Se c’è un autore tedesco costantemente citato a proposito del romanticismo, quell’autore è senza ombra di dubbio Novalis.
Limitarsi a identificarlo – insieme ai fratelli Schlegel – come l’iniziatore e principale teorico del romanticismo, colui che ha spostato l’attenzione dai lumi settecenteschi al caldo e accogliente caos primordiale simboleggiato dalla notte, risulta però poco produttivo. Ci domandiamo allora: chi era veramente Friedrich von Hardenberg, alias Novalis, e cos’ha fatto di così importante?
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La poesia secondo Novalis
A volte accade che certi personaggi – come attesta anche la storia della musica dell’ultimo cinquantennio – diventino leggende anche a causa della loro morte precoce. Non possiamo escludere che questo sia valso anche per Novalis, morto a meno di trent’anni, nel 1801: qualcuno ha avanzato addirittura l’ipotesi, audace ma argomentabile, che il romanticismo stesso, nella sua accezione più stretta e originaria, sia morto assieme a lui già all’inizio del secolo.
Questo perché dobbiamo a Novalis la teorizzazione e attuazione più compiuta del fondamento del romanticismo, quello che, prendendo le mosse dalla filosofia di Fichte, afferma l’Io come assoluto, la realtà come attività dell’Io e la poesia come espressione più alta di tale attività. Non si può comprendere l’opera, seppur esigua, di Novalis, senza questa premessa.
Concentriamoci quindi sul concetto di poesia, che per Novalis è, in quanto creazione dell’Io, non solo parola scritta e ideale, ma realtà concreta. Scrive Friedrich Schlegel in un frammento pubblicato sulla rivista Athenäum:
La poesia romantica è una poesia universale progressiva. […] essa è ancora in divenire, e questo, anzi, è la sua essenza genuina: essa può sempre solo eternamente divenire, e mai essere compiuta… Essa sola è infinita, come essa sola è libera, e riconosce come sua prima legge che l’arbitrio dell’artista non soffra su di sé legge alcuna.
Aggiunge Novalis nel suo Heinrich von Ofterdingen:
In ogni poesia deve rifulgere il caos attraverso il regolare velo dell’ordine.
Cos’è dunque la poesia? È una tendenza, non già qualcosa che possa essere compiutamente espresso, a sintetizzare le arti, ad abbracciare la realtà, caotica com’essa è, nelle maglie della scrittura. Per questo motivo essa è progressiva, ossia in-finita, nel senso di mai totalmente compiuta.
Bisogna infatti evidenziare che i romantici tedeschi, a differenza di come a volte erroneamente si crede, furono essenzialmente ottimisti: essi guardavano al futuro, pur se tingendolo dei colori del passato. I testi di Novalis sono rappresentativi di questo ottimismo, perché contengono l’aspirazione al raggiungimento di un’età dell’oro: essa non si concretizza nella rievocazione nostalgica del passato, ma nella speranza di costruire, con la propria scrittura, un’utopia futura.
Heinrich von Ofterdingen, emblema del romanzo romantico
Il romanzo di Novalis presenta esattamente le caratteristiche espresse dal programma di cui abbiamo evidenziato i punti essenziali. Ironia della sorte, esso è veramente incompiuto… a causa della prematura scomparsa del suo autore.
Secondo il già citato Friedrich Schlegel, “compito imprescindibile del romanzo è la commistione e l’intreccio di parti quanto mai eterogenee fra loro”. La forma-romanzo era in sostanza concepita come una sorta di contenitore che fosse in grado di racchiudere e sintetizzare gli elementi più disparati: nel caso di Novalis, la storia della formazione del giovane Heinrich si attua attraverso canzoni, poesie e persino fiabe. Proprio la fiaba, come vedremo, svolge un ruolo fondamentale nel pensiero dell’autore.
L’Heinrich contiene una serie di immagini e temi che saranno costanti nel romanticismo, a partire dal suo protagonista, leggendario cantore che nel XIII secolo avrebbe preso parte ad una gara poetica svoltasi nel castello di Wartburg [1].
I cosiddetti Minnesänger erano compositori e cantori di poesie d’amore della tradizione germanica, affini ai più noti trovatori provenzali: la riscoperta della produzione letteraria del Medioevo tedesco si inserisce nel più vasto discorso della rivalutazione di quelli che per l’illuminismo erano stati secoli di barbarie.
L’immagine più nota del romanzo è quella del fiore azzurro: Heinrich sogna un viaggio meraviglioso in un paesaggio montuoso, che si conclude con la contemplazione di un fiore all’interno della cui corolla si cela il volto dolcissimo di una fanciulla. Il suo sogno ha l’essenziale funzione di guidarlo nel percorso della sua vita.
Non è forse ogni sogno, sia pure il più imbrogliato, una singolare manifestazione che, anche a non pensare a un invio divino, è uno squarcio significante nel velo misterioso che in mille pieghe avvole il nostro essere?
Il valore della fiaba: l’ordine ed il caos
Assai curiosa è la somiglianza della nostra storia sacra con le fiabe. [frammento]
Profondamente cristiano, Novalis accostava la storia del cristianesimo ad una fiaba (ted. Märchen), in quanto entrambe annuncerebbero profeticamente la venuta di un’esistenza futura in cui regnerà l’armonia e la bellezza.
Si tratta di un’età dell’oro, un’utopia, profetizzabile ma mai attuabile in maniera compiuta: l’unico modo per realizzarla è, appunto, nella scrittura. La potenza immaginifica e creatrice dell’Io sarebbe l’unica in grado di creare tale esistenza.
È interessante notare come, in un concezione mistica e ancora pre-scientifica dell’universo, Novalis vedesse nei fenomeni della realtà una tendenza progressiva all’ordine. Riflette Heinrich:
è consolante vedere il graduale calmarsi della natura. Un sempre più intimo accordo, una più pacifica comunanza, un soccorso e un ravvivamento reciproci sembrano essersi prodotti, e noi possiamo guardare a tempi sempre migliori.
Un’ultima riflessione: i romantici prediligevano la notte in quanto simbolicamente più vicina a quell’idea di “caos primordiale” che non era negativo, ma confortante, quasi come un ventre materno; un’idea del caos completamente opposta a quella che oggi ci insegna la scienza.
Aumenta l’entropia, il nostro sistema-universo tende irrimediabilmente al disordine, eppure la parola poetica continua a splendere, a creare ordine e armonia nella mente di chi legge. Soltanto in questo senso possiamo percepire l’età dell’oro prefigurata dalle fiabe di Novalis come sinceramente possibile.
Maria Fiorella Suozzo
Fonti e note
[1] luogo in cui Lutero tradusse gran parte della Bibbia, molto caro ai giovani del Vormärz, vero e proprio movimento risorgimentale tedesco nella prima metà dell’Ottocento.
Inni alla notte, canti spirituali, Novalis, traduzione e cura di Susanna Mati, Feltrinelli
Enrico di Ofterdingen, Novalis, traduzione di Tommaso Landolfi, Adelphi
sitografia: viaggio in Germania
immagine in evidenza: Klosterfriedhof im Schnee, Caspar David Friedrich
fonte immagini: google