Nel primo numero di questa rubrica è stato tracciato il modello del villain ideale, discutendo delle principali caratteristiche che esso deve possedere per poter affascinare il pubblico e farsi apprezzare quanto e più dell’eroe. Sintetizzando al massimo un buon villain deve essere motivato e carismatico, versatile, e dotato di una buona -se non ottima- intelligenza. Tra i personaggi che si uniformano a tale identikit possiamo inserire Thanos, il “titano pazzo” di casa Marvel.
Conosci il nemico come conosci te stesso
La principale caratteristica di Thanos è senza dubbio la sua sete di conoscenza: per lui, come per il celebre conquistador Cortés, la conoscenza è potere.
Senza alcun dubbio Thanos potrebbe essere considerato un estimatore del generale Sun Tzu e del suo libro “L’arte della Guerra”. Uno dei modi per capire appieno il titano dunque è proprio quello di comprendere le massime dell’opera: Thanos infatti, in pieno accordo con le tattiche ritenute vincenti da Sun Tzu, non oserebbe mai dare battaglia ad un nemico sconosciuto. Se si sente superiore attacca, se è inferiore escogita un modo per ribaltare la situazione o volgerla a proprio vantaggio, di solito riuscendoci.
Nonostante la sua abilità da stratega, la conoscenza non è l’unico potere che Thanos vuole accumulare. La conoscenza è fondamentale per la vittoria, ma una guerra non può essere vinta senza armi. Thanos, nonostante sia estremamente potente di suo in quanto Eterno, più volte aspira all’onnipotenza raggiungendola tramite potenziamenti esterni: nella sua vita ottiene i poteri del Cubo Cosmico, del Guanto dell’Infinito e del Cuore dell’Universo. Più volte assurge quindi a padrone effettivo di tutto ciò che è, detronizzando le entità cosmiche che rappresentano i vari aspetti della realtà.
Egli, reduce da un’infanzia da emarginato a causa del suo aspetto (causato dalla sindrome deviante), cresce con un forte odio ed un’ossessione per la morte: non cerca potere per il gusto di averlo ma per poter divenire il degno amante dell’entità nota come Lady Morte. Egli desidera il suo amore, e per questo tenterà di raggiungere la sua medesima potenza, compiendo anche genocidi cosmici in sua adorazione.
Ma a spingere Thanos nella ricerca di potere è anche la forte indipendenza: egli non vuole essere sottomesso da nessuno, non vuole essere uno schiavo. E l’unico modo per non essere un burattino è quello di diventare il burattinaio. Thanos riveste la “carica” di Avatar (o Campione) della Morte, al punto che Adam Warlock (considerato, viceversa, Campione della Vita) lo definisce essenziale per l’equilibrio dell’universo.
Il suo desiderio di elevarsi lo porta ad avere scarso rispetto per gli esseri viventi: si comporta come se fosse un’entità cosmica, al di sopra della morale, sebbene non lo sia. Egli però, in fondo, non si sente realmente degno di divenire un’entità, al punto che, ogni qualvolta abbia raggiunto l’onnipotenza, egli getti le basi della propria stessa sconfitta in maniera più o meno consapevole.
Da padrone assoluto della realtà egli diventa un contadino, per poi combattere “dalla parte degli angeli” in più occasioni e, addirittura, chiedere il perdono di un intero popolo mettendosi al suo servizio per rimediare ai milioni di morti causati.
Thanos e l’onnipotenza
Resta però da chiedersi, al di là delle valutazioni del personaggio stesso, se effettivamente Thanos non sia degno dell’onnipotenza.
Alla fine della saga “Il Guanto dell’Infinito” Adam Warlock ottiene il guanto (e relativa onnipotenza), ma l’entità Tribunale Vivente (giudice di tutto il creato e diretto rappresentate del Supremo) lo condanna a rinunciare alla sua divinità. Lo stesso Tribunale Vivente però, poco prima, non aveva combattuto contro Thanos mentre questi era in possesso del Guanto, nonostante le pressanti richieste di Eternità in tal senso.
L’accusa di Eternità nei confronti di Thanos viene respinta con la motivazione che “Thanos combatte solo per rimpiazzare la tua importanza nell’universo con la sua. La selezione naturale è uno dei canoni più antichi dell’universo: il forte rimpiazza il debole. È come dovrebbe essere. Nessun crimine cosmico viene commesso”.
Con questo giudizio si dovrebbe capire che, nonostante Thanos non si senta degno del potere assoluto, in realtà potrebbe esserne più che degno. Tribunale Vivente, essendo la “voce” del Supremo, potrebbe aver visto in lui più di quanto Thanos stesso conosca del proprio io. In fondo questi non si esprime a suo sfavore neanche quando Thanos usurpa Eternità, divenendo così l’incarnazione stessa dell’Universo.
Marco Giusto