La città greca di Napoli conta tre nuclei abitativi succedutisi nel giro di circa tre secoli; essi sono Parthenope, Palepolis e Neapolis. Le tre città, in realtà, non si sono sostituite a vicenda, ma si sono “completate” reciprocamente, dando avvio a quel processo di stratificazione che da sempre caratterizza la storia di Napoli.
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Il primo emporio dei Rodii
Già gli storici antichi dibattevano sulla fondazione greca di Napoli, e tutt’oggi gli studiosi non hanno trovato una risposta definitiva. Due sono le tradizioni: la più diffusa è legata alla città di Cuma, ma ne esiste una alternativa, che mette in gioco i Rodii (Strabone ne è un testimone).
Con gli occhi degli storici moderni, il quadro potrebbe essere risolto in questo modo: già intorno al X-IX sec. a.C. i Greci iniziarono a frequentare le coste italiche, fondando però non delle colonie “ufficiali”, bensì dei semplici empori. Il primo nucleo di Napoli, quello dei Rodii, sarebbe dunque un semplice emporio, risalente al IX sec.
Parthenope: esisteva davvero?
È solo nel VII sec. a.C. che la prima città greca viene ufficialmente fondata col nome di Parthenope.
L’esistenza di Parthenope, la cui fondazione fu poi legata al mito della Sirena (Strabone affermava di poter ammirare ancora la sua tomba nel I sec. a.C.), era stata per questo messa più volte in dubbio. Fu poi una scoperta fortuita, avvenuta casualmente nel 1949 ad opera dell’archeologo Mario Napoli, a confermare la verità storica.
La necropoli di Pizzofalcone
Durante i lavori di ristrutturazione di un palazzo bombardato durante la guerra, nella zona di Pizzofalcone, venne infatti alla luce un’immensa necropoli, con tombe a fossa e reperti di fattura cumana e corinzia databili al VII sec. a.C. Parthenope, allora, era esistita davvero, ed era stata fondata dai Cumani.
Più che vera e propria colonia, Parthenope, collocata tra l’isolotto di Megaride, il Monte Echia e la zona di Pizzofalcone, doveva rappresentare uno degli epineia di Cuma, cioè quei porti-fortezze che la città flegrea, all’epoca della sua espansione, disseminò sulla costa campana.
Dopo il VI sec. a.C., la necropoli di Pizzofalcone andò in crisi. Tracce si ritrovano di nuovo solo a partire dal IV sec. a.C.: il nucleo più antico della città, dunque, iniziò ad essere ripopolato solo a partire dall’età tardoclassica.
Come mai Parthenope fu abbandonata a partire dal VI sec. a.C.? La risposta è semplice: era stata fondata una nuova città.
Si fonda Neapolis…
La fondazione di una “nuova città” ne decretò il suo nome: nea-polis. Anche sulla fondazione di Neapolis molto si dibatte: c’è chi la crede fondata dai Calcidesi, altri invece attribuiscono anche questo nucleo all’opera dei Cumani ostili al tiranno Aristodemo.
La nascita di Neapolis, comunque, va collocata tra VI e V sec. a.C., soprattutto in seguito al ritrovamento di materiali risalenti ad un periodo più alto del previsto.
…e Parthenope diventa Palepolis
In ogni caso, la conseguenza della fondazione di una Neapolis fu molto semplice: l’altra città, il nucleo più antico, da Parthenope divenne Palepolis, cioè “città vecchia”. Surclassata da una Neapolis che comunicava addirittura con gli Ateniesi, Parthenope/Palepolis si trasformò dunque nella periferia della città, una zona che, come abbiamo visto, sulla base della cronologia della necropoli di Pizzofalcone, iniziò ad essere ripopolata solo in età ellenistica.
Una nuova stagione d’oro per Palepolis fu, tuttavia, l’epoca romana. I patrizi, alla ricerca di luoghi tranquilli dove trascorrere l’otium, videro nella vecchia città il luogo perfetto per collocare le loro ville, lontane dal caos e dai frastuoni della città: è a questa fase edilizia che corrisponde, ad esempio, la costruzione dell’enorme villa di Licinio Lucullo, che sorgeva proprio tra l’isolotto di Megaride e Pizzofalcone.
Una successione solo apparente
La solo apparente successione di Parthenope, Palepolis e Neapolis è la definitiva prova della natura tutta particolare della storia di Napoli: una storia fatta di genti diverse (Rodii, Cumani, Ateniesi, Romani, e poi Bizantini, Normanni…) e di fasi diverse, ma simile ad un enorme scavo archeologico a cielo aperto, in cui ogni epoca non cancella quella precedente, ma si aggiunge ad essa e l’arricchisce.
Alessia Amante
Bibliografia:
- Cerchiai – Jannelli – Longo, Città greche della Magna Grecia e della Sicilia
Sitografia: