Lupo: il simbolo della verde Irpinia

Lupo, alias “Canis Lupus Linnaeus”, è il mammifero carnivoro appartenente alla famiglia dei canidi. Animale associato talvolta alle tenebre e alla figura del guerriero solitario, oltre che all’ideale opposto di socialità riconducibile al branco, incarna da sempre la Storia della verde e bella Irpinia, di cui ne è simbolo per eccellenza ed icona massima.

Gli Hirpini derivano il loro nome proprio da “Hirpus” che, in lingua osca, significa appunto “lupo”, dal momento che questo animale selvatico veniva venerato in onore di Marte, dio della guerra, dalla tribù sannita stanziata lungo le terre bagnate dai fiumi Sabato, Ofanto e Calore.

Molto presente negli antichi riti pagani e sciamanici, quest’affascinante ed indomabile creatura della foresta, che nel suo sguardo racchiude coraggio, fierezza, indipendenza, fu alquanto vituperata dalla Chiesa, la quale le conferisce una valenza diabolica.

Fu in un clima così oscurantista che cominciarono a diffondersi leggende locali sugli uomini e le donne-lupo, definiti anime maledette che nel buio della notte al chiaro di luna, si trasformerebbero in esseri malvagi, guidati da un’irrefrenabile furia; quelli che l’immaginario popolare e lo stesso Petronio nel “Satyricon” riconoscono come lupi mannari detti anche gergalmente “pomponari” o “lupenari”, insieme alle note figure femminili delle “janare”.

Addentrandoci nella Storia e nelle curiosità dell’Irpinia, possiamo meglio comprendere perché essa si riconosca e s’identifichi in assoluto come la “Terra del Lupo”.

Lupo irpino: cenni storici

Il lupo, in tutta la sua rappresentazione maschile, simboleggia l’animale guida di tre antiche tribù italiche, esistenti secoli prima della nascita di Cristo:

– i Sanniti che, secondo Livio e Strabone, avrebbero avuto proprio un lupo come guida nel rito della “Primavera Sacra”, finalizzato alla conquista di nuove colonie e praticato sulle Colline di Avellino, dove oggi sorge il Duomo.

– I Lucani che, secondo Plinio, avrebbero avuto un condottiero di nome Lucius  (nome del dio lupo Apollo Lukeiòs) e sulle loro monete impressa la testa di un lupo.

– Gli Irpo-Sorani, fondatori dei Lupercalia: riti di purificazione che si svolgevano sul monte Soratte.

Si cominciò, dunque, a parlare di questi popoli come “figli del Lupo”, gli indomiti guerrieri che Diodoro Siculo definisce “il più bellicoso tra tutti i popoli d’Italia”. Feroci come i lupi, abili artigiani oltre che prodi combattenti, orgogliosi delle proprie tradizioni, gente forte e battagliera, pronta ad affrontare ogni asperità per difendere i loro confini.

Si narra che scendessero dai monti per depredare e saccheggiare villaggi e che, soltanto i Romani riuscirono a fronteggiarli nella battaglia di Aquilonia.

La leggenda di San Guglielmo

San Guglielmo lupo Montevergine

La leggenda più significativa in cui affonda le radici il mito ed il simbolo del lupo irpino è quella di San Guglielmo da Vercelli, fondatore del Santuario di Montevergine, attualmente luogo di culto cristiano che sorge dove in passato era sito un tempio in onore della dea Cibele.

San Guglielmo, nato in Piemonte nel 1085 da nobile famiglia, divenuto monaco, decise di recarsi in Palestina ma, durante il viaggio, fece sosta in Irpinia. Si ritirò in preghiera su Montevergine e qui cominciò ad edificare una chiesa in nome della Madonna, servendosi solo di un’asina per il trasporto di materiale da costruzione. Terminati i lavori, sarebbe comparso un lupo dai boschi che avrebbe brutalmente divorato l’asina.

Il Santo, inoltrandosi nella fitta vegetazione di faggi, inseguì la belva feroce fino ad ammansirla tanto da farsi obbedire ed eseguire il lavoro prima svolto dall’asina. Vi è qui una chiara lettura del lupo inteso come simbolo di un paganesimo convertito da Guglielmo alla visione cristiana e, la svolta di un popolo che da quel momento non fu più considerato così avverso come solitamente veniva descritto.

In seguito, l’eremita si spostò per un periodo nelle vicinanze di Lago Laceno, per stabilirsi poi presso il Goleto, dove fondò un nuovo monastero.

Lupo tra simbolismo ed allegoria

Il lupo ha assunto nei secoli diverse accezioni e, per derivazione greca di “lukòs”, molto vicina a “likè”-luce, è ricollegato a divinità luminose come Apollo (“lukogenès” nato dal lupo), Zeus ( “lukìos” a forma di lupo) o al dio latino Lucifer (portatore di luce).

Nella cosmogonia, rappresenta le forze oscure e primordiali, la distruzione e la rinascita. Rappresenta un simbolo ambiguo, utilizzato come storica icona anche dall’Avellino Calcio, effige in cui la squadra biancoverde campana si ritrova. Animale in grande rischio d’estinzione, in quanto specie minacciata dall’uomo moderno, il lupo cela una doppia natura, collocato a metà tra il reale ed il fantastico, concentra in sé il bene ed il male, la paura ed l’audacia.

Anticamente, la civiltà contadina, rivedeva in questi un essere infernale da scacciare e scongiurare, tanto che vi era l’usanza dei pastori, sul calar della sera, di percorrere in senso orario il recinto delle pecore e fermarsi nei quattro angoli dove venivano piantate delle croci di legno, al fine di tenere lontano il lupo famelico ed evitare che facesse scempio del gregge.

Se, però, da un lato personifica la voracità, l’individualismo, l’instabilità e la corruzione della materia; dall’altro è considerato anche una fonte di protezione e sinonimo di fecondità. Non a caso, si ricordano la Lupa del mito romano e Latona, nella mitologia greca, che si trasforma in lupa prima di dare alla luce Apollo ed Artemide.

Questo animale-totem riassume in sé una forza dirompente che è vita e morte insieme, energia senza freni, puro istinto e perdita di autocontrollo.

In sede psicanalitica, coincide con l’allegoria della libido, della trasgressione, della legge infranta e della seduzione pericolosa che ritroviamo anche nella favola di “Cappuccetto Rosso”.

In Asia, il lupo è identificato come il custode degli Inferi ed è immagine ricorrente nelle tribù indiane d’America. Comunica attraverso il contatto visivo e, secondo credenza, sognarlo o vederlo significherebbe essere in possesso di un profondo sesto senso.

Infine, la peculiarità a farsi scorgere con poca frequenza lo avvicinerebbe al mondo degli spiriti, oltre che essere direttamente connesso all’astro lunare verso cui indirizza la sua voce notturna quasi ad ululare un estremo bisogno di libertà.

Pasqualina Giusto

Sitografia:

https://araldicairpina.jimdo.com/storia-dell-irpinia/