Molto prima della proclamazione della morte di Dio annunciata da Nietzsche, nel corso dei secoli l’uomo si è più volte domandato se da Dio dipendesse la sua esistenza o fosse invece quest’ultima la causa di Dio. Feuerbach risponde all’interrogativo, sovvertendo i principi fondanti del dogma cristiano e svelandone la natura umana.
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Feuerbach e il distacco da Hegel
A seguito della morte di Hegel, avvenuta nel 1831, Feuerbach si schierò dalla parte della nuova generazione di hegeliani: la cosiddetta sinistra hegeliana. Egli condivideva con costoro l’idea della superiorità della conoscenza filosofica rispetto alla rappresentazione tipicamente religiosa. Ben presto la distanza dal pensiero hegeliano si accentuò. Secondo Feuerbach la dialettica hegeliana, risolvendo il conflitto degli opposti nella sintesi, eludeva un reale confronto tra essi. Mentre per Hegel, inoltre, la religione assoluta si realizza nell’uomo, Feuerbach arriva a considerare l’uomo il perno centrale a partire dal quale si articola la religione. A differenza di Hegel, infine, egli ritiene che sia il pensiero a scaturire dall’oggetto e non viceversa.
Dio a immagine e somiglianza dell’uomo
Lo scopo di Feuerbach non è allora quello di contestare Dio o la religione, ma attestare che la teologia non è altro che un‘antropologia celata, che dunque deriva dall’uomo ed è ad essa riconducibile. Per smascherare le fondamenta su cui poggia il cristianesimo, egli si richiama al metodo critico-genetico, ovvero analizza la genesi di uno statuto per attestarne la validità. Seguendo questa logica arriva a considerare il cristianesimo come il frutto del bisogno di dipendenza dell’uomo.
Ad un certo punto della storia la sensibilità, che secondo Feuerbach ci fa cogliere la realtà nella sua immediatezza, è stata surclassata dall’immaginazione sensibile, grazie alla quale percepiamo il dato sensibile come rappresentazione esterna. A partire da questo momento si è creata la scissione tra Dio e il soggetto e l’uomo ha dimenticato di essere l’artefice di Dio. La crisi del cristianesimo moderno non si deve allora alla mancanza di fede in Dio, quanto alla mancanza di fede in sé.
L’alienazione dell’uomo e l’incarnazione di Dio
In uno dei suoi scritti più famosi, L’essenza del Cristianesimo, Feuerbach espone coerentemente la sua tesi, secondo la quale tutti i predicati che l’individuo attribuisce a Dio sono in realtà determinazioni umane, il che significa che la religione è il primo modo in cui l’uomo assume coscienza di sé. In poche parole Feuerbach fa coincidere l’essenza della religione con l’essenza dell’uomo. Si tratta di un vero e proprio processo di alienazione: l’individuo si oggettiva, allontanando da sé ciò che gli è più proprio, e solo una volta trasposta la sua essenza fuori di sé, in un ente esterno, riesce a riappropriarsene. L’uomo poi, divenuto oggetto di Dio, fa in modo di perseguire per mezzo di quest’ultimo quella salvezza divina che invece non è il fine di Dio, ma il fine dell’uomo stesso.
A tal proposito Feuerbach scrive:
La prova più chiara, più inconfutabile del fatto che l’uomo nella religione abbia per oggetto se stesso come oggetto divino, come scopo divino, che dunque nella religione si riferisca solo alla propria essenza, solo a se stesso – è l’amore di Dio per l’uomo: il fondamento e il punto centrale della religione.
Alienandosi dal suo statuto divino attraverso l’incarnazione in Cristo, Dio non fa altro che ripetere l’atteggiamento che l’uomo assume nei riguardi di se stesso, poiché Cristo rispecchia l’essenza dell’uomo oggettivata e poi divenuta oggetto di sé.
Il contributo di Feuerbach
Il più grande contributo di Feuerbach resta sicuramente quello di essere riuscito a rovesciare completamente il cristianesimo. I sacramenti, la preghiera, la trinità e tutti i principi sui quali poggia il dogma cristiano vengono, in via del tutto inedita, esaminati con cura e brillantemente ricondotti all’ambito antropologico. A ciò si aggiunge il fatto che la filantropia universale, promossa dal filosofo tedesco, prescinde per la prima volta dalla fede in una verità sovrasensibile esistente in sé e per sé.
In più occasioni Feuerbach ribadisce, infatti, che i limiti del singolo non devono essere confusi con quelli del genere, laddove per genere si intende l’umanità in senso universale, l’essenza assoluta e perfetta. Senza considerare il ruolo centrale che rivestirà anche concetto di alienazione nella protesta comunista, a seguito della reinterpretazione che ne fornirà Marx. Infine, l’oggettivazione del soggetto nell’altro sarà uno snodo cruciale nella filosofia novecentesca, nonché una questione di grande spessore con cui fanno i conti ancora oggi tanto la psicologia quanto la psicanalisi. Per tutti questi motivi il pensiero di Feuerbach può essere ritenuto tutt’ora di straordinaria attualità.
Giuseppina Di Luna
Bibliografia
Ludwig Feuerbach, L’essenza del cristianesimo, a cura di Francesco Tomasoni, Ediori Laterza, Bari 2003.
L’immagine in evidenza è “La creazione di Adamo” di Michelangelo Buonarroti.