La Grotta della Sibilla è uno dei luoghi più suggestivi della zona flegrea, ricca di leggende e misticismo. Dopo aver attraversato un lungo viale alberato, ci si immette nella natura selvaggia e suggestiva del Lago d’Averno. Le sue acque immobili e plumbee, il silenzio quasi mistico del luogo, i ruderi di epoca romana che si incontrano sulle rive, e la Grotta della Sibilla, contribuiscono ad ammantare di mistero l’affascinante storia del sito.
L’ingresso dell’Oltretomba
Il Lago d’Averno giace all’interno di un cratere vulcanico spento nato circa 4.000 anni fa, tra la frazione di Lucrino e Cuma. Il nome deriva dal greco άορνος, “senza uccelli”: si narra che tale assenza fosse dovuta all’esalazione di gas sulfurei che non permettevano agli uccelli di sorvolare lo specchio d’acqua.
La notizia ci sovviene dalla testimonianza letteraria di Strabone, il quale sul Lacus Avernus scrive: «E cinto l’Averno da ciglioni ripidi che da ogni parte gli sovrastano eccetto che all’imboccatura, ora ridotti a coltura, ma prima occupati da un’inaccessibile selva di alti alberi, che ombravano il golfo e favorivano la superstizione. Favoleggiavano ancora quei del paese che anche gli uccelli, i quali in alto vi passavano a volo, precipitassero nell’acqua, colpiti dalle esalazioni che ne emanano. Vi si entrava dopo essersi propiziati con sacrifici i numi sotterranei, e v’erano sacerdoti che si erano assunti l’amministrazione del luogo e sui riti davano le necessarie indicazioni. V’è qui una fonte di acqua potabile in prossimità del mare, ma se ne astenevano tutti, credendola acqua dello Stige: e qui v’è la sede dell’Oracolo». Era dunque l’Averno il vero e proprio ingresso dell’Ade, ove Enea discese ad interrogare l’ombra del padre.
Il culto della Sibilla
A guidare l’eroe virgiliano verso le rivelazioni riguardanti il suo destino è la mano esperta della profetica Sibilla. La sacerdotessa di Apollo, che in esametri greci pronunciava le sue profezie, è da sempre una delle figure più affascinanti della mitologia classica. Secondo Varrone, il termine Σίβυλλα deriva dalla forma dorica σιοὺς (dio) e da quella eolica βυλὴν (consiglio). La parola “Sibilla” indicherebbe perciò la manifestazione della volontà (βυλὴν) divina (σιοὺς).
In epoca romana il culto della Sibilla era attivo già nel VI secolo a.C., come testimonia la tradizione secondo cui Tarquino Prisco affidò i cosiddetti Libri Sibillini ad un collegio di sacerdoti, i quali consultavano i testi in caso di estremo pericolo.
Successivamente il Cristianesimo ha eliminato i simboli del paganesimo accostando le predizioni delle sibille ai preannunci dell’avvento di Gesù Cristo. Nella volta della Cappella Sistina è possibile osservare esempi di profetesse riprese dalla tradizione mitologica.
La grotta della Sibilla
Il poeta mago ci racconta di una grotta «protetta da un nero lago e dalle tenebre dei boschi», nella quale, secondo la leggenda, risiedeva l’oracolo. In effetti, percorrendo il perimetro del lago in senso orario, lungo la strada asfaltata, cattura l’attenzione l’iscrizione muraria Grotta della Sibilla.
In Storia di Pozzuoli e contorni, Lorenzo Platino scrive: «al fianco meridionale dell’Averno evvi una grotta cavata nel monte lunga 260 passi, nominata per antica tradizione della Sibilla».
Si tratta di una galleria buia, rettilinea, con volta a botte e scavata nel tufo. Per tutto il Rinascimento, la collocazione dell’antro della Sibilla, il luogo leggendario nel quale vaticinava l’oracolo, veniva identificato con questa grotta sulle rive dell’Averno, ripetuta anche dal Petrarca e dal Boccaccio.
Non solo la suggestione del luogo e il fascino della spelonca hanno contribuito a mantenere tale convinzione fino al secolo scorso, ma anche la presenza dei resti di un edificio noto come Tempio di Apollo: è, in realtà, un ambiente termale a pianta ottagonale all’esterno e circolare all’interno, sprofondato a causa del bradisismo.
La scoperta della vera Grotta della Sibilla così come oggi è nota nel sito archeologico di Cuma, si deve a Maiuri nel 1932, che in merito allo speco dell’Averno scriverà: «si tratta della sopravvivenza di una leggenda popolare grossolanamente mistificata».
In realtà, siamo di fronte ad un’opera di ingegneria romana che farebbe invidia ai molti del settore: la galleria è un camminamento realizzato per collegare l’Averno con il Lucrino, voluto da Agrippa a scopi militari.
Anche se la scienza ha sconfortato i cacciatori di leggende, non si può negare che le tenebre dell’antro facciano di tanto in tanto sussultare anche i più impavidi visitatori.
Bibliografia:Palatino, L., Storia di Pozzuoli e contorni, 1826
Maiuri, A., I campi Flegrei (dal sepolcro di Virgilio all’antro di Cuma), 1958
Sitografia: http://www.treccani.it/enciclopedia/averno_%28Enciclopedia_Italiana%29/
http://it.wikipedia.org/wiki/Sibilla
http://www.campiflegrei.it/mito_campi_flegrei.htm
Giovannina Molaro