Vita reale e vita immaginaria fomentano le superstizioni in merito all’immagine culturale e simbolica del Virgilio Mago a Napoli, da poeta vate a guaritore e taumaturgo nel Medioevo.
Diverse volte Publio Virgilio Marone, mite poeta vate, predilige la città di Napoli, fonte di ispirazione e cultura, città in cui ha vissuto gli otia giovanili e luogo in cui ha frequentato la scuola epicurea del filosofo Sirone.
Illo Vergilium me tempore dulcis alebat Parthenope studiis florentem ignobilis oti.
Il poeta mantovano conclude con questi versi l’ultimo dei quattro libri delle Georgiche, viva celebrazione della campagna, contro la corruzione e il lusso cittadino, in un periodo travagliato dalle guerre civili, per attestare l’affettuoso legame con l’ospitale terra partenopea.
L’illustre poeta latino nel 19 a. C. era stato sepolto per sua volontà testamentaria nella città di Napoli e da qui si divulgò ben presto in ogni angolo d’Europa la leggenda virgiliana. La credulità e la superstizione popolare contribuirono ad alimentare e fomentare l’immagine del profeta vate e mago. Il grammatico Donato vissuto nel IV secolo d.C. aveva raccontato dei felici presagi in cui nacque Virgilio: il bambino venuto al mondo senza pianto sorrideva, un viso che prometteva felicità e tempi fertili. Il poeta mantovano condusse una vita semplice e mite tanto che a Napoli fu da tutti ricordato come il Virginello.
Dopo il secolo XI a partire dalla terra partenopea favoleggiavano suggestivi ricordi locali e superstizioni di provenienza popolare: le più strane e singolari leggende che alimentano la figura di Virgilio si ritrovano nell’anonima Cronica di Partenope, risalente alla metà del XIV.
Labili e vaghi sono ancora oggi i confini tra realtà ed immaginazione: vita immaginaria e vita reale si unirono in una visione ed opinione taumaturgica. Spesso nell’antichità accadeva che uomini di grande sapientia fossero ritenuti dal popolo maghi e negromanti, temuti o amati per le loro attività occulte. Affidarsi e fidarsi di un mago significava tentare di ottenere prosperità e fertilità.
Virgilio mago a Napoli
In queste circostanze la protezione e la difesa di Napoli fu attribuita a personaggi come San Gennaro (santo e protettore della città) e Virgilio (mago e profeta). Ancora secondo quanto narrato nella Cronica di Partenope, fu la magia propiziatoria di Virgilio a rendere potente e difesa la città partenopea. Di indiscussa importanza divenne l’esperienza morale e poetica del mago Virgilio, cantore della Sibilla cumana e del lago d’Averno, considerato l’ingresso infernale dell’oltretomba. Ogni anima dannata che entrava negli Inferi era destinata a compiere un viaggio nel regno sotterraneo.
Come testimoniato anche nel VI libro dell’Eneide l’arte di Virgilio divenne espressione e simbolo della più alta cultura e delle più singolari pratiche profetiche del territorio campano. Leggende e misticismo si fusero con la realtà, e la cultura classica e quella cristiana attribuirono al poeta vate detentore di doti profetiche il ruolo di auctor. Dunque, l’Ecloga IV composta da Virgilio nel 40 a.C. fu interpretata come canto messianico:
Sicule Muse, cantiamo cose più grandi…Viene ora l’ultimo tempo del carme cumano, nasce ora un nuovo ordine di secoli; la Vergine ritorna, già i regni di Saturno ritornano, una progenie nuova scende la cielo.
In realtà il carme non racconta una verità ma l’età medievale volle vedere nell’Ecloga IV una profezia sulla venuta di Cristo, simbolo di unione e pace per l’umanità rigenerata. Tale riferimento venne ripreso più tardi da Dante nel XXII canto del Purgatorio. Nella leggenda virgiliana confluirono favole e racconti prodigiosi che fomentarono l’immagine di un Virgilio mago, guaritore e taumaturgo.
Il mondo medievale dominato più dalle favole e dalle superstizioni che dalla religione o dalla scienza, contribuì ad innalzare profeticamente la figura del poeta latino Virgilio, oggi noto ai più per essere stato cultore e detentore della stirpe latina. La continua venerazione e ammirazione al poeta vate è sempre rinnovata a distanza di secoli dai numerosi visitatori al sepolcro del Virgilio mago e poeta, oggi collocato nel Parco presso la Basilica di Piedigrotta.
Altre antiche leggende e superstizioni narrano che il sepolcro del poeta sia vuoto; antiche cronache napoletano raccontano che per evitare ogni tentativo di penetrazione del feretro, le ceneri del profeta furono trasportate e murate in gran segreto in un sotterraneo del Castel dell’Ovo. Ancora oggi sono numerose le leggende sulla cripta virgiliana e il mistero della tomba del maestro Virgilio resta ancora irrisolto.
Valentina Labattaglia
Webgrafia:
- http://cir.campania.beniculturali.it/tombavirgilio/itinerari-tematici/galleria-di-immagini/OA26
- https://ilpalazzodisichelgaita.wordpress.com/2011/11/14/la-leggenda-di-virgilio-mago/
Bibliografia:
- “Dulcis Parthenope – Napoli tra leggenda e storia”, Mario Testa, Rolando editore