Federico Fellini nasce a Rimini il 20 gennaio del 1920 e, nel corso della sua carriera vince per ben quattro volte l’Oscar per il miglior film straniero (gli sarà conferito poi anche l’Oscar alla carriera nel 1993).
Gli inizi giornalistici e radiofonici di Fellini
Fin da piccolo caratterizzato da una spiccata creatività e fantasia, già durante gli ultimi anni di scuola collabora come vignettista in alcuni giornali e riviste (La Domenica del Corriere e con il settimanale politico edito da Nerbini).
Nel 1939 si trasferisce a Roma con la madre e i due fratelli per frequentare la facoltà di giurisprudenza (ma non sosterrà nemmeno un esame) e dopo pochi mesi dal suo trasferimento esordisce sul Marc’Aurelio (diretto da Vito De Bellis) collaborando come disegnatore satirico, vignettista e autore delle Storielle di Federico. Sempre in questo periodo comincia a far conoscenza di personaggi noti e collabora per alcuni film di Erminio Macario e scrive le battute per gli spettacoli di Aldo Fabrizi.
Nel 1941 collabora con l’EIAR (Ente Italiano Audizioni Radiofoniche) come autore radiofonico, conosce Giulietta Masina (che diventerà la sua compagna per la vita) ed è questo il periodo in cui entra definitivamente nel mondo dello spettacolo.
La produzione radiofonica di questi anni è vasta e scrive anche Una lettera d’amore (1942) in cui si racconta l’amore tra due giovani ragazzi che sono costretti a separarsi e che, nonostante fossero entrambi analfabeti, troveranno il modo di mandarsi le più belle parole d’amore.
Gli inizi dietro la macchina da presa
Tra il ’41 e il ’42 conosce Tullio Pinelli (scrittore per il teatro) con il quale firma i primi successi di Aldo Fabrizi (Avanti c’è posto, ad esempio) e nel 1945 conosce Roberto Rossellini con il quale collabora come sceneggiatore in Roma città aperta e Paisà.
Il vero e proprio debutto alla regia avverrà nel 1950 con Luci del varietà (con Alberto Lattuada) nel quale viene messo in scena uno dei topos narrativi di Fellini: la decadenza del mondo dello spettacolo. Il film non riscuote il successo commerciale sperato e ciò compromette il rapporto tra i due autori e prenderanno strade differenti.
Nel 1952, con Antonioni coma coautore del soggetto, firma il suo definitivo debutto come regista con Lo sceicco bianco. Finalmente il ruolo di regista prevale su quello di sceneggiatore e comincia la sua collaborazione con Ennio Flaiano.
Il suo è uno stile nuovo, ricco di umorismo, onirico e gioca molto con la dilatazione dei tempi (potrebbe essere chiamato realismo magico) e ciò fa in modo che al botteghino il film risulta essere un completo insuccesso e la maggior parte della critica lo stronca. Sulla rivista Il bianco e il nero: «un film talmente scadente per grossolanità di gusto, per deficienze narrative e per convenzionalità di costruzione da rendere legittimo il dubbio se tale prova di Fellini regista debba considerarsi senza appello».
Il 26 agosto del 1953 viene presentato alla Mostra del cinema di Venezia il film I Vitelloni con il quale vince il Leone d’argento. La fama di Fellini si espande all’estero e il film è campione di incassi in Argentina, Francia, Stati Uniti e Inghilterra. In questo film, Fellini metterà in scena ricordi dell’adolescenza e la struttura del film è, per la prima volta, costituita da blocchi episodici.
La prima de La strada (con le musiche di Nino Rota) avverrà il 6 settembre del 1954 al Festival del cinema di Venezia e, dato che nello stesso anno anche Luchino Visconti ha presentato un suo film (Senso) e che però questo non verrà considerato dalla giuria, inevitabilmente i sostenitori di Fellini si scontrano con quelli di Visconti. Il film di Fellini fu accusato di aver “abbandonato” il realismo e di promulgare elementi fantastici.
Il film è in parte girato nel Circo Saltanò, con attori e comparse presi da questo circo, di fatto il nome di uno dei protagonisti ne è ispirato (Zampanò). La pellicola ha un forte impatto immediato anche all’estero e vince il premio Oscar per il miglior film straniero ma, anche recentemente, continua ad influenzare anche gli altri media come quello musicale: il video della canzone Principessa di Marco Masini riprende il film di Fellini e anche Vinicio Capossela dimostra il suo interesse nei confronti della pellicola con la canzone Zampanò.
La consacrazione con 8 ½
Dopo i successi di Il bidone, Le notti di Cabiria e La dolce vita (con i quali Fellini rivoluziona letteralmente il mondo del cinema mettendo in scena situazioni fortemente erotiche e rifiutando gli schemi narrativi classici) Fellini affronta un periodo di stallo creativo. Sarà proprio questo stallo creativo il soggetto per la sceneggiatura di un nuovo film: 8 ½ . Di fatto, 8 ½ parla di un regista che vuole fare un film ma non ricorda più quale e Marcello Mastroianni (nel film sarà il protagonista Guido Anselmi) diventerà la proiezione di Fellini stesso.
Il film (il quale titolo prenderà ispirazione proprio dal fatto che 8 ½ sarà la somma ideale di tutti i lavori del regista) si rivelerà uno dei capolavori del regista, vincerà un premio Oscar (il 3°) ed è considerato uno dei più grandi film della storia del cinema.
Il 29 marzo del 1993 Fellini riceve il suo ultimo Oscar, quello alla carriera, e, dopo un lungo periodo di degenza nel quale affronta diversi interventi chirurgici a causa di un aneurisma nell’aorta addominale, il 4 ottobre dello stesso anno il produttore Leo Parescarolo annuncia che presto verrà alla luce un nuovo film del regista (Block Notes di un regista: l’attore). Ciò non avverrà mai: il 31 ottobre il regista muore, il giorno prima avrebbe compiuto 50 anni di matrimonio con Giulietta Masina (che morirà anche lei dopo cinque mesi dalla scomparsa del marito).
Cira Pinto
Bibliografia
· Introduzione alla storia del cinema, Paolo Bertetto
· Federico Fellini, Cahiers du cinema
· Il cinema italiano degli anni Sessanta e Settanta, Vincenzo Esposito