Pietro Berrettini, o meglio conosciuto come Pietro da Cortona, fu un genio assoluto del Seicento italiano, possedendo la capacità di padroneggiare l’arte dell’architettura così come quella della pittura. Grazie a ciò che egli fu capace di realizzare durante gli anni della sua attività artistica fu secondo, probabilmente, solo all’emblema del Barocco romano, Gian Lorenzo Bernini.
Quasi contemporaneo di quest’ultimo e di Francesco Borromini, Pietro da Cortona nacque a Cortona nel 1596 da una famiglia di artigiani. Inizialmente si formò presso artisti meno noti, come Andrea Commodi, concentrandosi soprattutto sullo studio dell’arte antica e del Rinascimento italiano; celebre è la copia della “Galatea” di Raffaello che realizzò in questi anni e che gli permise di guadagnare l’attenzione del marchese Marcello Sacchetti che lo portò con se a Roma presso il palazzo di famiglia in via Giulia.
Qui Pietro da Cortona non solo ebbe la possibilità di conoscere personalità di spicco della società romana dell’epoca, come il cardinale Francesco Barberini e il Cavalier Marino, ma ricevette anche le sue prime commissioni, come il ritratto del suo primo protettore e alcuni affreschi all’interno dello stesso palazzo Sacchetti.
Di questo primo periodo dell’artista non sappiamo molto, notizie certe si hanno a partire dalla sua prima commissione veramente importante come pittore: il ciclo d’affreschi raffiguranti episodi della vita di Santa Bibiana all’interno della chiesa dedicata alla stessa santa e martire. La pittura intensa e ricca di vitalità di Pietro da Cortona fa apparire superato lo stile di Agostino Ciampelli, il quale per primo aveva cominciato a lavorare agli affreschi.
I tratti innovativi della pittura dell’artista fiorentino mostrati in questa occasione trovano la loro espressione più alta nei colori e nella vita che quasi sembra esplodere sul soffitto di Palazzo Barberini, suo capolavoro assoluto.
Il soggetto dell’opera fu scritto da Francesco Bracciolini, poeta di corte di papa Urbano VIII: siamo dinanzi al trionfo della Divina Provvidenza nel pontificato di Urbano VIII, l’apoteosi della famiglia Barberini. Pietro da Cortona suddivide il soffitto in cinque aree separate da una finta struttura di stucco, ma si tratta di una mera illusione perché i riquadri sono uniti dal cielo rappresentato sullo sfondo.
L’artista va oltre ciò che Annibale Carracci aveva fatto a Palazzo Farnese, prendendo spunto da artisti più vicini a lui nel tempo, come Guercino o Guido Reni, ma non dimenticando chi l’illusionismo lo aveva inventato e dunque Correggio, Veronese e Tintoretto.
Quello che Pietro da Cortona ricava dall’unione di queste citazioni dotte della storia dell’arte d’Italia è un qualcosa di assolutamente nuovo e innovativo, ovvero la pittura barocca. Non a caso Giuliano Briganti, uno dei più celebri storici dell’arte italiani, ha intitolato uno dei suoi scritti più famosi “Pietro da Cortona, o della pittura barocca”, pubblicato nel 1962.
Per quanto riguarda l’attività da architetto, comincia nel 1634 quando egli chiede di ricostruire a proprie spese, e ovviamente secondo i suoi progetti, la cripta dell’Accademia di San Luca. Durante gli scavi però venne ritrovato il corpo di santa Martina, ed è così che il cardinale Francesco Barberini decide di ricostruire l’intera chiesa e che quest’ultima fosse dedicata ai santi Luca e Martina.
Osservando la facciata della chiesa ci rendiamo perfettamente conto della rottura con il passato che ormai si era compiuta: leggermente incurvata, su due livelli e con colonne con funzione decorativa e non più portante. Il punto di partenza sembra essere il manierismo toscano ma con il filtro moderno dello stile di Francesco Borromini: basta infatti pensare alla facciata dell’Oratorio di San Filippo Neri per renderci conto della somiglianza tra esse.
L’innovazione caratterizza anche gli altri lavori architettonici di Pietro da Cortona, tra i quali ricordiamo la chiesa di Santa Maria della Pace e quella di Santa Maria in via Lata. I motivi che ritroviamo sono i medesimi in entrambi i casi, quindi alternanza di parti concave e parti convesse, suddivisione in due livelli e soprattutto la teatralità.
L’arte di Pietro da Cortona mostra una forza e una vitalità assolutamente nuove che ci fanno comprendere perché uno storico dell’arte del calibro di Giuliano Briganti abbia deciso di inserire all’interno del titolo di una delle sue opere più importanti l’aggettivo “barocco” accanto al nome dell’artista fiorentino: il barocco è colore, dinamismo, vitalità, forza espressiva, così come la pittura e l’architettura di questo straordinario artista.
Manuela Altruda