Benché la misoginia fosse diffusissima nel Medioevo, nella Provenza dell’amor cortese le donne riuscirono ad avere successo sfruttando il loro talento letterario e la loro influenza politica: sono le trobairitz, donne colte, aristocratiche, poetesse e muse allo stesso tempo. Tra le autrici medioevali abbiamo donne che trovarono una via di realizzazione grazie alla stessa religione che tendeva a opprimerle, pubblicando le loro riflessioni, rivelazioni e preghiere. Altre autrici, invece, si dedicarono alla scrittura di testi laici: tra queste ricordiamo gli scritti di Maria di Francia e di Christine De Pizan, tutt’ora studiate in ambienti accademici per lo spaccato di vita medievale che hanno offerto.
Maria di Francia e la sua misteriosa identità
Particolare attenzione è da dedicare a Maria Di Francia, la quale visse nella seconda metà del XII e fu la prima scrittrice francese. Di lei non si sa praticamente nulla, se non ciò che essa stessa scrive nell’epilogo della sua opera: “Marie ai num, si sui de France” – “il mio nome è Maria e sono di Francia”. In realtà questa è una notizia molto ricca se confrontata al panorama letterario in volgare del Medioevo, pieno zeppo di testi senza autore e, a volte, da autori senza testo.
Probabilmente Maria è vissuta alla corte di Enrico II d’Inghilterra e di Eleonora d’Aquitania, chi fosse realmente è ancora un mistero, a questo proposito ha dato un grosso contributo il saggio di Carla Rossi, “Maria di Francia: la Storia oltre l’enigma”: «se la storia della letteratura romanza abbonda di enigmi riguardo alle biografie dei suoi più illustri autori, nessuno di essi ha inquietato la critica quanto quello attorno all’identità della prima voce femminile della letteratura d’oïl. Marie de France: un mistero beffardo, canzonatorio, esasperante, a partire dal toponimico, coniato nel XVI secolo. Gli scrittori medievali che si sono riferiti esplicitamente alla poetessa l’hanno chiamata, semplicemente, col suo nome, in un caso preceduto dall’epiteto Dame: un appellativo che ha dato adito a molte congetture, nessuna delle quali, in ultima analisi, ha convinto pienamente quanti si sono occupati dell’opera della poetessa, ora relegata da alcuni in un monastero su suolo inglese, ora pienamente attiva, per altri, alla corte di Enrico II (di cui, si è detto, potrebbe essere stata una sorella illegittima), ora giovane badessa vergine, principessa d’Inghilterra, costretta al matrimonio dal re plantageneto, senza che fosse mai stato sciolto il suo voto di castità; ora, infine, figlia di uno dei milites litterati della corte d’Angiò, ingannevole ombra negli archivi britannici e francesi».
I Lais
Il capolavoro di Maria è una raccolta di dodici Lais scritti tra il 1160 e il 1175. La poesia di Maria di Francia si distingue per la delicatezza e la grazia con le quali descrive i sentimenti di donne infelici per amore, in uno spazio sospeso tra favola e leggenda, e il suo mondo è quello incantato della materia di Bretagna. Si ha spesso l’impressione che Maria attinga ad un fondo di leggende, di tradizione orale, di un preciso contenuto da iniziati, che ella utilizza senza comprenderne a fondo la portata, sedotta esclusivamente dal loro incomparabile valore di poesia.
L’opera è formata da un prologo in forma poetica, costruzione molto frequente nel Medioevo, il metro usato per questi componimenti è l’ottosillabo, questi versi presentano ciascuno un piccolo prologo e un epilogo ed una struttura costante: un’introduzione, uno svolgimento, una conclusione, i luoghi citati a volte sono mitici altre volte reali.
Le fonti dei suoi componimenti sono diverse: in alcuni Lais si tratta di fonte orale, in altre di fonte scritta, altre volte la storia viene presentata semplicemente con l’accenno dell’autrice con la dicitura: “Secondo il racconto che conosco”.
Tutti i suoi racconti narrano vicende d’amore, spesso adultero, che sono poi sistematicamente il motore dell’aventure che si svolge sullo sfondo del mondo reale, ma che vedono la presenza di elementi del meraviglioso, mescolando tematiche e tono cortesi, alla magia delle leggende celtiche, ad immagini e topoi evangelici a elementi tipicamente ovidiani. Alcuni dei lais possono essere raggruppati secondo un tema dominante, per esempio: Yonec, Lanval e Bisclavret sono accomunati dalla presenza del paranormale, Milun e Fresne dalla tematica del rapporto genitori-figli, Deus Amanz e Laustic dall’amore triste.
I protagonisti non sono grandi eroi o famosi re, ma semplici cavalieri e semplici dame spesso in situazioni drammatiche che tendono a ripresentarsi in situazioni topiche come il caso della donna malmaritata, del marito vecchio e geloso, genitori che allontanano il figlio, luoghi magici riservati a iniziati.
Suania Acampa
Sitografia
– Enciclopedia Treccani
– www.letteraturaalfemminile.it