Il mercato dell’arte è un mondo che non conosce le conseguenze della crisi economica che attanaglia ormai da qualche anno il mondo. Sempre elitario, s’intende, cristallizzato, riesce però a scuotere l’opinione pubblica per le grandi valutazioni delle opere d’arte e le vendite a prezzi stellari tramite aste o contrattazioni tra privati.
Qualche numero? Negli ultimi mesi del 2014 e i primi del 2015 sono state registrate vendite che hanno già fatto storia: prima tra tutte quella del famoso dipinto di Gauguin, Nafea faa ipoipo (a.k.a when will you marry?), dipinto nel 1892 e che raffigura due ragazze di tahiti in un paesaggio della Polinesia, attualmente il quadro più costoso di tutti i tempi, venduto per ben 300 milioni di euro ad un consorzio di musei nazionali del Qatar.
La vendita, dopo le prime perplessità, è stata confermata sul New York Times da quello che ormai è l’ex proprietario del capolavoro, Rudolf Staechelin, 62 anni, un ex esperto della casa d’ aste Sotheby’s, tra le più importanti al mondo.
Il Quadro ha così surclassato un primato che apparteneva a Paul Cézanne e ai suoi Giocatori di carte, che venne venduto per 250 milioni di dollari sempre al Qatar, per essere esposto a Doha. Lo stesso Staechelin ha affermato: «Il mercato è ai massimi, chissà che cosa succederà nei prossimi 10 anni».
E infatti cosa è accaduto poco dopo? Che proprio la casa d’aste Sotheby’s ha incassato in un solo giorno ben 166,9 milioni di euro, con la vendita, tra gli altri, dell’attesissimo Concetto spaziale. Attese del 1965 di Lucio Fontana, il Ventitré tagli bianco, per 11,3 milioni di euro, e di Two studies for self-portrait di Francis Bacon del 1977, per 19,8 milioni di euro.
Ma impressionanti sono sicuramente i 41,1 milioni di euro con i quali un acquirente si è aggiudicato Abstraktes Bild del 1986, che partiva da stime comprese tra i 19 e i 27 milioni, opera di un artista, Gerhard Richter, ancora in vita. Particolare interessante, perché sappiamo bene che quando un artista muore i prezzi delle sue opere schizzano alle stelle.
Potremmo continuare l’elenco, con il cosiddetto re della scultura, Giacometti, e la sua Chariot, in bronzo, seconda di sei esemplari, acquistata da un offerente anonimo con una sola offerta di 100.965.000 dollari, venduta nello stesso giorno in cui è stata battuta la Tête di Amedeo Modigliani del 1911-12, opera in pietra che si vociferava partisse da una valutazione intorno ai 40 milioni di dollari, passata di mano per 70,7 milioni di dollari.
Nella stessa asta erano stati battuti anche un Vaso di fiori di Van Gogh: a 61,8 milioni di dollari e Alice Hoschedé au jardin di Claude Monet a 33,8 milioni di dollari. Continuare potrebbe far scaturire un noioso elenco, ma sicuramente il “quadro” è abbastanza chiaro. L’arte fa certamente girare cifre pazzesche nell’economia mondiale.
Una riflessione che nel mese di Gennaio, all’indomani della strage di Charlie Hebdo, scriveva anche Massimiliano Tonelli, direttore della rivista Artribune, che nel suo più recente editoriale ha affermato: «La sensazione è quella di un esilio dorato. Il mondo dell’arte va a gonfie vele, è uno dei pochi settori che non solo non ha avuto conseguenze dalla grande crisi mondiale iniziata nel 2008, ma ne ha beneficiato in maniera smaccata» e, ancora: «Ci si è adagiati in questa straordinaria e inedita bolla di benessere, ci si è rilassati facendo il bagno in questo fiume di denaro. E si è pensato di trascurare i grandi temi del mondo. Di evitare di rischiare».
La polemica è rivolta al disimpegno degli artisti nei confronti dei grandi temi di attualità, proprio questi stessi artisti che tengono vivo il mondo dell’arte e la sua economia. Pochissimi i nomi che hanno scelto di impegnarsi nella denuncia, ad esempio, della strage del giornale satirico francese, ma di questa così come di altri eventi tragici della nostra quotidianità, vicini e lontani.
Una scelta discutibile, soprattutto dopo i grandi trascorsi che l’arte ha avuto come mezzo di riscatto sociale e di diffusione delle idee e della cultura, politica e non. Un dato ovviamente non generalizzabile a tutti gli artisti, ma che fa riflettere. Perché l’arte è uno dei mezzi universali per diffondere la cultura e per scuotere le coscienze e non deve sottovalutare la sua potenza, o almeno non sopravvalutare soltanto il suo mero valore economico.
Antonella Pisano