I Pink Floyd sono universalmente e giustamente considerati fra i gruppi più grandi della storia della musica. Autori di capolavori su capolavori negli anni ’70, maestri della sperimentazione, sono stati etichettati come un gruppo progressive, sebbene siano caratterizzati da tratti che li distinguono da band di prog classico come King Crimson e Genesis, costituendo un esempio di veri e propri “eretici” del prog.
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I primi passi nel mondo psichedelico
Il primo elemento a differenziare i Pink Floyd dai gruppi di progressive classico è la formazione: il gruppo fondato da Syd Barrett inizia infatti la sua carriera come gruppo di musica psichedelica. I componenti originari del gruppo, insieme a Barrett, frontman e mente del gruppo, sono il bassista Roger Waters, il tastierista Richard Wright e il batterista Nick Mason.
Barrett viene considerato un songwriter geniale, paragonabile a Jim Morrison per la sua inventiva e per il suo carattere da “poeta maledetto“. Il carattere sperimentale del gruppo lo si nota già dalle prime esibizioni concertistiche, caratterizzate dall’allungamento delle canzoni con sezioni strumentali, suoni stridenti, ripetizioni, mentre già si vedono i primi tentativi di arricchire la scenografia degli show.
L’album di esordio, The Piper At The Gates Of Dawn, del 1967, è un disco di musica psichedelica al 100%. Si tratta, per alcuni, addirittura del capolavoro massimo dei Pink Floyd, la cui componente “maledetta” scompare con la cacciata di Syd Barrett, devastato dall’uso di droga. Al suo posto entra David Gilmour, con cui si stabilizza la formazione dei Pink Floyd.
Dalla musica psichedelica al progressive
I Pink Floyd iniziano quindi ad evolversi, allontanandosi dalla scena psichedelica per approdare, passo dopo passo, nel progressive rock. Atom Heart Mother, album pubblicato nel 1970, inizia con una lunga suite di 24 minuti: nulla a che vedere con i brevi brani di The Piper, tipici del rock anni ’60. Meddle, del 1971, è lo step successivo verso l’approdo al prog.
La consacrazione avviene nel 1973, l’apice della carriera dei Pink Floyd: si tratta di The Dark Side of the Moon, il loro primo concept album. È un enorme successo commerciale, con 800 settimane di permanenza nella classifica statunitense, oltre 40 milioni di copie vendute che lo rendono il secondo album più venduto di sempre dietro solamente a Thriller di Michael Jackson. La copertina col famoso prisma entra subito nell’immaginario collettivo, divenendo uno dei simboli più famosi della storia della musica. Oltre ai dettagli di natura commerciale, c’è da dire che The Dark Side of the Moon è l’album della maturazione artistica: ormai i Pink Floyd sono fra i giganti della musica e The Dark Side of the Moon è fra gli album più importanti di sempre.
L’opera successiva, Wish You Were Here, del 1975, dimostra la veridicità dell’ultimo assunto: l’album dedicato a Syd Barrett contiene Shine On You Crazy Diamond, fra le principali perle del progressive, una suite che dimostra la definitiva adesione al prog, sebbene con alcune differenze notevoli.
L’album dei Pink Floyd che più di tutti abbraccia la definizione di “concept album” è Animals, del 1977. Le canzoni sono ispirate alla Fattoria degli Animali di George Orwell, cosa che dimostra sia la natura colta dei riferimenti dei Pink Floyd, sia il loro essere più vicino a tematiche di denuncia sociale, a differenza dei gruppi classici del progressive. La loro natura “eretica” si dimostra a pieno nel loro ultimo capolavoro, The Wall.
Pink Floyd The Wall
The Wall rappresenta per alcuni il culmine della loro carriera, per altri un tradimento del progressive. Roger Waters, ormai padre-padrone della band, egemonizza il lavoro dei Pink Floyd, dirottandoli verso un doppio album, una rock opera autobiografica incentrata sulla rockstar fittizia Pink (personaggio che in parte corrisponde a Waters, in parte a Syd Barrett). Si tratta di un concept album sull’alienazione, che si esprime con la metafora del “muro” che il protagonista costruisce intorno a sé per difendersi dalle insidie del mondo che lo circonda.
È indubbiamente l’album più famoso dei Pink Floyd insieme a The Dark Side of the Moon, e costituisce l’esperimento più ambizioso della band. È una vera e propria opera totale: all’album seguiranno un film e un tour dove le trovate scenografiche già proprie del prog vengono esasperate al massimo. Le tematiche sociali presenti in The Wall fanno sì che, a livello tematico, l’album sia la cosa più lontana possibile dal progressive fatta sino ad allora. Si tratta, comunque, del canto del cigno.
Il Punk e il declino dei Pink Floyd
The Wall viene pubblicato nel 1979, due anni dopo il ’77, vale a dire l’anno della rivoluzione Punk, nata proprio come reazione al progressive. I Pink Floyd resistono all’onda d’urto continuando la loro stagione di successo, ma la band è allo sfascio: la gestione Waters non è apprezzata dagli altri membri del gruppo, che ostracizzeranno la mente di The Wall.
Il marchio Pink Floyd sarà accostato a nuovi album fra anni ’80 e ’90, ma la loro carriera è ormai in discesa. Il Punk ha fatto effetto, e la stagione del Progressive è ormai tramontata, per poi riemergere solamente negli ultimi anni legata al Metal.
Cosa resta dei Pink Floyd? Sicuramente hanno marchiato a fuoco il panorama musicale, venendo consacrati come nome più noto della scena progressive e come una delle band di maggior successo di ogni tempo. Ciò è dimostrato dal clamore suscitato dalla pubblicazione di The Endless River, l’ultimo album dei Pink Floyd pubblicato del 2014. Si tratta di un album che non è al livello dei precedenti, ma l’operazione nostalgia l’ha reso una delle novità più attese dell’ultimo anno, a dimostrazione del lascito enorme dei Pink Floyd.
Davide Esposito
Sitografia
- Sito ufficiale: http://www.pinkfloyd.com/
Bibliografia
- Gli eretici del Prog, in E. Guaitamacchi, La storia del Rock, Hoepli, 2014