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Berserk e le sue trasposizioni
Berserk, manga nato nel 1989 dalla mente e dalla matita di Kentaro Miura, è considerato tutt’ ora uno dei seinen più rappresentativi. Con questo termine ci si riferisce ad un’opera fumettistica rivolta ad un pubblico maggiorenne, caratterizzata dalla presenza di tematiche complesse spesso trattate con una buona dose di crudezza. Il mondo di Berserk è un mondo duro, privo di compassione, nel quale la legge del più forte è l’unica che conta ed in cui la bestialità dell’essere umano è libera di esprimersi in tutta il suo grottesco realismo. A trasmettere al lettore la carica emotiva dell’opera contribuisce inoltre la notevole maestria grafica di Miura, i cui personaggi paiono prender vita tra scenari caratterizzati da una cura dei dettagli quasi maniacale.
Da Berserk, nel 1997, viene tratta una serie tv, incentrata sugli eventi dell’arco narrativo più famoso ed amato del manga, la cosiddetta “Golden Age”, una sorta di lunghissimo flashback di ben 10 volumi che narra le vicende del protagonista, Gatsu (o Guts), che precedono gli avvenimenti mostrati nei primi capitoli. La scelta di iniziare la storia con una sorta di anticipazione è funzionale alla volontà dell’autore di mostrare le profonde differenze esistenti tra il Gatsu del presente e quello del passato, facendo sorgere istintiva nel lettore la seguente domanda: cosa l’ha cambiato così tanto? La Golden Age è incaricata di fornire risposta, compito svolto egregiamente nel manga ma non nell’adattamento su piccolo schermo, rivelatosi un tragico flop.
Nel 2010 lo studio d’animazione “Studio 4°C” si è assunto l’onere e l’onore di riprovare, trasponendo la suddetta saga sul grande schermo, dando vita a tre lungometraggi (raccoglibili sotto il titolo “Berserk – L’epoca d’oro”) ai quali, in futuro, ne seguiranno altri, con lo scopo dichiarato di realizzare la versione cinematografica dell’intero Berserk. Scopo di questo numero di “Pianeta Manga” sarà quello di analizzare questa serie di film per scoprire se sia realmente possibile trasporre sul grande schermo una simile opera senza che la qualità ne risenta. Indipendentemente dal risultato va apprezzata la volontà di realizzare un film che ripercorra gli eventi del manga che lo ha ispirato tentando di far vivere allo spettatore le medesime emozioni del lettore anziché limitarsi ad una trama auto-conclusiva collocata nel medesimo universo narrativo. Un’operazione non nuova o rivoluzionaria, ma di certo fin troppo rara.
N.B. Da questo punto in avanti saranno anticipati numerosi avvenimenti della trama di Berserk; si sconsiglia dunque di proseguire nella lettura qualora non si volesse avere anticipazioni in merito.
Capitolo I: L’uovo del Re dominatore
Il primo capitolo della trilogia s’intitola “Berserk – L’epoca d’oro – Capitolo I: L’uovo del Re dominatore” e narra gli eventi compresi tra il primo incontro fra Gatsu e Grifis (o Griffith) e la morte di Adonis, giovanissimo figlio del subdolo conte Julius.
Il film si apre con l’atto finale di un assedio, ossia l’assalto al castello; fin da tale sequenza è balza all’occhio la particolare tecnica d’animazione adoperata nelle scene d’azione, collocabile a metà strada tra 2D e 3D e volta a conferire un abbozzo di tridimensionalità ai personaggi senza però abbandonare del tutto un tipo di tratto più classico. Il risultato non sembra particolarmente riuscito ed i movimenti dei combattenti appaiono meccanici ed a tratti innaturali, privi di quella forza che ne caratterizzava le controparti cartacee.
Indovinata invece l’opening, composta da una serie di immagini del manga frammiste ai loro equivalenti cinematografici che anticipano gli avvenimenti dell’intera trilogia. La musica scelta, caratterizzata da un ritmo teso ma non troppo, è perfettamente adatta alle atmosfere della prima parte della saga, ancora lontana dalla sua triste conclusione.
I dialoghi non appaiono sempre all’altezza, riuscendo tuttavia a guadagnarsi la sufficienza. Il doppiaggio è altalenante, con alcuni personaggi perfettamente riusciti, come Grifis, il cui tono avvolgente e distante al tempo stesso, unito all’azzurro glaciale e quasi innaturale degli occhi, riesce a trasmettere alla perfezione l’immagine di ciò che è destinato a diventare, ed altri che paiono quasi caricature di loro stessi, come il protagonista Gatsu, privo del timbro forte e deciso che ci si aspetterebbe da lui.
Ottimamente resa la scena dello stupro perpetrato ai danni di un Gatsu ancora bambino dal rude mercenario Donovan, introdotto tramite un incubo del protagonista. L’utilizzo di immagini particolarmente distorte e di un suono gutturale, emesso dall’uomo durante l’atto sessuale, contribuiscono a trasmetterne l’immagine animalesca in maniera addirittura superiore al manga. Anche la freddezza di Gambino appare palpabile, sottolineata dal suo sguardo di disprezzo e dal suo volgere costantemente le spalle a Gatsu. Peccato che, per chi non ha letto l’opera cartacea, queste immagini restino un grande punto interrogativo, non trovando infatti spiegazione all’interno del lungometraggio.
La scena più attesa della pellicola, lo scontro che vede Gatsu e Grifis contrapporsi al possente Zodd l’Immortale, benché velocizzata, riesce a coinvolgere lo spettatore, così come le sequenze volte ad approfondire il rapporto tra i due personaggi principali e quella dedicata alla straziante morte del piccolo Adonis.
In conclusione si può affermare che questo primo capitolo della trilogia cinematografica, sebbene trascuri l’approfondimento psicologico dei personaggi secondari e risulti mutilo di alcune sequenze, svolga più che dignitosamente il proprio compito, risultando abbastanza gradevole. Escludendo alcune scene bisogna però prendere atto di aver comunque a che fare con un prodotto decisamente inferiore al manga da cui è tratto.
Capitolo II: La conquista di Doldrey
Il secondo film si intitola “Berserk – L’epoca d’oro – Capitolo II: La conquista di Doldrey” e narra gli eventi compresi tra lo scontro che vede la Squadra dei Falchi contrapposta agli uomini della Balena Blu guidati da Adon Koborwitz e l’arresto di Grifis da parte del re di Midland con conseguente eccidio della sua compagnia poco dopo l’abbandono della stessa da parte di Gatsu.
La pellicola si apre con l’assedio di Doldrey corredato da un utile approfondimento sulla guerra perenne nella quale si fronteggiano Regno di Midland ed Impero di Chuder e sul ruolo della Squadra dei Falchi all’interno del conflitto. Fin da subito colpisce positivamente il notevole cambiamento nella tecnica d’animazione ibrida sperimentata nel film precedente, orientata ora più verso il classico disegno bidimensionale che verso quello tridimensionale. Il risultato è un tratto in grado di trasmettere la tensione fisica dei corpi impegnati in combattimento, tipica di Berserk, senza che essi risultino statici o grotteschi.
Grande importanza è conferita al personaggio di Caska che, da gregario di spicco, diviene coprotagonista a tutti gli effetti. Il suo particolare rapporto con Grifis, alle soglie della venerazione, viene spiegato attraverso un ottimo flashback, simile nelle atmosfere distorte a quello di Gatsu, ma molto più lineare nel suo svolgimento. In esso si vede nuovamente all’opera la barbarie dell’istinto umano incarnata dalll’uomo che tenta di stuprare una giovane Caska, salvata da Grifis che le fornisce un’arma ed un motivo per reagire. Al rapporto tra Gatsu e Caska ed al suo evolversi da un’astiosa conoscenza ad una buona amicizia, nella quale si vedono già i primi segni dell’amore che diverrà in seguito, è dedicata buona parte del film.
Molto spazio è deputato alla caratterizzazione dei personaggi secondari appartenenti alle fila nemiche, con ritratti memorabili come quelli del semicomico Adon Koborwitz, del valoroso e solerte generale Bascon (chiamato Boscorn nel film) e dell’inquietante ed anziano governatore Genon. Lo stesso, purtroppo, non può dirsi per i membri non di primo piano della “Squadra dei Falchi”, ridotti a mere comparse, con la sola eccezione di Kolkas.
Anche Grifis subisce un ulteriore approfondimento, lasciando emergere appieno tutta la sua freddezza, strettamente legata ad una visione meramente utilitaristica dei rapporti umani, con la sola eccezione di quello che lo lega a Gatsu. Il loro “scontro” finale si vena dunque di sentimento, mostrando un Grifis insolitamente in balia delle proprie emozioni venire sconfitto in un sol colpo e patire le dure conseguenze psicologiche dell’abbandono. Conseguenze che offuscheranno il suo giudizio, spingendolo ad osare troppo e a portare a termine la seduzione della principessa di Midland, Charlotte, iniziata nel precedente film, scatenando le ire del padre di lei (legato alla ragazza da un rapporto incestuoso, mai concretizzato ma ben presente nella sua mente) che lo condannerà ad una prigionia condita dai peggiori supplizi possibili.
Le scene migliori risultano essere la notte d’amore tra Grifis e Charlotte, con l’iniziale titubanza della ragazza vinta dalle lusinghe dell’uomo, ed il duello tra Gatsu e Bascon, collocato all’interno della splendida battaglia tra Falchi e difensori di Doldrey, macchiato però dall’assenza dell’intervento di Zodd che, nel manga, è l’elemento determinante per il volgere dello scontro a favore di Gatsu.
Indovinata l’idea di chiudere il film con alcune scene che anticipano gli avvenimenti dell’ultimo capitolo della trilogia. Si segnalano inoltre una maggior cura nei dialoghi ed un miglioramento del doppiaggio, soprattutto per quanto riguarda il personaggio di Gatsu.
Da quest’analisi dunque emerge immediatamente la netta superiorità della seconda pellicola della saga sulla prima sotto ogni punto di vista. Si tratta di un lungometraggio realizzato in modo corretto, che riesce a tenere un ritmo serrato dall’inizio alla fine e ad offrire, nonostante la breve durata, un’ottima panoramica del mondo di Berserk. Se alcune parti del manga risultano inevitabilmente tagliate, esse non incidono più di tanto sulla qualità, che si mantiene ad alti livelli. Si tratta dunque di un ottimo adattamento che, quasi da ogni punto di vista, regge egregiamente il confronto con l’opera originale.
Capitolo III: L’Avvento
La terza ed ultima parte della saga cinematografica, dal titolo “Berserk – L’epoca d’oro – Capitolo III: L’Avvento” narra gli avvenimenti compresi tra la riunione di Gatsu con la Squadra dei Falchi e la “nascita” del guerriero nero in seguito a quella, ben più drammatica, di Phemt.
Il film inizia subito con il piede giusto, con un breve flashback/sogno di Grifis, seguito da una panoramica del suo corpo martoriato e reso quasi irriconoscibile da un anno di torture. Segue l’arrivo di alcuni esseri deformi, simili a feti abortiti, che strisciano fino a lui per rendergli omaggio baciandogli le dita. La sequenza si conclude con alcune immagini che anticipano quanto accadrà durante l’Avvento (meglio noto ai fan di Berserk come “Eclissi”).
La tecnica d’animazione cambia di nuovo, tornando, in molte scene, assai simile a quella ibrida tra 2D e 3D utilizzata in maniera massiccia nella prima pellicola. Stavolta però la resa è decisamente migliore, con i movimenti dei personaggi realistici e fluidi. Si segnala inoltre un incremento nella qualità delle sequenze “2D only”, più complesse e ricche di particolari che le avvicinano alle tavole di Miura.
Ben reso lo sbocciare della passione tra Gatsu e Caska in seguito alla risoluzione del conflitto sorto tra loro nel film precedente. Il sentimento che li lega è evidenziato da un breve dialogo e da alcuni giochi di sguardi successivi alla loro prima volta. Subito dopo vi è l’apparizione del misterioso Cavaliere del Teschio, personaggio fondamentale nella conclusione del film (e nell’intero Berserk), che mette in guardia Gatsu circa il pericolo imminente.
Toccante la scena della liberazione di Grifis, ormai ridotto ad una pallida ombra dell’uomo di un tempo, incapace perfino di camminare a causa dei tendini recisi. Il sentimento di amore/odio che lo lega a Gatsu emerge dal suo gesto di portargli una mano ossuta alla gola come per volerlo strangolare, seguito però da un pianto congiunto di entrambi. Disturbante la descrizione, fatta dal suo torturatore, di tutti i supplizi infertigli, così come la sequenza dedicata alla “degenza” dell’ex generale, culminata in un tentativo di suicidio interrotto all’ultimo secondo. Il dolore fisico ed emotivo di Grifis, arricchito dalla frustrazione per un corpo che non sarà mai più come prima, investe lo spettatore che, istintivamente, si ritrova a provare una forte pietà nei suoi confronti, anche sapendo cosa sta per accadere.
La sequenza principale, “l’Avvento”, comincia subito per il meglio, dando ad una serie di luci psichedeliche ed allo stridente grido del Bejelit il compito di illustrare la transizione tra il mondo umano e quello sovrannaturale. L’apparizione dei quattro della Mano di Dio è anche migliore rispetto al manga, dato che ognuno di loro mostra, nel proprio ingresso, un accenno di personalità particolare. La rivelazione del destino di Grifis, libero di scegliere se sacrificare i propri compagni e rinascere come membro della Mano di Dio o meno, garantendo la loro sopravvivenza, rappresenta il culmine della prima parte della sequenza. Grande importanza è conferita al destino che, con l’unica eccezione di Grifis, appare in grado di prevalere su qualsiasi libero arbitrio.
Attorniato dalle risa degli Apostoli, demoni al servizio di un Dio tutt’altro che infinitamente buono, Grifis prende la sua decisione subito dopo aver realizzato quel che in fondo ha sempre saputo: la strada verso il tanto bramato potere è costituita dai cadaveri di coloro che sono morti (e moriranno) a causa sua. E così il sacrificio ha inizio.
Uno ad uno i Falchi periscono, con solo Gatsu e Caska, separatisi poco prima della mattanza, che tentano di sopravvivere mentre, nel mondo umano, Zodd, l’Apostolo più potente, ed il Cavaliere del Teschio si fronteggiano. Quando Gatsu è ormai ridotto allo stremo, Grifis rinasce come Phemt e, come primo atto della sua nuova vita, quasi per consolidare il cambiamento oltre che per prendersi una rivincita sull’amico di un tempo, stupra un’indifesa Caska dinnanzi allo sguardo impotente di Gatsu, tenuto immobile da un Apostolo che gli morde un braccio.
In preda alla collera l’uomo arriva a recidersi l’arto pur di raggiungere l’amata ma viene nuovamente immobilizzato e costretto ad osservare la conclusione dell’atto sessuale. La scena, che rappresenta il clou dell’intera saga, è resa in maniera ineccepibile, così come la sequenza successiva nella quale, grazie all’intervento del Cavaliere del Teschio, che attraversa il muro tra i due mondi, Gatsu ed una Caska ormai annientata nel fisico e nell’anima (al punto da non essere, in seguito, nemmeno in grado di riconoscere Gatsu) vengono portati in salvo.
Il film si conclude con l’annuncio dell’inizio dell’Era oscura sulla Terra ed il risveglio di Gatsu che, dopo essersi munito di un braccio sintetico, diviene il cosiddetto “guerriero nero”, un uomo ossessionato unicamente dalla vendetta.
Il terzo capitolo della saga si presenta dunque come il migliore della trilogia, pari e, in alcuni punti, perfino superiore al manga nel trasmettere emozioni allo spettatore.
Conclusione
Dall’analisi dell’intera trilogia appare dunque evidente come, nonostante la presenza di alcuni tagli più o meno discutibili ed un minor approfondimento di alcuni personaggi secondari, l’esperimento da essa costituito è decisamente riuscito. Se, infatti, vi sono delle perdite su alcuni fronti, esse sono ampiamente bilanciate dai guadagni sugli altri, in primis sulla capacità di trasmettere allo spettatore l’angoscia di un mondo popolato da personaggi grigi come Grifis ed in cui non vi è lieto fine.
Trasferire un capolavoro del fumetto sul grande schermo senza cali di qualità è dunque un’impresa possibile.
Alessandro Ruffo