46 anni sono trascorsi da quando la mafia decise di sottrarre al popolo palermitano una delle più belle opere del loro patrimonio artistico: la Natività del Caravaggio con i santi Lorenzo e Francesco d’Assisi, rubata il 18 ottobre 1969 nell’Oratorio di San Lorenzo a Palermo e mai più ritrovata.
Distrutta, secondo il racconto di vari pentiti che avrebbero così svelato il piano, tragico, della mafia palermitana, di privare il capoluogo siciliano della Natività del Caravaggio, dipinta nel 1609 e situata, da sempre, nel posto per il quale fu realizzata (commissionata nel 1609 dalla Compagnia dei Cordiglieri e Bardigli; studi recenti indicano invece l’anno 1600 e, altresì, che la tela fu commissionata a Roma dal commerciante Fabio Nuti, quindi realizzata nella stessa capitale e non a Palermo).
Un imponente olio su tela di 298×197 cm, descritta anche dal Bellori:
Ma la disgrazia di Michele non l’abbandonava, e ’l timore lo scacciava di luogo in luogo; tantoché scorrendo egli la Sicilia, di Messina si trasferì a Palermo, dove per l’Oratorio della Compagnia di San Lorenzo, fece un’altra Natività; la Vergine che contempla il nato Bambino, con San Francesco, e San Lorenzo, vi è San Giuseppe a sedere, et un Angelo in aria, diffondendosi nella notte i lumi fra l’ombre. Dopo quest’opera non si assicurando di fermarsi più lungamente in Sicilia, uscì fuori dell’isola, e navigò di nuovo a Napoli …
L’ultima opera, quindi, delle peregrinazioni siciliane del Caravaggio, la seconda di due Natività, secondo il Bellori, dipinte dall’artista. In condizioni assolutamente perfette, grazie ad un restauro del 1951.
Meraviglioso al centro del quadro, il dialogo fortemente emotivo tra la Vergine e il bambino, che potrebbero quasi comporre, da soli, un quadro a sé, una conversazione malinconica e quanto mai privata; un insolito e giovanissimo san Giuseppe di spalle, quasi una comparsa in questo avvenimento. Intorno alla Sacra Famiglia, san Lorenzo e san Francesco, i santi dell’Ordine per il quale fu realizzato il dipinto, completato da un non ben identificato personaggio e dall’angelo, che dall’alto cala con la sua benedizione.
Non si nota la presenza dell’asino, mentre quella del bue è rimarcata da una grossa testa che spunta accanto alla Madonna.
La distruzione del quadro del Caravaggio, secondo alcune fonti sarebbe avvenuta, a compiere un vero a proprio dispetto, subito dopo il suo furto.
Secondo altre ricostruzioni, l’opera sarebbe stata portata via per essere poi venduta, come tanti altri capolavori, a privati facoltosi sul mercato nero. Altre voci, molto meno dignitose, vogliono che l’opera fosse stata collocata in una stalla fuori Palermo e mangiata dai topi e dai maiali, e i resti bruciati.
Quello che è certo, è che da 50 anni i Palermitani sono privati di uno dei più bei capolavori della storia dell’arte moderna. Le sfortune del Caravaggio continuarono, e continuano, ben oltre la sua morte.
A mantenere viva la memoria del dipinto, e a sfidare l’illegalità e le mafie, ci ha pensato Sky arte, che ha finanziato la creazione di una tela in digitale, esposta nel punto esatto dell’altare su cui era collocata la Natività, un modo per mantenere viva la memoria e per rispondere a chi distrugge la cultura per distruggere l’identità di un popolo, di una città.
Inaugurata il 12 dicembre, alla tela è stato dedicato anche un documentario che andrà in onda da Gennaio 2016: Operazione Caravaggio – Mistery of the Lost Caravaggio, su uno dei dipinti più ricercati della storia.
La storia, nel bene e nel male va ricordata. Progetti analoghi sono stati realizzati più volte, come quello del Bode Museum di Berlino che ha esposto, in fotografie su tela a grandezza naturale, i dipinti che sono stati distrutti durante la Seconda Guerra Mondiale (tra i quali, ovviamente, anche lo sfortunato Caravaggio).
Con la restituzione, seppur virtuale, della Natività, nel mese di dicembre, i cittadini di Palermo, e non solo, ricevono uno dei più bei regali che si possano chiedere per Natale: risvegliare le coscienze, combattere il male con la conoscenza.
Attenzione però a non accontentarsi, ricordando che questa è una copia, e che l’originale è andato perso, a quanto pare, per sempre.
Fonte: artribune.com
Antonella Pisano Leone