Roberto il Guiscardo, l’eroe tragico di Kleist

Roberto il Guiscardo rappresenta la tragedia perfetta di Heinrich von Kleist. La perfezione di tale opera sta nel suo tono tragico, fra i più elevati e magistrali di tutta la letteratura tedesca. Ogni volta, scrivere un testo costituiva per l’autore una vera e propria sofferenza, dal momento che egli tentava in ogni modo di raggiungere livelli altissimi. Fra tutti questi patimenti, la tragedia Roberto il Guiscardo fu un vero tormento per lo scrittore tedesco che non riuscì mai a terminarla. Rimaneggiato più volte, il blocco iniziale del testo fu pubblicato nel 1803 sulle pagine del “Phöbus”, la rivista letteraria fondata da Kleist. Come si può facilmente evincere dal titolo, protagonista della tragedia è Roberto il Guiscardo, oramai al momento della narrazione vecchio re dei Normanni.

Roberto il Guiscardo, un condottiero imbattibile

Roberto il Guiscardo
Roberto il Guiscardo

Roberto il Guiscardo, a poche ore dalla presa di Costantinopoli, come gran parte del suo popolo che egli ha trascinato in un lungo e distruttivo conflitto, viene colpito dalla peste. Egli si sorprende di ciò: riteneva, infatti, di essere invincibile non solo agli uomini, ma anche alla comune sorte mortale. Da questo evento nasce la tragedia di Kleist. Arrendersi al popolo che desidera tornare indietro, minacciando di ribellarsi al proprio sovrano, oppure resistere per far capitolare definitivamente Costantinopoli e entrare in città da trionfatore con tutto l’esercito?

Il conflitto interiore di due uomini

A soffrire per questo dubbio amletico sono in due: da una parte, il personaggio di Roberto il Guiscardo che, pur di vincere, decide di presentarsi al popolo e fingersi (anche se per poco tempo e con grande difficoltà) sano. Dall’altra, l’autore che non è in grado di scegliere un finale adatto alla tragedia. Anche se incompiuta, l’opera di Kleist si rivela comunque ben orchestrata in ogni suo particolare fino al momento più tragico del testo, ossia quando l’eroe deve affrontare il proprio destino tra atroci sofferenze, rivelando così tutta la sua fragilità umana.

Un’ambientazione significativa

La tragedia di Kleist, secondo l’amico Wieland, riuniva in sé tutte le qualità di Eschilo, Sofocle e Shakespeare. Ciò che colpisce sin dall’inizio è un elemento esterno: lo scenario lineare, l’ambientazione che muta raramente. Ci si sposta, infatti, in piena notte dall’accampamento sulle rive del Bosforo alla tenda del Guiscardo su una collina circondata da tizzoni ardenti per allontanare la peste. Si può notare che il tutto assume la forma di una piramide, alla cui base troviamo il popolo e al cui vertice il sovrano malato.

Il momento più tragico

Il protagonista non ha un reale nemico in carne ed ossa, fatta eccezione forse per il nipote che aspira alla successione e cerca di aizzare il popolo contro il proprio re. La peste rappresenta il vero pericolo per il Guiscardo. Per poter tranquillizzare il popolo, il re fa la sua comparsa all’assemblea degli anziani e invita a pazientare alcune ore per poter finalmente espugnare Costantinopoli. Ma durante l’udienza i dolori per il morbo sono talmente forti che il sovrano con difficoltà riesce a rimanere lucido e sente la necessità di sedersi su un sostegno che la moglie, «mein liebes Kind» («mia cara bambina»), gli offre. Di fronte a questa scena, un vecchio guerriero esclama «Führ uns zurück, zurück ins Vaterland!» («riportaci indietro, indietro nella madrepatria!»): è così che finisce il frammento.

Un finale in bilico

Come sarebbe potuta terminare la tragedia? Come già accennato sopra, probabilmente anche Kleist nutriva seri dubbi sul finale dell’opera: lasciar morire il protagonista, distruggendo la grandiosità tragica, oppure resistere, rendendo però la storia impossibile da accettare razionalmente? Con questo testo l’autore compie il miracolo: ritarda il più possibile il finale, portando comunque avanti la situazione drammatica con inflessibile coerenza. Con ogni probabilità Kleist non fu in grado di scegliere fra la compattezza dell’eroe e quella della tragedia.

Pia C. Lombardi

Bibliografia

H. von Kleist, Opere, Mondadori, Milano 2011.