Nel 1508 comincia una delle più grandi imprese di sempre: la decorazione delle Stanze di Raffaello, che cambiò per sempre il corso dell’arte.
“Quanto largo e benigno di dimostri talora il cielo nell’accumulare in una persona sola l’infinite ricchezze de’ suoi tesori e tutte quelle grazie e’ più rari doni che in lungo spazio di tempo suol comparire fra molti individui, chiaramente potè vedersi nel non meno eccellente che grazioso Raffael Sanzio da Urbino”. Con queste parole Giorgio Vasari da inizio alla biografia di Raffaello nelle “Vite de’ più eccellenti pittori, scultori ed architettori”.
Il giudizio dello storiografo aretino testimonia di una fortuna, non solo presso la critica, ma anche presso il pubblico che ha accompagnato Raffaello e la sua produzione pittorica dal tempo della sua prima attività e fino ai giorni nostri, apprezzandone le grandi doti di artista e di vero e proprio simbolo di un’epoca in cui si nutrì la speranza di far rivivere il mito dell’età classica. Questa fortuna critica è universale e si può dire che probabilmente a nessun pittore all’interno della storia universale delle arti è stata riconosciuta una importanza paragonabile a quella di Raffaello, forse neppure allo stesso Michelangelo.
La maggior parte dei capolavori raffaelleschi che condizionarono lo stile e il destino che gli succedettero sono all’interno delle mura leonine, in quella parte di Roma che tutto il mondo conosce come Città del Vaticano. La “Pala Oddi”, la “Trasfigurazione”, la “Madonna di Foligno”, gli affreschi delle Logge Vaticane, ma soprattutto le celebri Stanze di Raffaello negli attuali Musei Vaticani rappresentano il punto più alto di una breve ma intensa carriera, fatta di successi e celebrazioni, tra commissioni pubbliche e private.
Nel 1508, durante il papato di Papa Giulio II Della Rovere, cominciano i lavori per gli affreschi delle Stanze di Raffaello. La prima ad essere realizzata è la cosiddetta “Stanza della Segnatura” così chiamata perché nel 1541 qui ebbe sede il tribunale ecclesiastico appunto della segnatura. Il progetto iniziale prevedeva che in questa stanza fosse collocata la biblioteca del papa, e dunque alla divisione tematica degli affreschi dobbiamo immaginare collegate raccolte di libri e testi riguardanti il medesimo tema.
L’idea iconografica era dello stesso papa, come testimonia l’erudito Paolo Giovio che scrisse a proposito degli affreschi: “ad praescriptum Iulii”. Il primo affresco della stanza è quello della “Disputa del Sacramento” dove si vuole esaltare la verità rivelata da Gesù Cristo ed a questa celebrazione partecipano teologi, dottori della chiesa e santi, che in semicerchio e su due livelli, sono disposti intorno all’altare dove è esposta l’ostia consacrata. Nei volti dei personaggi coinvolti nella disputa ne sono riconoscibili alcuni dell’epoca come Donato Bramante e Francesco Maria della Rovere.
Non meno innovativa e rivoluzionaria fu la scelta di celebrare sulla parete opposta della stessa Stanza, con l’affresco della “Scuola di Atene”, la ricerca razionale del vero, che in quegli anni andava di pari passo con il vero rivelato dal Cristianesimo. Così all’interno di un’imponente architettura classica, sono rappresentate figure come quelle di Platone, Aristotele e Eraclito, coloro che diedero un contributo di fondamentale importanza al sapere e al progresso. Anche qui, come nella “Disputa”, i filosofi hanno il volto di personaggi contemporanei, e dunque riconosciamo Leonardo da Vinci nei panni di Platone, e nella figura di Eraclito il volto di Michelangelo, il quale stava realizzando la volta della Cappella Sistina.
In un momento successivo rispetto alla “Disputa del Sacramento” e alla “Scuola di Atene”, sulla parete nord della Stanza della Segnatura, Raffaello realizza il “Parnaso”. Nello spazio destinato all’affresco era stata aperta una finestra dalla quale si poteva ammirare il Mons Vaticanum dedicato ad Apollo, il quale è proprio rappresentato nel punto più alto dell’affresco circondato da muse e poeti antichi e moderni: anche in questo caso il tema si collega perfettamente alla destinazione originaria della Stanza.
Se nella Stanza della Segnatura domina il tema del sapere diviso tra conoscenza e rivelazione, nella stanza destinata alle udienze, oggi nota come Stanza di Eliodoro, vengono narrati attraverso la pittura gli interventi di Dio nella storia in difesa della Chiesa. La stanza prende il nome dalla rappresentazione della “Cacciata di Eliodoro dal Tempio”, mentre sulle altre pareti vengono si ammirano “La messa di Bolsena”, “La liberazione di San Pietro dal carcere” e l’ “Incontro di San Leone Magno con Attila”.
La terza delle Stanze di Raffaello prende il nome dall’unico episodio affrescato dall’artista ovvero quello dell’ “Incendio di Borgo”, mentre le altre tre scene, che raffigurano “La battaglia di Ostia”, “L’incoronazione di Carlo Magno” e il “Giuramento di Leone III”, vennero eseguite dalla bottega dell’artista. Queste immagini vogliono esaltare attraverso episodi del passato la politica instaurata da Leone X durante il suo pontificato.
Il percorso delle Stanze di Raffaello si conclude nella “Sala di Costantino”. Si tratta di un ambiente molto ampio pensato per cerimonie di alto prestigio e voluta principalmente da Leone X e Clemente VII, i papi Medici. Gli affreschi di questa Sala ricordano degli arazzi che vogliono esaltare la supremazia della religione e della Chiesa cattolica sul potere politico.
I lavori di questa ultima stanza continuarono fino al 1525, quando Raffaello ormai era morto da alcuni anni.
Da quel tempo e per i secoli successivi il mito di Raffaello non è mai venuto meno. Il suo aver rappresentato un’epoca, e l’aver reso quell’epoca intramontabile, lo rende ancora oggi uno degli artisti più celebrati e amati.
Manuela Altruda