Cari Lettori, nel nostro primo numero, abbiamo trattato la trilogia originale di Guerre Stellari e nella seconda parte dei prequel. Stavolta ci dedicheremo a ciò che resta doveroso specificare sui prequel e passeremo, poi, a ultima trilogia e spin-off.
Come promesso, riprenderemo esattamente da dove ci siamo lasciati.
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Lo scontro periferia-centro in Guerre Stellari è potente in Clone Wars come in episodio I e II. Ci sono sistemi periferici in cui esiste la schiavitù come Tatooine ed a cui la Repubblica non è in grado di mandare cibo, contrapponendosi al fasto di Coruscant.
Tutti questi episodi di Guerre Stellari mostrati in sequenza sembrano ricordare: 1. le contraddizioni di inizio anni 2000 con un Occidente in crescita costante poco in grado di aiutare altre zone del mondo più sfortunate/sfruttate nei decenni precedenti; 2. la crisi democratica ed il bisogno di accentramento di potere; 3. l’imminente concentrazione di ricchezza che sfocerà nella crisi aperta (nel mondo reale) pochi anni dopo episodio III; 4. la strana concezione di “Missione di pace” in Iraq e le sue catastrofiche conseguenze (vedi nascita Isis). Ovviamente Lucas non è un veggente, però la sensibilità artistica può portare ad essere fortemente sintonizzati con ciò che sta avvenendo nel mondo. Del resto, l’economista Sylos Labini aveva già avvertito di una concentrazione della ricchezza simile alla situazione pre-Repubblica di Weimar nel mondo durante l’anno 2001 e c’era stata una gran corsa a chi lo ignorasse per primo.
La nostra narrazione passa all’ultima trilogia ed agli spin-off.
La prima cosa interessante che notiamo, la quale ha ravvivato le critiche dei fan, è come Rey acquisisca conoscenza della forza nello stesso tempo in cui Luke iniziava ad addestrarsi a tenere in mano la spada laser: una cosa inconcepibile per gli appassionati, ma che calza a pennello con la nostra teoria. Tutti accedevano con duro addestramento alla forza: Ahsoka ed Anakin in guerra, Obi-Wan con Qui-Gonn ed anche per Ren con Luke. Ciò non è valido nel caso di Rey. La ragazza simboleggia la facilità con cui membri della società civile o movimenti possono scalare la gerarchia politica, accedere alla gestione del potere.
E ne abbiamo di esempi: Monti, Sala, Tsipras, Iglesias, Trump, Sarkozy e Farage. Questi personaggi sono i Rey di Guerre Stellari nella realtà.
Finn, invece, cambia casacca per motivi traumatici sì, ma soprattutto di convenienza: non ne può più di essere schiacciato. E, conseguenza, è ritenuto traditore dai vecchi compagni di schieramento e stimato dai nuovi amici. Inoltre, come tutti coloro che cambiano partito, cede sotto i colpi di due estremismi Ren e Rey.
Chi è, inoltre, la protagonista? Una donna. Leia era stata una comprimaria nella trilogia originale, ma Luke aveva salvato la Galassia, stavolta toccherà ad una donna essere la protagonista assoluta, guidata da un’abile stratega: la senatrice Organa. Gli uomini, come Finn e Poe, sono semplici esecutivi. Tutto ciò ricorda la necessità ed il bisogno di quote azzurre più che rosa nelle democrazie occidentali avanzate come quella scandinava o statunitensi tanto a livello politico quanto manageriale. Per non parlare di Phasma: il primo villain donna di Star Wars! Ancora una volta Guerre Stellari è al passo coi tempi.
Rogue One si colloca prima di episodio IV eppure ha tantissime caratteristiche che lo rendono più simile al periodo storico in cui è girato piuttosto che ad “Una nuova speranza”. Cassian è un ribelle, ma non vive lo stereotipo del “buono e bravo” tipica della trilogia originale, anzi: lascia morire le sue fonti dopo aver ricevuto le informazioni necessarie e non si fida di Jyn non concedendole un’arma, almeno inizialmente. Le sue parole prima di partire per la missione suicida di recupero dei piani della Morte Nera sono “Ho fatto sempre tutto per la ribellione. Ora farò qualcosa per me”.
Un particolare che rende molto diversi Rogue One e ciò che, cronologicamente verrà dopo, sono i paesaggi. Essi hanno una rilevanza fondamentale in Guerre Stellari.
Le ideologie non esistono più. Se prima Hoth era gelida, Tatooine deserta e Dagobah paludosa, la base dei piani della Morte Nera è soleggiata, come lo è la base del Generale Leia, ma non lo sono i luoghi del potere su cui si abbatte la tempesta, come Eadu quando muore Galen Erso.
L’ambizione a scapito dell’empatia è un altro dettaglio importante ed odierno. Vader parlava da solo con Sidious, Snoke parla a Ren e a Lux contemporaneamente per ottenere il meglio da loro e tenerli in competizione: finché sono intenti a scalare le gerarchie e non alleati difficilmente lo spodesteranno.
Chi potrebbe provare a salvare tutto, come l’esistenza di una vera destra ed una vera sinistra, latita: Luke. L’unico jedi moderno in grado di capire che la Forza è nell’unione di lato chiaro e lato oscuro (infatti uccide con la stretta della forza, tipica dei sith, le guardie di Jabba su Tatooine e prova rabbia nei confronti del padre fino a quasi ucciderlo), dopo Qui-gonn, si è ritirato dopo che gli eventi sono giunti a questo punto anche per causa sua.
Ha rinunciato alla vita pubblica, ad esistere, proprio come centrodestra e centrosinistra, per se stesso e null’altro, per riflettere sui suoi errori piuttosto che provare a porvi rimedio.
Fortunatamente torna fa un’affermazione molto interessante “I jedi sono destinati a morire”, verrebbe da aggiungere “Per come li abbiamo conosciuti finora, visto che hanno fallito nei prequel”.
Un altro aspetto importante in tutte e tre le trilogie di Guerre Stellari è l’inizio dell’allenamento.
In episodio I, si hanno dubbi sul se addestrare o meno Anakin, Yoda è scettico su Luke nel IV, Rey sembra la norma.
Lo ripetiamo: sembra un netto parallelo col fatto che tutti possono accedere in qualsiasi età alla politica.
Notiamo anche lo scontro generazionale costante in Star Wars:
- In episodio VI, Luke combatte contro il padre poiché rispecchia il volere del “nonno” a livello generazionale. Sono i nipoti del Dopoguerra che escono dalle rigide logiche familiari;
- In episodio III, Anakin si ribella contro il padre-fratello. Sono i millenial che litigano coi genitori per acquisire credibilità e ruoli che contano in un mondo sempre più vecchio;
- In episodio VII, Kylo Ren uccide il padre per ottenere il ruolo sociale che desidera.
Un’escalation continua.
Ma ciò che più suscita curiosità in spin-off e trilogie dal 2015 in poi è il ruolo non preponderante della Forza. Se Vader aveva detto “Il suo terrore tecnologico è nulla paragonato alla forza”, come a dire che vengono prima ideali e politica, oggi non è più così. In episodio VII, ma soprattutto in Rogue One, la Forza non è nulla rispetto alla guerra nucleare potenziale (si veda la Corea del Nord) se non un contorno un modo per eliminare una parte della fazione avversa, non per scongiurare l’intera minaccia. Come a dire che la politica non ha più potere nei confronti dei fenomeni del mondo che conosciamo.
In Rogue One non esistono buoni e cattivi, la filosofia di Yin e Yang è portata allo stremo. La società di Cassian e Rey non ha più punti di riferimento. L’impero ha esteso il suo potere su tutto e sta degenerando, i Ribelli sono divisi in frange estremiste e non credono alle parole di Jyn Erso a causa di preconcetti o sono semplicemente spaventati di ribellarsi.
Guerre Stellari ci ha stupito ancora una volta!
Ci sta parlando di una società in cui sono caduti cattolicesimo e comunismo, due ideali opposti ed importanti per l’Occidente, in cui si scopre che la Chiesa ha pedofilia, quindi una parte del male, che il comunismo non era questa festa di libertà e che il capitalismo sta degenerando. La democrazia, fatta di uomini, ha perso la bussola perché le azioni dei singoli (Cassian ed Erso) sono più importanti di quelle d’insieme (la ribellione) per volontà dei ribelli stessi.
Inoltre: è un caso che Jyn e Cassian siano giovani e rischino la vita mentre i ‘vecchi’ siano dietro la barricata a dare ordini, a non credere in questi giovani, seppur puntandoci opportunisticamente sopra inviando Leia a recuperare i piani? Perfino Saw Gerrera, in Clone Wars despota ed individualista ma controllato da sorella e democrazia repubblicana, è ritenuto un profeta dai suoi.
Nello spin-off, la crisi democratica e la mancanza di riferimenti è palese poiché perfino il protettore dell’antico tempi jedi, non riesce ad invocare la forza, simbolo della latitanza del potere.
Ferdinando Paciolla