Luca Giordano, pittore napoletano, è conosciuto anche con il soprannome di “Luca Fapresto“, sia per il brevissimo tempo che impiegò per dipingere le tele per la Chiesa di Santa Maria del Pianto di Napoli, sia per la velocità nell’imitare Raffaello, anche se la sua pittura risente anche dell’influenza di Annibale Carracci.
Luca Giordano: barocco napoletano
Si formò presso la bottega dello Spagnoletto, Jusepe de Ribera, ed ebbe poi modo di entrare in contatto con la pittura veneta, e in generale può definirsi un pittore molto aperto alla conoscenza delle nuove tendenze.
La pittura di Luca Giordano riassume la tendenza al naturalismo tipica del Caravaggio e al cromatismo veneto tipico del Correggio e del Veronese.
La sua attività figura però in tutto e per tutto nel periodo Barocco: il Giordano infatti, malgrado non usi modelli stereotipati, da una certa esuberanza alla ricerca pittorica, che, come vuole la tradizione di quel periodo, mira al coinvolgimento emotivo dell’osservatore, anche se questo significa dare una nota irreale a ciò che viene rappresentato.
Le opere al Museo di Capodimonte
Le prime importanti committenze napoletane sono le tele per gli altari laterali della Chiesa di Santa Maria del Pianto a Napoli, ossia il San Gennaro intercede per la cessazione della peste e i Santi protettori di Napoli adorano il Crocifisso, conservati oggi al Museo di Capodimonte.
Entrambe le opere furono commissionate da Gaspare de Bracamonte, vicerè spagnolo, come ex voto per lo scampato pericolo della peste di Napoli: la chiesa infatti sorgeva presso alcune grotte dentro le quali vennero seppellite molte delle vittime.
Luca Giordano mostra qui la sua devozione verso San Gennaro, rappresentato mentre invoca presso Gesù, la Madonna e Dio per la peste rea di aver dimezzato la popolazione di Napoli. Nella seconda, si vedono invece San Gennaro e gli altri patroni, raccolti ai piedi del crocifisso.
In entrambe le opere, inoltre, i colori utilizzati da Luca Giordano sono molto forti: dal giallo oro che circonda i personaggi allo sfumato, da un chiarissimo azzurro del cielo alla penombra scura in riferimento alle vittime della peste.
Il Trionfo di Giuditta
A rappresentare però uno dei massimi esempi dell’arte barocca e uno dei modelli più studiati dagli artisti che ormai si avviano al rococò è il Trionfo di Giuditta, realizzato per la volta della cappella del Tesoro, nella Certosa di San Martino.
In quest’opera, Luca Giordano abbandona del tutto la componente caravaggesca per lasciar spazio all’ influenza della pittura di Pietro da Cortona: viene qui imitata la sua tecnica, che si traduce in una pittura monumentale, in cui prevalgono effetti luministici e prospettici.
Le tre opere qui presentate appartengono a periodi di attività molto diversi, ma lasciano intendere quanto “barocco” sia Luca Giordano rispetto ad altri suoi colleghi concittadini. Al di là del risultato finale, conta anche il fatto che abbia imitato l’arte di Raffaello, e infatti il senso di armonia estetica e di equilibrio compositivo è ben rappresentato nelle tele destinate alla Chiesa di Santa Maria del Pianto, mentre nel Trionfo si ha una estremizzazione del barocco, che sfocia quasi nel rococò.
Eleganza, leggerezza di materia e colore, luminosità di quest’opera sono in contrapposizione con i colori forti tipici del barocco, e sembra alleggerire di moltissimo la tematica biblica, facendo prevalere la componente ornamentale.
Rossella Cavallo