Ormai molti napoletani sono soliti trascorrere il luculliano pranzo della domenica in compagnia del piccolo schermo molto spesso sintonizzato su canali privati che mandano in onda grandi film o commedie d’autore come quelle del grande Eduardo De Filippo.
Cenni biografici
Eduardo nasce nel 1900 a Napoli nel quartiere Chiaia, precisamente nelle zone di via dell’Ascenzione a Chiaia e Via G. Bausan, nel vivo di Napoli.
Nato dalla relazione tra l’attore commediografo Eduardo Scarpetta e la sarta teatrale Luisa De Filippo, il drammaturgo, attore e sceneggiatore napoletano assunse il cognome della madre in quanto sia egli stesso che i suoi fratelli ( Peppino e Titina) nacquero da una rapporto adulterino.
Conobbe molto presto i palcoscenici teatrali che quasi gli parvero una seconda casa, infatti già all’età di dodici anni in collegio iniziò a scrivere poesie per sopperire alla rigidità dell’istituto.
Anche quando frequentò il corpo dei bersaglieri fu incaricato di organizzare delle commedie scritte o recitate da lui stesso.
Dopo aver trascorso l’intera vita tra cinema e teatro fu nominato nel 1981 Senatore a vita dal presidente Sandro Pertini, fu vincitore del premio Feltrinelli e del premio Pirandello per non parlare delle due lauree honoris causa.
In oltre, Eduardo non abbandonò mai nella sua vita un notevole impegno politico che lo condusse a far parte del gruppo Sinistra Indipendente.
Morì all’età di ottantaquattro anni a Roma nell’ottobre del 1984 successivamente ai suoi fratelli Titina (il grande ago della bilancia, sempre pronta a mediare tra Eduardo ed il loro altro fratello a causa dei loro frequenti disguidi) e Peppino.
Il teatro di Eduardo De Filippo
Eduardo ed i suoi fratelli sono figli d’arte, cresciuti tra un palcoscenico e l’altro, hanno tutti e tre perseguito la carriera teatrale ma nota è la posizione di rilievo che occupò Eduardo il quale dopo aver fatto parte di varie compagnie nel 1914 alla tenera età di quattordici anni raggiunse la sorella Titina nella compagnia del fratellastro Vincenzo Scarpetta distinguendosi sin da subito.
Ma finalmente nel 1920 scrive la sua prima commedia, Farmacia di turno, una commedia dai risvolti tragici.
Ed è dunque questo il filo conduttore tra tutte la opere di Eduardo: il risvolto tragico.
Anche se in realtà, a parere dello scrivente, la realtà tragica della quale parlano molti illustri critici cinematografici e teatrali non è altro che la vera realtà quotidiana che l’autore sceglie di raccontare.
Sceglie sempre di parlare di contesti considerati socialmente difficili, con quella punta di sdegno ed incomprensione da chi abita i piani più alti.
Tali contesti in realtà non sono vissuti e affrontati con la stessa drammaticità e sgomento dai personaggi di De Filippo, i quali essendo così intrisi di quel modus vivendi sentono la propria vita bagnata da una pioggia di difficoltà ma si beffano, spesso del dramma.
Una donna forte e temprata dalla vita come Filumena Marturano, protagonista dell’omonima commedia del 1946, (qui un riferimento al film) conosce il dramma meglio di chiunque altro, dramma vissuto o consumato tra le mura scure ed umide dei vicoli di Napoli, ma se ne beffa, ha la capacità di risolvere sempre la situazione e manovrarla così da avere il vento in poppa.
Eduardo nella sua immensa grandezza è sempre riuscito a nascondere il dramma sotto al tappeto, un po’ come si fa con la polvere, volutamente e velatamente celato sotto uno strato di risate e bizzarre situazioni che suscitano il divertimento dello spettatore che se non aguzza la mente e la concentrazione potrebbe lasciarsi andare ad una lettura molto semplicistica delle commedie del De Filippo che possono essere considerate grandiose proprio per questo.
Si parla di grandezza strabiliante delle sue opere perché le profonde commedie possono essere lette con duplice sguardo:uno superficiale e semplicistico che si limita al riso e alla storia nel senso più semplice del termine ed un altro che scende nel profondo e commenta , fa critica alla, spesso, buffa situazione.
Questo potrebbe essere il caso di Natale in casa Cupiello, una delle commedie più famosa di Eduardo De Filippo andata in scena al Teatro Kursaal ( attuale tetro Filangieri in via dei Mille) di Napoli, il 25 dicembre 1931.
Questa è una commedia vissuta tra le mura di casa, tra le bizzarre situazioni che spesso si creano in una casa napoletana nel periodo natalizio.
L’inizio è quantomai comico ma ad ogni modo nasconde verità tipiche di quel contesto e quella realtà dove pare regnare sovrano il matriarcato che sconfigge di gran lunga la potestà del capo famiglia che alla fine di tutto resterà scosso e quantomai emotivamente dilaniato da un peso che precedentemente solo sua moglie portava sulle spalle: il tradimento della figlia verso il benestante marito.
La maestria e l’abilità con la quale i dialoghi sono stati resi veritieri da Eduardo De Filippo sono a dir poco spaventosi, guardare una sua commedia o film e conoscere contemporaneamente la realtà napoletana equivale ad essere seduti con la propria poltrona numerata, imbottita e ricoperta di velluto rosso al centro del rione Sanità, di Posillipo o dei Quartieri Spagnoli.
La caratterizzazione dei personaggi per mano di Eduardo De Filippo è sempre così dettagliata e a tratti macchiettistica che ci lascia riconoscere in ogni viso cittadino un personaggio che ormai grazie al suo ben fatto profilo è diventato un topos.
Dunque valeva la pena soffermare l’attenzione più sul modus operandi di Edoardo che sulla sua vita e su pettegolezzi come il suo brutto carattere.
La sua genialità resterà immortale ancora compagna della domenica, compagna di ogni vigilia di Natale, compagna immortale di notti insonni.
Corinne Cocca