La particolarità più caratteristica della città del sole è di sicuro il suo dialetto. Di recente, in verità , la città di Napoli ha ottenuto un importante riconoscimento, che può meglio essere definito come un traguardo in merito alla questione linguistica. Ufficialmente, infatti, la varietà regionale di Napoli non è più un dialetto, ma è stata riconosciuta a livello nazionale come una vera e propria lingua. In alcune scuole e università si è considerata l’idea di inserire lo studio del napoletano come materia e disciplina inerente al programma di studi, tanto da affiancare nelle scuole delle regioni del sud, l’apprendimento della grammatica e della lingua italiana.
Il traguardo raggiunto sembra confermare il prestigio che il napoletano ha sempre avuto in campo culturale, teatrale e artistico. La maggior parte della vecchia generazione è cresciuta amando il dialetto delle opere teatrali di Eduardo De Filippo e di Scarpetta, il dialetto della poesia di Salvatore Di Giacomo, le canzoni di Massimo Ranieri, il napoletano che è stato l’asso vincente e il cavallo di battaglia del grande Antonio De Curtis, quello stesso dialetto che è stato diffuso nel mondo anche attraverso la musica e il teatro.
Il dialetto e la napoletanitÃ
Il riconoscimento linguistico e filologico ottenuto non sminuisce certamente la caratteristica più intrinseca, l’aspetto realistico e suggestivo, verace e unico della verve napoletana. La napoletanità si contraddistingue per la simpatia e la battuta comica, l’umorismo e lo spiccato senso di improvvisazione. Il napoletano, quello vero e antico, racconta la storia del popolo, quello legato alle tradizioni e al passato, è portavoce e mediatore delle antiche leggende e della magia di questa bella città : attraverso il mondo dei proverbi, dei modi di dire, degli stereotipi più conosciuti come detti popolari, gli abitanti della città , incominciando da quelli del ventre, esprimono la sapientia e la conoscenza popolare, ricorrendo ad espressioni talvolta complesse e dal significato ambiguo e stuzzicante.
I proverbi napoletani sono simpatici e spontanei, ricordano l’immediatezza di una lingua che ha saputo essere da sempre popolare e prestigiosa insieme, di tradizione e di cultura. La caratteristica affascinante dei modi di dire sta nell’espressione, nella musicalità e nel suono, qualità che sono nata e si sono diffuse in un antico passato e che sono state tramandate di generazione in generazione come un patrimonio da non dover dimenticare. I modi di dire e i proverbi si sono evoluti sia nel concetto che nel significato.
Prova di questa evoluzione dei detti è il simpatico progetto realizzato dalla designer italiana Francesca Grillo, ideatrice e creatrice di Napoli&Nuvole. Si tratta di una serie di immagini che riportano e raccontano alcuni dei più bei modi di dire della tradizione popolare napoletana. Le immagini sono semplici, colorate e anche divertenti e riproducono espressioni conosciute e riproposte anche con un disegno relativo al messaggio che veicolano.
Per dare un taglio e un’inquadratura internazionale al progetto Napoli&Nuvole, le immagini e le illustrazioni riportano la frase in napoletano e anche le rispettive traduzioni in inglese così da permettere una diffusione capillare della napoletanità dei modi di dire con una sfumatura di sottile ironia e divertimento.
“Nun tengo genio”
“I figli so’ piezz’ e core”
“‘A Maronna t’accumpagna”
“Tengo ‘o core dint ‘o zucchero”
“A morte nun tene crianzaâ€
Vivacità , ironia ed espressività sono solo alcune delle componenti che rendono variopinto ed affascinante il modo di parlare napoletano. A Napoli si parla anche così: per modi di dire!
Valentina Labattaglia
Sitografia: