Tim Burton è uno dei più celebri registi di oggigiorno, conosciuto e amato dal grande pubblico grazie agli scenari fantastici e stravaganti che riesce a creare in ogni suo film. I suoi personaggi sono tutt’altro che normali, terrificanti e allo stesso tempo sensibili, incompresi da un mondo troppo accecato dalla normalità per poter guardare al di là del proprio naso; le sue storie mescolano sapientemente fiaba e orrore, affascinando così anche il pubblico dei più piccoli.
Nato a Burbank, un sobborgo nella contea di Los Angeles, il 25 agosto del 1958, comincia sin da piccolo a disegnare, si appassiona al cinema fantastico e ne resta particolarmente colpito, in particolare mostra interesse per i film dell’orrore interpretati da Vincent Price, spesso adattamenti di alcuni racconti di Edgar Allan Poe.
Nel 1976, gli viene assegnata una borsa di studio per entrare al CalArts (California Institute of Arts), la scuola di disegno fondata dalla Disney per scovare giovani artisti di talento e dopo tre anni, , Burton attira l’attenzione degli addetti al reclutamento grazie al suo film d’animazione di fine anno Stalk of the Celery Monster, 1979.
I suoi primi cortometraggi d’animazione, verranno proiettati nelle sale cinematografiche prima di film d’animazione della scuderia Disney. Frankenweenie (1984) ne è un esempio: girato in stop-motion, e tutt’altro che inseribile nei canoni disneyani.
I primi lungometraggi Pee-wee’s Big Adventure (1985) e Beetlejuice – Spiritello Porcello (1988) hanno grande successo e rappresentano un mix esplosivo, e decisamente fuori dal comune, di ironia ed orrore. La paura e la comicità, sono elementi che si accoppiano magnificamente e Burton li fonde attraverso un elemento fondamentale: la diversità e l’apparente anormalità dei suoi personaggi.
Il manifesto della sua poetica della diversità, può essere ricavato da uno dei suoi film più celebri, che segnano, tra l’altro, l’inizio del sodalizio artistico con il suo alter ego Johnny Depp: Edward mani di forbice, 1990. La stravaganza del protagonista, le cui mani sono rasoi (capaci di distruggere e creare allo stesso tempo), solitario, timido ed ingenuo, nonostante venga inizialmente accolta come novità nel contesto perbenista in cui si svolge la narrazione, in seguito sarà additata come sovvertitrice di quell’alone di tranquillità, monotonia e rispetto delle convenzioni sociali, tipico di coloro che amano definirsi normali.
Ma è con The Night Before Christmas, nel 1993, che finalmente viene alla luce il Burton Touch per eccellenza, quello che ognuno di noi è ormai in grado di riconoscere dalla prima inquadratura.
Jack Skellington, lo scheletro sovrano del paese di Halloween, è alle prese con il desiderio di comprendere cosa sia la gioia del Natale. Pare che sovvertire il Natale sia ormai la nuova missione del regista e lo stravagante e bizzarro regno che domina le fantasie di Tim, prende letteralmente vita: l’animatore Henry Selick costruisce a San Francisco un set con microscenografie e pupazzi alti venti centimetri che, grazie alla tecnica dello stop-motion, prenderanno vita sulla pellicola.
Il Burton Touch, darà vita a film come Ed Wood (1994), Il Mistero di Sleepy Hollow (1999), Big Fish – Storie di una vita incredibile (2003), La fabbrica di cioccolato (2005), La sposa cadavere (2005), Sweeney Todd – Il diabolico barbiere di Fleet Street (2007), Alice in Wonderland (2010), Dark Shadows (2012).
Le fiabe contemporanee di Burton, sono la rivincita dei diversi e degli introversi, in un mondo pieno zeppo di persone fin troppo “normali”.
Gabriella Valente