Napoli: la città regina delle Sirene

La bella città di Napoli è ricca di suggestioni, magie e bellezza. Rappresenta le miserie e gli splendori di un popolo vivace e povero ma semplice. Grande esempio delle secolari radici di una civiltà e una cultura che ravviva la memoria storica, basata sugli affanni e gli ideali del passato. Celebrata da epoche logorate da continui conflitti e da squilibri, la napoletanità rappresenta il cuore, sconvolto da passioni sincere, del Mezzogiorno.

NapoliContrassegnata da continue luci e ombre, la storia del Sud è legata alle vicissitudini che hanno scandito la storia di Napoli: numerose sono le pagine di sofferenza e non minori le ferite, quali il brigantaggio, le rivolte sociali, le usurpazioni, il fiscalismo e le emigrazioni, che hanno danneggiato e sconvolto la città ai piedi del Vesuvio.

Nonostante l’annessione al Regno di Sardegna, avvenuta nel 1860, i problemi e i conflitti, i contrasti e gli errori non vengono eliminati; lo Stato nuovo e appena unito delude le aspettative e non rispetta gli impegni presi. Le promesse di unità e di rinnovamento restano vaghe, non portati a termine i compiti per lo sviluppo economico del paese e Napoli soffre, vittima della “questione meridionale“. Il benessere e il progresso sono soltanto ideali e la criminalità la fa da padrona, impossessandosi dell’economia e della politica, attraverso un saldo e segreto sistema di corruzione e traffici illegali.

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Tuttavia, nulla cambia e le belle parole non risolvono i problemi di Napoli. Bisogna ricorrere all’azione, rinvigorire il senso civile e sensibilizzare l’opinione pubblica, mobilitando la cittadinanza a promuovere la cultura. Coraggio, determinazione, forza morale e azione sono le armi che la gente di Napoli da sempre possiede per difendere l’onore e il decoro, la gloria dell’antichità e le testimonianze culturali e letterarie, che decantano il mare, la storia e le leggende affascinanti .

Luogo di conquista, sede di grandi sovrani e meta di illustri viaggiatori, quali insigni scrittori e politici, è Napoli. Come racconta Goethe nel suo Viaggio in Italia, Napoli è gaia e triste insieme, il suo popolo vive “tra paradiso del mare e l’inferno del Vesuvio” ed emerge il senso dell’arte, della bellezza e della poesia. Fascino, ammirazione, purezza sono le chiavi della Napoli romantica e mitologica, leggendaria e segreta, che come un teatro improvvisato, riesce a simulare la realtà, a nascondere l’indifferenza, a dissimulare gli orrori e le sofferenze, la miseria e la corruzione. Oltre la bella Napoli tanto decantata dai poeti e dai letterati di tutti i tempi, cosa rimane del suo spirito ferito, della sua anima addolorata e del suo cuore colpito nell’orgoglio?

L’indifferenza del presente uccide Napoli più dei crimini e dei colpi del passato, le glorie sono avviluppate dalle sventure e la città si inginocchia, lasciata da sola nei suoi mali e nelle sue difficoltà; la città delle contraddizioni si divide tra la magia dell’arte e l’oscurità delle fosche sfumature di cui si tinge. Eredità di un passato che non si può cancellare, Napoli è il sogno proibito di ogni poeta che cerca ispirazione, tra paganesimo e fede, misticismo e realtà, si colora di luci e ombre, mentre il presente continuamente turbato da corruzioni e intrighi si confronta con il passato glorioso di una tradizione secolare che non vuole morire.

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Emerge stanca e ferita, la bella città delle sirene, dei voli pindarici, degli amori dei poeti sofferenti. Consapevole di non essere più pura, si abitua all’antico dolore dei maltrattamenti e delle ingiustizie; Napoli soffre e soffre chi la ama, chi non dimentica le offese e  i rancori, chi piange per non averla compresa o per averla abbandonata, chi ammaliato continuamente dal fascino segreto senza tempo delle sue bellezze, si lascia trasportare dalla voce melodiosa di un’antica leggenda.

La sirena mitologica giace addormentata  e indifesa sulla spiaggia dorata, bagnata dal mare e si colora dell’alba appena sorta, come voce di poeti, sussurra nel sonno ed esorta, chi ascolta il suo richiamo, a non tradire e non voltare le spalle alla generosità operosa, alla semplice genuinità, alla carezza del Vesuvio, ricordando le memorie del passato come ammonimento e speranza in un futuro migliore.

Napoli è…

Tutte hanno scritto ‘e Napule canzone appassiunate,
tutte ‘e bellezze ‘e Napule sò state decantate:
da Bovio a Tagliaferri, Di Giacomo a Valente;
in prosa, vierze e musica: ma chi po ddi cchiù niente?
Chi tene ‘o curaggio ‘e di’ quaccosa
doppo ca sti puete gruosse assaie
d’accordo songo state a ddi una cosa:
ca stu paese nun se scorda maie.
Sta Napule, riggina d’ ‘e ssirene,
ca cchiù ‘a guardammo e cchiù ‘a vulimmo bbene.
‘A tengo sana sana dinto ‘e vvene,
‘a porto dinto ‘o core, ch’ aggia fà?
Napule, si comme ‘o zucchero,
terra d’ammore – che rarità!
Zuoccole, tammorre e femmene,
è ‘o core ‘e Napule ca vò cantà.
Napule, tu si adorabile,
siente stu core che te vò di:
“Zuoccole, tammorre e femmene,
chi è nato a Napule nce vo murì.”

Valentina Labattaglia

Bibliografia:

  • M. TESTA, Dulcis Parthenope – Napoli tra leggende e storia, Rolando, Napoli, 2015
  • Fotografie nel testo scattate da Ilaria Chiaini (Cliccare sul link per visualizzare altre foto)
  • Per la poesia clicca il link, testo di Antonio de Curtis, in arte Totò