna di estrazione popolare che cerca di vivere nella maniera più mite possibile, sempre provvida e accorta alle faccende domestiche e sempre pronta ad assecondare il marito. Whilem invece è un animo irrequieto, costantemente in partenza, ma spesse volte diretto al vicino penitenziario dove ha un rapporto omosessuale e torbido con un carcerato: Tonino Stella.
L’isola si avvale di significati mitici e veicolati dalla sola immagine del mondo di Arturo. Nel frattempo il piccolo Arturo immagina il padre protagonista di mille avventure e i suoi tratti somatici si stampano nella mente di Arturo come segni di una bellezza paradigmatica. Attraverso un certo sviluppo di nozioni di psicanalisi da parte di Elsa Morante, Arturo arriva così a maturare delle “certezze assolute”:
“L’autorità del padre è sacra; la vera grandezza virile consiste nel coraggio dell’azione, nel disprezzo del pericolo, e nel valore mostrato in combattimento; la peggior bassezza è il tradimento, se poi si tradisce il proprio padre o il proprio capo, o un amico ecc. si arriva all’infimo della viltà!; Nessun concittadino vivente dell’isola di Procida è degno di Whilem Gerace e di suo figlio Arturo. Per un Gerace dar confidenza a un concittadino significherebbe degradarsi; Nessun affetto nella vita eguaglia quello della madre; le prove più evidenti e tutte le esperienze umane dimostrerebbero che Dio non esiste. “
Il bimbo che scopre il mondo. L’esempio di Useppe da La storia di Elsa Morante
Una magistrale esecuzione dello sguardo dei bambini è data dallo sguardo di Useppe (protagonista de La storia) figlio di una violenza sessuale consumata nella Roma della guerra da un soldato nazista e subita da Ida (altra protagonista) una maestra. Quando nascerà questo bambino, Useppe sarà portatore della sua immagine del mondo. Sarà in grado addirittura di creare nuove parole come ttelle, dondini (storpiature di “stelle” e “rondini”) e di edulcorare la realtà al punto che anche le mosche e le lampadine diventassero “ttelle”.
Le prime parole di Useppe
I piccoli hanno lo straordinario potere di istaurare un nuovo rapporto tra le parole e le cose. Le brutture possono essere escluse dalla realtà se non addirittura trasfigurate in qualcosa di bello. Riportiamo il brano del romanzo, ascritto alla sezione 1942, che descrive le prime parole di Useppe:
“Non s’era mai vista creatura più allegra di lui. Tutto ciò che vedeva intorno lo interessava e lo animava gioiosamente […] Si sarebbe detto invero, alle sue risa, al continuo illuminarsi della sua faccetta, che lui non vedeva le cose ristrette dentro i loro aspetti usuali; ma quali immagini multiple di altre cose varianti all’infinito. Altrimenti non si spiegava come mai la scena miserabile, monotona, che la casa gli offriva ogni giorno, potesse rendergli un divertimento così cangiante, e inesauribile. […] Una delle prime parole che imparò fu ttelle (stelle). Però chiamava ttelle anche le lampadine di casa, i derelitti fiori che Ida portava da scuola, i mazzi di cipolla appesi, perfino le maniglie delle porte, e in seguito anche rondini. […] le forme stesse che provocano, generalmente, avversione o ripugnanza, in lui suscitavano solo attenzione e una trasparente meraviglia, al pari delle altre. “
La psicanalisi
L’altro motivo portante è la psicanalisi. In particolare, visibile anche nell’Isola di Arturo, è c’è una figura dello stesso sesso che si carica di ambivalenza: paura e rispetto, stima sconsiderata e distanza. Lo sviluppo di questo fenomeno è sviluppato anche ne La storia nella figura di Nino. Così descrive la Morante la gioia di Useppe alla presenza di Nino:
“Nessuna cosa aveva potere di rallegrarlo quanto la presenza di Nino. Pareva che nella sua opinione, Nino accentrasse in sè la festa totale del mondo, che dovunque altrove si contemplava sparsa e divisa: rappresentando lui da solo, ai suoi occhi, tutte insieme le miriadi di colori, e il bengala dei fuochi, e ogni speci di animali fantastici e simpatici e le giostre dei giocolieri.”
Luca Di Lello