La caccia alle streghe è una di quelle attività tradizionalmente ricollegate all’Inquisizione. Ma come funzionava la caccia alle streghe in Italia? Cosa pensavano davvero gli inquisitori delle streghe?
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Le ragioni della leggenda nera
La leggenda nera ha per secoli presentato l’Inquisizione come un’istituzione “mostruosa” di origine diabolica che aveva tolto la vita a miriadi di veri credenti, considerati novelli martiri della fede. Una simile idea di quel tribunale non rispondeva però solo a motivi religiosi ma aveva anche precise finalità politiche. Non a caso fu l’Inquisizione spagnola a diventare in particolare l’idolo polemico di certa trattatistica, in quanto si sposava bene con la politica antispagnola non solo degli inglesi e degli olandesi ma anche degli stessi francesi.
Inquisitori “assetati di sesso e sangue”
Contro la suggestiva immagine “diabolica” dell’Inquisizione – di origine protestante e poi fatta propria dagli illuministi – a nulla valsero i trattati di apologetica che vi opposero deboli argomentazioni giustificazioniste, quando non semplicemente negazioniste. Si pensi che gli illuministi attribuivano al solo Torquemada «più processi e uccisioni di quanti la storiografia odierna non calcoli per i tre secoli di operato dell’Inquisizione spagnola» (Del Col, 2006, p. 226).
La leggenda nera ha finito così con l’imporsi nell’immaginario collettivo perfino a livello iconografico e ancora oggi parte dell’opinione pubblica guarda con scetticismo – se non con sospetto – ad una storiografia che non descrive più gli inquisitori come “assetati di sangue e di sesso”.
Inquisizione e caccia alle streghe
Anche per la caccia alle streghe – per secoli dipinta dalla pubblicistica come una sorta di guerra su vasta scala da parte della Chiesa cattolica contro le donne – la storiografia più recente ha gettato nuova luce:
E’ questo il caso della stregoneria: la ripresa di studi sull’inquisizione, concentrandosi soprattutto su quella spagnola e su quella romana, ha consentito di verificare la relativa mitezza dei giudici, l’attenzione e lo scetticismo con cui vagliavano in genere le denunce, l’incidenza comparativamente minore della persecuzione antistregonesca in area cattolica rispetto a quanto avveniva in quella protestante (Prosperi, 2003, pp. 24-25).
La caccia alle streghe in Italia: un diffuso scetticismo
Oggi sappiamo che su questo tema l’Inquisizione condivideva i timori che si andavano diffondendo nel mondo della cultura laica. Per questo i tribunali del Sant’Uffizio furono responsabili solo di una piccola parte dei roghi accesi in Italia.
La caccia alle streghe in Italia fu meno lunga e cruenta rispetto ad altri paesi europei e – nonostante gli inquisitori ne rivendicassero la giurisdizione – gestita perlopiù dai magistrati secolari. Infatti nei processi per stregoneria veniva usata una particolare cautela perché gli inquisitori erano consapevoli della forte problematicità della materia.
Le garanzie delle “streghe”
In realtà, gli inquisitori non prendevano facilmente in considerazione le accuse di stregoneria perché ne conoscevano l’origine dovuta spesso all’odio e al pregiudizio verso persone emarginate (Garuti, 1998).
Le garanzie procedurali furono inoltre ampliate con l’Instructio di inizio Seicento che – tra le altre cose – prevedeva il supporto scientifico: le indagini non potevano nemmeno essere avviate «senza il parere preventivo di un medico che escludesse cause naturali nei malanni addebitati ad atti di stregoneria» (Romeo, 2003, pp. 83-84).
Gli inquisitori volevano evitare le ondate di sospetto che talvolta affliggevano le comunità e – non riconoscendo valore alle parole delle imputate – impedivano il crearsi degli effetti domino tipici della caccia alle streghe dell’Europa centro-settentrionale.
Lo stesso avveniva in Spagna dove gli inquisitori attribuivano le credenze magiche all’ignoranza e non avvertivano questo tipo di superstizione come una seria minaccia (Perez, 2006). In ogni caso, si stima che in tutt’Europa le vittime della caccia alle steghe si aggirino sulle 50mila unità.
Una nuova immagine dell’Inquisizione
Secondo Giovanni Romeo «si va consolidando tra gli studiosi il convincimento che tutte le inquisizioni […] siano state in età moderna tra le istituzioni giudiziarie più rispettose dei diritti degli imputati», “streghe” incluse. Si profila quindi un’immagine nuova di quei tribunali inquisitoriali «tradizionalmente relegati dal nostro immaginario collettivo tra gli orrori del fanatismo clericale».
Abituati a verificare con accuratezza prove e indizi, ad impiegare con una certa moderazione la tortura, a garantire agli inquisiti l’opportunità di difendersi, a punirli con relativa mitezza […] già verso la fine del ‘500 seppero evitare alle rispettive aree di influenza le persecuzioni indiscriminate di streghe che scoppiarono negli stessi anni in tanta parte d’Europa (Romeo, 2003, p. VIII).
Bibliografia sulla Caccia alle streghe in Italia
Del Col Andrea, 2010, L’Inquisizione in Italia. Dal XII al XXI secolo, Mondatori 2006, ristampa.
Garuti Adriano, 1998 La Santa Romana e Universale Inquisizione, in L’Inquisizione. Atti del Simposio internazionale (Città del Vaticano, 29-31 ottobre 1998), a cura di borromeo agostino (Città del Vaticano 2003).
Perez Joseph, 2006, Breve storia dell’Inquisizione Spagnola, Corbaccio.
Prosperi Adriano, 2003, L’inquisizione romana. Letture e ricerche, Edizioni di Storia della Letteratura, Roma.
Romeo Giovanni, 2003, Inquisitori, esorcisti e streghe nell’Italia della Controriforma, Sansoni (seconda edizione).
Ettore Barra