“Voi dite che in Germania una dittatura non sarebbe più possibile?” C’è chi ha provato… e con L’Onda potremmo ricordarcene.
Bisogna insegnare ai ragazzi il valore della democrazia. E, per farlo, in una scuola tedesca di una sconosciuta città, per una settimana, ciascun professore tiene un corso su una forma di politica diversa da quella comunemente accettata dall’Occidente. Rainer Wenger (Jürgen Vogel), professore di educazione fisica con idee politiche non dichiarate ma palesemente poco convenzionali, ci terrebbe tanto a tenere il corso sull’anarchia.
Purtroppo non è possibile. Gli tocca l’autocrazia. Sbuffando fa il suo dovere, e dà inizio a una semplice lezione teorica: dal greco, “autocrazia” vuol dire “governo del singolo”, un esempio di questa forma di governo è…
I suoi studenti lo interrompono. Lo sanno cos’è l’autocrazia! È una dittatura, e onestamente è inutile parlarne, perché non ce ne sarà mai più una. Ormai sappiamo quali sono le conseguenze, non correremo più il rischio.
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L’esperimento reale
Il professor Ron Jones, all’inizio del suo corso di storia contemporanea dell’anno 1967, ricevette dai suoi studenti delle risposte simili. La classe era quella della Cubberley High School di Palo Alto, California: un gruppo di adolescenti dei tardi anni ’60, probabilmente alcuni degli individui più immuni al fascino della dittatura a cui si potrebbe pensare. E Jones volle metterli alla prova proprio in quello.
Il tentativo riuscì: si trasformarono. Richiamando il concetto di “Terzo Reich”, l’esperimento venne soprannominato “Terza Onda”, e quella classe diventò un piccolo esercito di stampo fascista. Lo scalpore fu tale che, dopo alcune disordinate documentazioni, Todd Strasser scrisse un racconto in proposito, e da quella fonte Dennis Gansel trasse una sceneggiatura nel 2008.
Ma in cosa consiste, insomma, l’esperimento?
La forza de L’Onda
Torniamo al film. Il professore, chiamato confidenzialmente dai ragazzi Rainer, propone di rendere la lezione più interessante: perché non simulare i meccanismi di uno stato autocratico?
Dunque, ci vuole un capo, un führer. Chi potrebbe essere? Gli studenti hanno pochi dubbi: il professore dovrebbe. Ma uno studente si candida alla carica, è Kevin, quel teppista, no, le elezioni lampo per alzata di mano parlano chiaro. Il führer è Rainer, anzi, il signor Wenger. Kevin protesta, non vuole stare al suo posto, non porta rispetto a chi comanda. La soluzione è chiara, se non è d’accordo deve lasciare la classe. La forza del gruppo è frutto della disciplina.
La mossa successiva è cambiare di posto gli studenti, fare in modo che chi ha difficoltà in qualche materia sieda accanto a chi non ne ha. Aiutarsi durante i test in aula va contro le regole, ma il signor Wenger è di un altro parere: se il risultato è che come classe si farà una figura migliore degli altri studenti “lupi solitari”, “i nostri nemici”, ogni mezzo è lecito. La classe dovrà essere compatta, si distinguerà come superiore, i membri saranno solidali tra di loro, si individueranno fra la massa, anche solo mediante una divisa, un saluto. La forza è unione.
E ora è il momento di far fiorire il gruppo. Servono nuovi adepti e nuovi mezzi per attirarli, serve un sito, un logo, la creatività di tutti deve essere messa al servizio del gruppo, perché la forza è azione!
E infine bisogna riconoscersi come appartenenti al gruppo! Esserne fieri! Portarne in alto il nome! Perché la forza è orgoglio!
E qual è il nome che li designerà?
L’Onda!
Le figure
Ognuno dei personaggi che gravitano attorno a L’Onda è in realtà un rappresentante della piccola folla di persone storicamente esistite che si comportarono verso il regime nazista allo stesso modo dello studentello nei confronti dalla classe. La galleria di personaggi si allarga per comprendere figure che non hanno una personalità propria, ma che portano sulle spalle atteggiamenti comuni che si manifestano in simili situazioni.
È così che Kevin rappresenta gli sconfitti alle elezioni cruciali che portano al potere l’unico partito; Karo è la dissidente, ben presto ignorata ed esclusa; Dennis è il debole trascinato fin da subito dal fascino del rassicurante concetto di compattezza solidale sotto un capo da venerare; l’ignoto studente che lavora al giornale scolastico, e che reagisce alle denunce di Karo con un “state facendo questa cosa molto più grossa di quello che è”, è il governo di un altro paese che decide di lasciar correre.
Il monito de L’Onda
Scarno come un documentario, illuminato di luce naturale, girato in corridoi di scuola, L’Onda ha il fascino di una sceneggiatura fluida, quasi ineluttabile. Con un brivido di consapevolezza si vorrebbe fermarla, impedirle di proseguire, perché il finale non può che essere il peggiore (e cioè il migliore, l’unico che può completare con elegante esattezza poco più di cento minuti di pellicola).
Allo stesso tempo è tutto abbastanza avvolgente da rendere simpatici i “cattivi” membri del regime, e odiosi i ribelli che si accorgono della pericolosità di quanto sta accadendo. Perché un’unione che rende tutti più forti dovrebbe ottenere solo la nostra diffidenza, perché dovremmo rifiutare compattezza, ordine, moralità infrangibile, lealtà?
La risposta è quella di Wenger al momento di un risveglio lacerante perché fonte di improvvisa e terrorizzata inquietudine, di comprensione della propria colpa, di ritorno violento alla lucidità: “La cosa peggiore è che abbiamo escluso dal gruppo chi non la pensava come noi”.
Chiara Orefice
The Third Wave, cronaca di Ron Jones (archive.org)
Possibile che si verifichi nella realtà odierna? Vito Punzi in proposito (LOccidentale.it)
Resoconto ben documentato delle vicende del romanzo (The Alan Review)