Nietzsche e la Nascita della Tragedia: estetica di Dioniso

Il pensiero estetico di Nietzsche è comunemente associato a La Nascita della Tragedia, nota opera giovanile in cui il filosofo delinea una genealogia (dalle origini alla decadenza) della tragedia greca. 

nascita della tragedia Nietzsche
Il giovane Nietzsche

Il punto di vista filologico è estramemente innovativo, perché applica le categorie di spirito apollineospirito dionisiaco ricalcate su due grandi figure mitologiche. Molto si è detto a proposito di Apollo e di Dioniso, impulsi artistici della natura: il primo, dio del Sole e della poesia, è associato al sogno e alle arti plastiche (la scultura in particolare) mentre il secondo, dio dell’ebbrezza, al caos, alla musica e alla danza.

La polarità tra le due figure e il loro rapporto di irriducibile opposizione-completamento costituisce l’asse portante della Nascita della tragedia, ma è solamente a Dioniso che Nietzsche guarda fin dai primissimi testi, a quest’unico dio che il suo pensiero deve più che a chiunque altro.

La dimensione sociale: una premessa

Per quanto strano possa apparire, le prime opere di Nietzsche non erano di natura filosofica né propriamente estetica. Analizzando i primi testi del filosofo, a partire dal discorso inaugurale con cui avrebbe iniziato la carriera di filologo classico a Basilea (attenzione: filologo, non filosofo), possiamo notare che il suo interesse era primariamente sociale: Nietzsche esponeva i problemi della filologia moderna analizzando i cambiamenti della società.

nascita della tragedia
“Bacco”, Caravaggio, 1598

Nella conferenza “il dramma musicale greco” viene per la prima volta presentato il concetto di spirito dionisiaco (mentre non c’è traccia dell’apollineo). Lo stesso teatro greco è  descritto da un punto di vista sociale: esso costituisce un momento di anti-società, nel senso che crea una diversa trama di legami tra persone. Se la vita di ogni giorno divide, poiché ciascuno è naturalmente teso a perseguire il proprio interesse personale e dunque si pone in contrasto con gli altri, nell’assistere a uno spettacolo teatrale si diviene invece parte di un unico organismo, in cui le singole individualità vengono annullate in favore di una proiezione al di fuori di sé, nella totalità dell’informe sociale.

Nello stato dell’«essere fuori di sé», per l’estasi non è necessario che un passo: si tratta non già di ritornare nuovamente in noi stessi, ma piuttosto di entrare in un altro essere. [1]

Dioniso nella Nascita della Tragedia di Nietzsche: un’estetica dell’estasi

Proprio estasi è la parola chiave per comprendere lo spirito dionisiaco (ennesimo caso di etimologia rivelatrice), ma innanzitutto rispondiamo alla domanda preliminare: chi era veramente Dioniso? Un dio straniero per i greci, poiché il suo culto proveniva dalla Tracia; un dio dell’istinto, messaggero dell’ebbrezza, liberatore di energie collettive, ma anche un dio tormentato e pazzo, che vagabondò a lungo e fece esperienza persino della morte, sbranato dai Titani e poi resuscitato.

nascita della tragedia
Dioniso, ebbro, tra le braccia di Arianna in un affresco alla Villa dei Misteri di Pompei.

Alla sua figura erano dedicati i riti dionisiaci, culti religiosi legati alla ciclicità e alla morte-rinascita delle stagioni e della natura. Durante questi riti gli iniziati, abbigliati con pelli di animali, danzavano, innalzavano canti, spesso dilaniavano bestie di cui mangiavano poi la carne cruda, si abbandonavano all’ebbrezza e a rapporti di carattere orgiastico. È in essi che va ricercata l’origine della tragedia: non a caso essa significa, letteralmente, “canto del/per il capro” e nasce da quei cori dionisiaci elevati durante le celebrazioni.

Non esisteva nessun contrasto tra pubblico e coro: poiché il tutto è solo un grande e sublime coro di Satiri danzanti e cantanti o di uomini che si fanno rappresentare da questi Satiri. [2]

Nessuna meraviglia, dunque, se il piano sociale e quello estetico sono così strettamente collegati: risulta facile interpretare Dioniso come metafore dell’irrinunciabile aspetto più istintivo e primordiale dell’uomo, componente essenziale a un tempo dell’arte e della società.

Estetica o filosofia?

La prospettiva filosofica, comunque, non manca. L’importanza del ruolo di Dioniso, secondo Nietzsche, sta nella sua capacità di superare il principium individuationis Schopenhaueriano.

Riconsideriamo entrambi gli aspetti della tragedia greca, quello sociale e quello estetico, da questo nuovo punto di vista: attraverso l’estasi gli uomini sono in grado di andare oltre la propria individualità, cioè di superare le forme conoscitive dell’apparenza. Solo nell’infrangersi dell’individualità si può veramente comprendere l’essenza del dionisiaco, che è al tempo stesso giubilo e orrore, cioè comprende il senso più profondo dell’esistenza:

è dal piacere più alto che si sprigiona il grido dell’orrore. [3]

Dioniso
“La Jeunesse de Bacchus”, William-Adolphe Bouguereau, 1884

Proprio per questa duttilità e potenziale espansibilità, la figura di Dioniso e la bipolarità col suo complemento, Apollo, nelle molteplici coppie ordine/caos, forme/informe, luce/ombra e chi più ne ha più ne metta, hanno contribuito a generare opere variamente composite in un caleidoscopio di generi e forme artistiche differenti, da Thomas Mann fino ai fumetti di Alan Moore.

Maria Fiorella Suozzo

Fonti e citazioni

[1] Il dramma musicale greco, F. Nietzsche

[2] La nascita della tragedia, F. Nietzsche, a cura di Vincenzo Vitiello e Ettore Fagiuoli

[3] La visione dionisiaca del mondo, F. Nietzsche

Le due conferenze sono riportate nella raccolta di scritti giovanili Verità e menzogna a cura di Colli e Montinari.

immagini: google images