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Santa Maria Regina Coeli: il complesso
Il complesso monumentale di Santa Maria Regina Coeli sorge sulla collina di Caponapoli, nel cuore dell’antica Neapolis greco-romana. Comprende la monumentale Chiesa di Santa Maria Regina Coeli, in stile barocco, il Monastero, il bellissimo Chiostro, il Refettorio e la deliziosa Farmacia.
Il complesso sorge all’interno dell’insula degli Incurabili in quella che, in epoca moderna, era una vera e propria cittadella religiosa. Poco lontano il Monastero delle Trentatré di clarisse cappuccine e il Monastero di San Gregorio Armeno, fondato nel 930 dalle suore di San Basilio. Complessa e vivace la vita religiosa a Napoli in età moderna, testimoniata dallo splendore di queste fabricae, gioielli del Barocco napoletano. Gli edifici religiosi femminili della città erano svariati e collocati strategicamente vicini.
Il Complesso di Santa Maria Regina Coeli: la storia
Sin dal XVI secolo viene descritta come splendida e fastosa la Chiesa di Santa Maria Regina Coeli. Un uomo d’ingegno come Carlo de Lellis, nella sua opera sugli edifici sacri di Napoli del 1689, utilizza queste parole:
“… vedesi ne’ nostri tempi grandemente abbellita, e particolarmente l’altar maggiore tutto adorno di pregiatissimi marmi, il soffitto fattovi di nuovo di bellissimo lavoro, tutto indorato, con molte pitture fattevi dall’immortal pennello del cavalier Massimo Stantioni, come anche le pareti della chiesa adornate d’artificiosi stucchi indorati e vaghissime dipinture”.
Il complesso di Santa Maria Regina Coeli ha origini antichissime. Sin dal IX secolo si registra la presenza di un monastero di donne greche e longobarde, istituito nell’833, secondo la regola di San Basilio.
In epoca moderna uno sparuto gruppo di religiose decide di fondare un nuovo monastero, di canonichesse lateranensi: Caterina Mariconna, Margarita Familiare, Isabella d’Aragona duchessa di Milano e le sorelle Lucrezia ed Aurelia Oliviero si stabiliscono in via dei Carboni. Dovendo abbandonare l’edificio in seguito ad una serie di terremoti, scelgono come residenza il palazzo di una delle famiglie più nobili della città: i Montalto in via Gaudioso. Le suore lo acquistano e vi si stabiliscono nel 1562.
La Chiesa di Santa Maria Regina Coeli: il Barocco trionfante
I lavori di costruzione della Chiesa di Santa Maria Regina Coeli, disegnata da Francesco Mormando, sono affidati all’architetto Luciano Quaranta. Tra il 1590 ed il 1594 l’edificio è terminato. La facciata è in stile rinascimentale ed è composta da due scaloni dai quali si accede al pronao, magistralmente dipinto da Paolo Brill. L’impianto della Chiesa obbedisce ai canoni della Controriforma: la pianta è a navata unica con cappelle laterali. L’abside è piatto.
L’atmosfera che si respira in Santa Maria Regina Coeli è straordinariamente suggestiva. È un luogo in cui religiosità e bellezza emergono preponderanti. Tanti gli artisti che vi hanno lavorato tra cui: Massimo Stanzione, Luca Giordano, Pietro Bardellino, Lorenzo Vaccaro. Gli abbellimenti artistici si sono susseguiti nel corso del tempo. Vi si trovano opere che vanno dalla fine del 1500 a tutto il 1700.
Il maestoso soffitto a cassettoni in legno e stucco dorato, del 1659, sostiene scenograficamente tre capolavori di Massimo Stanzione: L’Annunciazione, La Natività e l’Incoronazione della Vergine.
La seconda cappella laterale presenta splendidi dipinti di Luca Giordano: Sant’Agostino converte l’Eretico, Sant’Agostino nel deserto e San Patrizio Lateranense. Un tributo ad Agostino che viene presentato nell’atto di calpestare i rotoli, simboleggianti le scritture pagane. Nella quarta cappella a sinistra altre due splendide opere del grande pittore napoletano: Cristo che cade sotto la croce e il Cristo posto in croce.
Nella Chiesa di Santa Maria Regina Coeli sono custodite le spoglie di Santa Giovanna Antida Thouret, fondatrice dell’Istituto delle Figlie della Carità che gestisce il complesso. In linea con le tendenze del Barocco napoletano la Chiesa presenta sgargianti decorazioni marmoree, sinuose linee curve, giochi suggestivi di luci ed ombre.
Il Chiostro e il Refettorio
Il progetto del Monastero fu affidato a Francesco Antonio Picchiatti. Ricalca quello del Complesso di San Gregorio Armeno: con terrazze articolate su due livelli e balaustre cinquecentesche. Lo splendido Chiostro, ricco di piante medicali, erbe odorose e fiori variopinti ha al centro una vasca con pilastri marmorei.
Il Refettorio di Santa Maria Regina Coeli è straordinariamente scenografico ma equilibrato nelle forme. La volta è affrescata con scene di vita religiosa. Lungo le pareti si trovano le sedute con stalli lignei dipinti ad olio, raffiguranti fiori ed animali. Ogni pannello è diverso dall’altro: proprio questa diversità doveva indicare il posto assegnato ad ogni suora. In fondo, sulla parete, una tavola del XVI secolo raffigurante il miracolo del trasporto della casa di Maria a Loreto.
Farmacia
La Farmacia fu voluta da Santa Giovanna Antida Thouret la quale, in gioventù, aveva appreso l’utilizzo delle erbe medicamentose, con le quali preparava farmaci che venivano utilizzati nell’Ospedale degli Incurabili. Meravigliose le vetrine con i vasetti in vetro contenenti i preparati. Accanto alla piccola Farmacia si trova il laboratorio ottocentesco con alambicco e mortai dell’epoca. È un piccolo ed attrezzato laboratorio, testimone del lavoro assiduo ed incessante di Santa Giovanna, la quale rivoluzionò il concetto di vita religiosa a Napoli, portando le suore tra la gente per assistere poveri, malati e bisognosi.
Antonietta Mastrocinque
Bibliografia
Gabrielli Zarri e Gianna Pomata, I monasteri femminili come centri di cultura tra Rinascimento e Barocco, Biblioteca di storia sociale 2005.
Carlo de Lellis, Aggiunta alla “Napoli sacra” dell’Engenio Caracciolo, entro il 1689 (Napoli, Biblioteca Nazionale “Vittorio Emanuele III”, mss. X.B.20- X.B.24).
Micillo Annalisa, Il Complesso Ospedaliero di Santa Maria del Popolo degli Incurabilidi
Napoli: evoluzione storico urbanistica, Dottorato di Ricerca in Storia e Conservazione dei Beni Architettonici del Paesaggio, XXV Ciclo. Università di Napoli Federico II.