Eduardo De Crescenzo, cantante e musicista italiano proveniente da Napoli, nipote d’arte (suo zio, Vincenzo De Crescenzo, è stato coautore della celeberrima Luna Rossa), ha dedicato un’intera vita dedicata alla musica, fin dai tre anni, età in cui ricevette in dono una fisarmonica. A soli sei anni, il 9 giugno 1957, debutta (suonando la stessa) al Teatro Argentina di Roma, in uno spettacolo organizzato dalle scuole materne del capoluogo campano. Da quel momento intraprende studi classici con il maestro e direttore d’orchestra Giuseppe Bavota. L’esordio musicale vero e proprio lo si ha nel ’78, anno in cui firma un singolo per la Dischi Ricordi (La solitudine/Senza parole).
Artista dotato di una delle più belle voci del panorama nazionale, penalizzato notevolmente dal fatto di non essere autore, bensì soltanto interprete. Ha avuto discreto successo negli anni ’80, ma sostanzialmente ha raccolto molto meno rispetto a quanto avrebbe meritato e gli sarebbe stato consentito dal suo immenso talento.
Ha partecipato per cinque volte al Festival di Sanremo (’81- ’85- ’87-’89-’91) rispettivamente con i brani Ancora, Via con me, L’odore del mare, Come mi vuoi, E la musica va.
Eduardo De Crescenzo ha all’attivo 10 album in studio.
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DISCOGRAFIA ESSENZIALE
Ancora (1981, Dischi Ricordi)
L’esordio discografico avviene subito dopo la partecipazione alla trentunesima edizione del Festival di Sanremo con il brano omonimo, che arriva tra le canzoni finaliste e che permette all’artista di ricevere il riconoscimento quale migliore interprete.
Album di nove tracce, con testi di Franco Migliacci e musiche di Claudio Mattone, che suona anche il piano.
A quel tempo Migliacci già possedeva fama di importante paroliere. Negli anni ’60, ad esempio, aveva firmato brani per artisti del calibro di Gianni Morandi (Fatti mandare dalla mamma, In ginocchio da te, Non son degno di te, C’era un ragazzo che come me amava i Beatles e i Rolling Stones), Domenico Modugno (tra tutte Nel blu dipinto di blu) e Gianni Meccia.
Mattone, invece, avrebbe composto di lì a poco importanti colonne sonore per film, specie napoletani, quali Così parlò Bellavista (’84) e Il mistero di Bellavista (’85) dell’altro De Crescenzo, Luciano, e Scugnizzi (’89), di Nanny Loy, film per il quale avrebbe vinto il David di Donatello 1990 per la migliore canzone originale, ‘A città ‘e Pulecenella.
Tra i musicisti impegnati nel disco Rosario Jermano (percussionista già a lavoro nei primi tre album di Pino Daniele), Vincenzo Restuccia alla batteria (già a lavoro con Morricone, Battisti, De André, Ranieri, Branduardi, Baglioni) e Luciano Ciccaglioni alla chitarra (già con Baglioni, De Gregori, Dalla, Zero, Rino Gaetano, Mia Martini, Fossati e Stefano Rosso).
Pop di classe, escluso qualche brano un po’ ingenuo (Alle sei di sera, Doppia vita). Si consigliano: Ancora, Al piano bar di Susy, Uomini semplici, Quando l’amore se ne va, Chitarra mia.
Amico che voli (1982, Dischi Ricordi)
Il secondo album è ancora frutto del sodalizio Migliacci-Mattone. Le tracce sono sempre 9 e l’album nel suo complesso funziona pure meglio del predecessore. Al piano ancora Mattone.
Brano più noto è Mani, tra i più apprezzati durante i live. Il resto lo fanno I ragazzi della ferrovia, Camminando, Amico che voli, L’infinità, Sole (con partecipazione di Teresa De Sio) e Manchi tu.
Cambio di guardia alla batteria, con Restuccia sostituito da Agostino Marangolo (già con Goblin, Venditti e Pino Daniele).
De Crescenzo (1983, Dischi Ricordi)
Terzo album, unico che l’artista canti in lingua napoletana. Musiche del solito Mattone, che stavolta firma anche i testi di tutte e nove le tracce, oltre a suonare il piano. Cori ad opera di Teresa De Sio. Album che lo ha consacrato, soprattutto nella sua città.
Metropolitana è senza dubbio il brano più noto dell’artista, semplicemente irresistibile. Molto intense Io ce credo, Ajere, Quantu tiempo ce vo’ e Vancello a dì. Molto ironiche ed allegre ‘A malatia ‘e l’America e Che suonno. Chiammame è un altro brano riuscitissimo, come del resto l’intero album. Essenziale.
Dove c’è il mare (1985, Dischi Ricordi)
Ultimo grande album, prima che, a partire dal successivo Nudi (‘87), inizi la fase calante. Si torna all’italiano. Dieci tracce, con musica di Mattone. Ai testi non più Migliacci, ma Guido Morra, fino ad allora autore per Gianni Togni, Riccardo Fogli, Viola Valentino e Toquinho (la canzone Acquerello).
Via con me, presentata al trentacinquesimo festival di Sanremo, si classificò al 14° posto.
Altri brani notevoli: Dove c’è il mare, Un posto sulla luna, Da lontano e Giorni difficili. Una spanna sopra le altre è Dove, di un’intensità pazzesca.
ALTRI ASCOLTI:
La vita è questa vita; Cosa c’è di vero; Sapessi com’è; Dalla nave; Sono fatti miei; Occhi di marzo; Cerca quella chiave; Naviganti.
Roberto Guardi