Il cinema di Bernardo Bertolucci: passione e rivoluzione

Bernardo Bertolucci, primogenito del poeta Attilio Bertolucci, inizialmente attratto dalla poesia, si iscrive alla Facoltà di Letteratura Moderna dell’Università La Sapienza che però abbandona nel 1961, per lavorare come assistente alla regia nell’esordio di Pier Paolo Pasolini con il film Accattone (sul set conoscerà l’attrice Adriana Asti, che diventerà sua compagna).

Bernardo BertolucciNel ’62, grazie all’interessamento del produttore Tonino Cervi, ha la possibilità di realizzare il suo primo lungometraggio, La commare secca (su soggetto e sceneggiatura dello stesso Pier Paolo Pasolini). Il suo, è un esordio interessante, poiché si stacca immediatamente dalla poetica del suo stesso maestro: «Pasolini inserisce Accattone nell’iconografia a due dimensioni della pittura medioevale, Bertolucci osserva figure a tutto tondo, rivelando una piena padronanza delle leggi della prospettiva cinematografica»1.

Nel 1964 gira Prima della rivoluzione (con le musiche di Ennio Morricone e Gino Paoli), dove Bertolucci si misura con un mondo a lui familiare, Parma, e con dei personaggi che appartengono alla sua biografia.

«Chi non ha vissuto negli anni prima della Rivoluzione non può capire che cosa sia la dolcezza del vivere.»

Il film narra la storia di Fabrizio[2], un giovane appartenente alla borghesia agricola di Parma, che, tormentato da incongruenze amorose e politiche, sceglierà alla fine di piegarsi alle convenzioni e di rispettare il volere della famiglia.

Nel ’67 Bertolucci collabora con Sergio Leone per la sceneggiatura di C’era una volta il West e l’anno seguente dirige Partner (ispirandosi a Il sosia di Dostoevskij) e nel 1970 si dedica a Strategia del ragno e a Il conformista, i quali, fanno da preludio a quella che sarà la sua opera più famosa (e quella più controversa): Ultimo tango a Parigi (1972).

Ma è solo nel ’76, con Novecento (proiettato in Italia in due fasi, data la lunghezza), che Bertolucci viene consacrato definitivamente come uno dei maestri del cinema internazionale e, successivamente, con L’ultimo imperatore (1989), otterrà ben nove premi Oscar, tra cui miglior film e miglior regia, e sarà il primo italiano (insieme a Frank Capra) a vincere il premio di categoria.

Bertolucci

Dal 1990 al 1993 si dedicherà agli scenari esteri (Marocco, Nepal e Stati Uniti) girando Il tè nel deserto e Il piccolo Buddha e tornerà in Italia nel ’96, con Io ballo da sola, dedicato a una storia di una delicata iniziazione sessuale e ambientato in una villa Toscana (nella villa senese Bianchi Bandinelli di Geggiano).

Seguiranno L’assedio (1998), The Dreamers (2003) e nel 2012 gira la trasposizione cinematografica di Io e te, il romanzo di Niccolò Ammaniti.

Bernardo Bertolucci e la feroce censura di Ultimo tango a Parigi

Come abbiamo già detto, Ultimo tango a Parigi è stato girato nel 1972 ed è, forse, l’opera più famosa di Bernardo Bertolucci.

«La più grande debolezza del pensiero contemporaneo risiede nella stravagante sopravvalutazione di ciò che è noto rispetto a ciò che ancora rimane da conoscere.»[3]

bertolucci

È interpretato da Marlon Brando e Maria Schneider e la storia è stata ispirata dalle fantasie sessuali dello stesso Bertolucci, che aveva immaginato di incontrare una bellissima donna e di farci l’amore senza nemmeno conoscerne il nome:

«He once dreamed of seeing a beautiful nameless woman on the street and having sex with her without ever knowing who she was»[4]

In Italia e in America il film ottiene incassi esorbitanti (in Italia si piazza al secondo posto, dietro Il padrino, e in America al settimo) e gli è valso il Nastro d’argento del ’73 come regista del miglior film.

Tuttavia, proprio in Italia, il film viene condannato (con una sentenza della Cassazione) alla distruzione5, il 29 gennaio del 1976, a causa delle numerose scene di sesso e il regista stesso fu condannato per avere offeso il comune senso del pudore; una condanna che gli costerà la privazione per cinque anni dei diritti politici e quattro mesi di detenzione (pena che sarà poi sospesa).

Il “caso” viene riaperto solo nel 1982, durante una rassegna cinematografica romana intitolata Ladri di cinema: la pellicola viene proiettata e agli organizzatori verrà fatta una denuncia dalla quale saranno poi assolti e l’opera non fu considerata proibita.

Nel 1987, finalmente, la censura riabilita il film e ne permette la distribuzione nelle sale.

Al di là delle scene di sesso o particolarmente scabrose per il periodo storico in cui è venuto alla luce, il film è considerato come una tappa di fondamentale importanza nello sviluppo della poetica e delle capacità espressive dell’autore: fin dalle prime scene si avverte la volontà della m.d.p. di voler stabilire un rapporto esclusivo con i protagonisti, braccandoli, c’è la volontà di andare oltre le rispettive maschere e storie e di studiarne la psicologia fino ad arrivare al loro Io. La stessa scelta cromatica è volta a sottolineare la centralità psicologica dei due personaggi: in alcuni momenti, i colori dei corpi nudi e dell’ambiente circostante è di un’assoluta monocromia.

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«Signori, magistrati, moralizzatori: vorrei sapere in quale forno crematorio sarà bruciato il negativo di Ultimo tango a Parigi. Con la vostra sentenza avete mandato in un campo di sterminio le idee al posto di alcuni milioni di spettatori adulti, gli stessi che si sono guadagnati il diritto di votare, di scioperare e di divorziare, colpevoli di aver amato, odiato o comunque di avere visto Ultimo tango. Ma non fatevi illusioni: nell’Italia del 1976 siete soltanto una minoranza in via di estinzione storica, naturale, biologica»

-Bernardo Bertolucci.

Cira Pinto

Bibliografia:

Introduzione alla storia del cinema, P. Bertetto.

– Il cinema italiano degli anni Sessanta e Settanta – tra cinema d’autore, generi cinematografici e grandi maestri, a cura di Vincenzo Esposito.

La mia magnifica ossessione, Bernardo Bertolucci.

[1]Il cinema italiano degli anni Sessanta e Settanta – tra cinema d’autore, generi cinematografici e grandi maestri, a cura di Vincenzo Esposito.
[2]I nomi dei protagonisti corrispondono a quelli scelti da Stendhal per l’opera La Certosa di Parma.
[3]Amour Fou, André Breton (1937).
[4]http://www.imdb.com/title/tt0070849/trivia
[5]Furono tenute, fortunatamente, alcune copie come corpo del reato che ora sono conservate presso la Cineteca Nazionale.