Il graphic journalism, spesso definito anche comics journalism, è una delle espressioni più innovative del giornalismo moderno e del reportage, poiché ha saputo trovare, nel punto di convergenza con la nona arte, un metodo alternativo per raccontare il mondo in continuo cambiamento.
Nell’epoca d’internet, dei social network e delle news multimediali, il “giornalismo a fumetti” realizza un fortunato incontro tra arte, narrativa e informazione, in una commistione di codici molto diversi tra loro.
Racconti di guerra e di cronaca, resoconti di viaggio, inchieste, biografie e memoriali, sono presentati con un taglio giornalistico che trova un decisivo supporto nell’incisività del disegno.
Inoltre, diverse opere di graphic journalism, pur attenendosi sempre alla realtà dei fatti presentati, ricercano un maggior coinvolgimento del lettore nelle vicende dei protagonisti, utilizzando espedienti letterari, divenuti tipici anche dei “romanzi a fumetti”.
Alcuni esempi di graphic journalism
Tra i pionieri del genere, ormai in costante ascesa, c’è sicuramente Joe Sacco, fumettista e giornalista di origine maltese, che tra il 1991 e il 1992 trascorse alcuni mesi in Cisgiordania, con il preciso scopo di documentare le condizioni di vita dei palestinesi sotto l’occupazione israeliana.
Disposto a chiarire i propri dubbi attraverso l’esperienza diretta, Sacco raccolse e divulgò quelle storie di vita quotidiana contrassegnate da violenza, soprusi e sogni infranti, in Palestine: serie di nove albi, pubblicati tra il 1993 e il 1995, che mescolando la verità giornalistica con il disegno a fumetti, rappresentò un caso straordinario di graphic journalism, ancora oggi termine di paragone per quanti vogliano cimentarsi in questo genere di narrazione.
Tra le opere, tutte degne di nota, di Joe Sacco sono da menzionare Goražde. Area protetta, cronaca dei mesi trascorsi in Bosnia tra il 1995 e il 1996, e Gaza 1956, che nella forma di reportage-inchiesta a fumetti, riporta alla luce il terribile massacro di palestinesi avvenuto nella città di Rafah nel novembre del ’56.
Guy Delisle, fumettista e animatore canadese, è autore di Pyongyang, lucido reportage del suo viaggio in Corea del Nord, dove ha potuto soggiornare un paio di mesi grazie a un permesso lavorativo, in cui non manca di cogliere in maniera ironica lo spirito della dittatura.
La sua prima opera interamente dedicata al graphic journalism è però Shenzhen, un diario a fumetti della sua esperienza nella città cinese.
A completare questo ciclo di opere dedicate all’Asia è Cronache Birmane, in cui Delisle racconta l’anno vissuto in Birmania con suo figlio e la compagna medico per Médecins Sans Frontières, con l’obbiettivo di portare assistenza medica alle poverissime regioni periferiche del Paese.
I Quaderni ucraini e i Quaderni Russi del fumettista italiano Igort, sono le due parti di uno splendido reportage dedicato ai paesi dell’ex Unione Sovietica, che l’autore ha realizzato dopo aver trascorso due anni, dal 2008 al 2010, in Ucraina e Russia, potendo apprenderne a fondo la storia, segnata dalla fine del comunismo, e conoscerne la società, vivendo a stretto contatto con le persone comuni, delle quali ha raccolto e rielaborato le memorie.
Biografia e giornalismo
In Persepolis, l’autrice iraniana Marjane Satrapi ha unito racconto biografico e graphic journalism, rievocando, fin dal titolo, le sue origini persiane.
I ricordi della bambina e dell’adolescente Marjane, vissuta a Teheran nel periodo della Rivoluzione islamica iraniana, fino alla sua emigrazione verso l’Europa, sono la lente attraverso cui l’autrice osserva gli stravolgimenti politici nel suo Paese e i mutamenti culturali e ideologici successivi.
La caduta dello Shāh, l’ascesa dei Guardiani della Rivoluzione, la messa al bando della cultura occidentale, il fondamentalismo religioso, la “guerra imposta” contro l’Iraq, sono alcuni degli avvenimenti che con uno sguardo prima infantile, poi più adulto, la Satrapi riesce ad analizzare.
Anche se non propriamente classificabile nell’ambito del graphic journalism, l’opera che ha maggiormente incrementato l’interesse per il racconto memoriale e documentaristico a fumetti, è forse Maus, capolavoro di Art Spiegelman, pubblicato tra il 1986 e il 1991, fortemente autobiografico per le tematiche trattate, in quanto basate sui ricordi e sulle testimonianze del padre dell’autore, un sopravvissuto di Auschwitz.
In una veste grafica particolarissima, poiché i personaggi sono tutti rappresentati con le sembianze di animali, il racconto procede alternando le vicende di epoca nazista a quelle ambientate in un dopoguerra in cui bisogna fare i conti con la Storia, ma soprattutto con se stessi.
Luciana Tranchese