Blaise Pascal, matematico e fisico geniale del XVII secolo, trascorre la sua vita tra meditazione e preghiera, senza mai abbandonare la ricerca scientifica. Interrogandosi sul senso profondo della condizione umana, il filosofo si chiede quale sia il ruolo delle scienze e della fede nella comprensione dell’uomo.
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Pascal: la coscienza dell’infinito
Con la scoperta dell’universo eliocentrico, la Terra non è più il centro dell’universo. La rivoluzione scientifica descrive l’immagine di un mondo nuovo, che non è più in funzione dell’uomo. Questi è come sospeso fra due infiniti. Da un lato c’è l’infinitamente grande, cioè l’immensità dell’universo, dall’altro l’infinitamente piccolo, ovvero le innumerevoli parti che compongono la realtà . La coscienza dell’infinito produce nell’uomo un senso di smarrimento. Scrive Pascal:
Il silenzio eterno degli infiniti spazi mi sgomenta…Â
[…] è sulle conoscenze del cuore e dell’istinto che deve basarsi la ragione, e fondarci sopra tutto il suo discorso. Il cuore sente che ci sono tre dimensioni nello spazio e che i numeri sono infiniti, e poi la ragione dimostra che non ci sono due numeri quadrati doppi l’uno dell’altro. I principi si sentono, le proposizioni si deducono, e tutto con certezza, per quanto con modi differenti.
Pascal vede come unica scelta per l’uomo l’accettazione della condizione umana, con tutto il suo carico di sofferenze e limitazioni. Dall’analisi dell’uomo, il filosofo giunge ad esaltare la verità del Cristianesimo. Solo nel Cristianesimo, infatti, è rappresentata la duplicità della natura umana, nella sua contemporanea miseria e grandezza. Anche la religione deve fondarsi sulla conoscenza del cuore. Diversamente dalla filosofia cartesiana, Pascal ritiene che Dio non possa essere dimostrato, ma debba essere sentito attraverso la fede.
Il cuore ha le sue ragioni che la ragione non conosce affatto. […] È il cuore che sente Dio, non la ragione. Ecco che cos’è la fede: Dio sensibile al cuore, non alla ragione.
Ma come fare se manca la fede? L’invito di Pascal è quello di ”scommettere” su Dio.
Pascal: scommettere su Dio
Nel 1658 Pascal indice un concorso a premi basato su problemi matematici relativi alle proprietà della roulette. Confrontandosi con altri logici e matematici del tempo, il filosofo francese ha modo di approfondire lo studio del calcolo delle probabilità . La riflessione di Pascal sul tema dell’esistenza di Dio è animata proprio dallo spirito ‘’del giocatore’’, chiamato a scommettere sull’esistenza di Dio.Â
Il filosofo fornisce un’argomentazione persuasiva in grado di orientare l’uomo al compimento della la scelta più giusta. Chi decide di puntare sull’esistenza di Dio guadagnerebbe un bene infinito – la beatitudine eterna –  qualora Dio esistesse, mentre non perderebbe nulla in caso contrario. Viceversa, puntare contro l’esistenza di Dio comporterebbe il rischio di una perdita infinita. Pertanto, l’uomo che sa ben giocare non può che decidere di avere fede. La scommessa, infatti, apre la strada alla fede cristiana. E se allo spirito manca la convinzione del vero credente, paradossalmente, Pascal consiglia:
[…] fa’ come se tu credessi: prendi l’acqua santa e fa’ dire una messa: ciò ti farà credere.Â
 I bari, Michelangelo Merisi da Caravaggio, 1595.
Martina Dell’Annunziata
Bibliografia
B. Pascal, Pensieri, trad. it. di F. De Poli, BUR, Milano 1996.