Johann Wolfgang Goethe comincia a scrivere il Faust nella cittadina tedesca di Weimar, dove si era trasferito intorno al 1775 come primo ministro del duca Carl August. In realtà, molti studiosi ritengono che il poeta tedesco avesse iniziato a lavorare alla tragedia nel 1773 ed infatti, una volta arrivato a Weimar, Goethe aveva già con sé un frammento che, dopo aver presentato a corte, decise di distruggere. Fortunatamente, una dama di compagnia ricopiò quello che oggi è conosciuto come il nucleo originario del dramma, ossia l’Urfaust. Seguendo il consiglio dell’amico Schiller, Goethe riprende il soggetto del sapiente che vende la propria anima al diavolo e pubblica nel 1808 Faust. Prima parte della tragedia, seguito nel 1832 (subito dopo la morte del poeta) da Faust. Seconda parte della tragedia.
La scelta di Goethe di scrivere un’opera sulla figura di Faust non è casuale: il poeta di Francoforte aveva assistito a numerosi spettacoli di marionette su tale personaggio e sia in Inghilterra (con Marlowe) che in Germania (con Spies) circolava da tempo un Volksbuch, ossia un racconto popolare, che narrava le avventure del Doktor Faustus.
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Faust e la sete di sapere
Ma chi è il protagonista di questa tragedia e perché la sua immagine è tanto importante? Sin dall’inizio dell’opera, ambientata in una Germania medioevale, Faust ci appare come un personaggio tormentato e angosciato: nonostante i suoi molteplici sforzi e le sue numerose lauree, egli avverte ancora un senso di insoddisfazione. Ciò a cui anela è una conoscenza che va al di là della realtà umana:
E conoscessi, il mondo, che cos’è
che lo connette nel suo intimo,
tutto le forze che agiscono, e i semi eterni, vedessi,
senza frugare più tra le parole.
(Notte, versi 382-385)
Molti potrebbero leggere in queste parole un forte desiderio di dominio, mentre, in realtà, l’ambizione del protagonista si può tradurre più come sete assoluta di sapere e non a caso una delle parole chiave di questa prima parte della tragedia è Streben, ossia anelito o ricerca, caratteristica dell’homo faber che indaga i principi costruttivi dell’universo e, una volta scoperti, trasforma il mondo secondo i propri desideri.
Chi è davvero Mefistofele?
L’insoddisfazione di Faust verrà placata dal “coprotagonista” di questa tragedia, ossia Mefistofele. La sua figura è forse ancora più enigmatica di quella di Faust. Infatti, all’interno della tragedia, non riusciamo mai a capire se Mefistofele possa essere identificato con il Maligno in toto oppure sia solo uno dei servitori di Satana. La definizione che egli dà di sé è esemplare:
Una parte della forza
che vuole sempre il male e opera sempre il bene.
(Studio, versi 1336-1337)
Da queste parole capiamo come Mefistofele non possa essere considerato il male assoluto, ma ciò che l’uomo considera il male. Infatti, se quest’ultimo ritiene la forza creatrice di Dio positiva, inevitabilmente la potenza distruttrice di Mefistofele sarà considerata negativamente. Mefistofele ha comunque la possibilità di traviare il Doktor. Infatti, in seguito ad una scommessa, lo convince a seguirlo e si mette subito a lavoro: egli dovrà fare in mondo che il suo compagno sia sempre in movimento e non si trastulli mai nell’ozio. Il compito di Mefistofele non sarà semplice, Faust non si fa tentare facilmente dall’idea di una vita piena di agi e comodità, ma la situazione cambia quando il piacere si presenta sotto forma di amore.
La tragedia di Margherita
Nelle opere precedenti sulla figura di Faust, l’elemento femminile veniva sempre presentato come demoniaco e peccatore, mentre Goethe decide di affrontare, attraverso la storia di Margherita, una piaga sociale molto seria all’epoca, ossia quella dell’infanticidio. Margherita si innamora perdutamente di Faust, mette nelle sue mani non solo la sua vita, ma anche quella della madre e del fratello (entrambi morti a causa dell’amante). Rimasta incinta e abbandonata dal suo compagno, il suo è un destino già segnato: sarà rinnegata dalla società, additata come una svergognata, come disonore della sua famiglia. Di fronte a questo sorte, Margherita perde il senno, uccide il figlio e viene imprigionata per essere condannata a morte. Quando Faust scopre ciò, si infuria con Mefistofele che però, imperturbabile, gli fa capire che a portare Margherita sulla strada della perdizione non sia stato il diavolo:
“Chi è stato a precipitarla nella perdizione? Tu o io?”
(Giornata cupa – Campagna)
Il senso di colpa non appartiene ancora al protagonista della tragedia: egli è poco maturo per comprendere quali siano le conseguenze delle sue azioni. Margherita invece, al termine della prima parte del dramma, ritrova la sua dimensione umana, rinuncia all’amore di Faust e alla possibilità di fuggire con lui, aiutata da Mefistofele e, dopo aver accettato il giudizio terreno, si affida a quello divino, trovando così la strada per il Paradiso.
Pia Lombardi
Curiosità
Robert Schumann ha realizzato dalla tragedia di Goethe un’opera musicale intitolata Szenen aus Goethes Faust.
Bibliografia
Goethe – Faust a cura di Franco Fortini – Oscar Mondadori
fonte immagini: google