Sono passate almeno due settimane e, com’era prevedibile, Better Call Saul ha letteralmente fatto faville. La nuova serie targata AMC, infatti, che racconta in chiave tutta “breakingbadiana” le vicende di uno dei suoi vecchi personaggi di spicco – l’avvocato Saul Goodman – ha fatto registrare ottimi risultati nelle prime uscite, dimostrando di essere la degna appendice di una delle serie dall’arco narrativo più completo. Eppure, nelle cinque stagioni di Breaking Bad non è parso mai così necessario farsi un paio di domande sulla vita passata del personaggio interpretato da Bob Odenkirk, un po’ perché non sarebbero bastate le due o tre puntate di rito sul suo conto per compensarne la splendida caratterizzazione, e un altro po’ perché la serie non lo richiedeva. Abbiamo visto Saul praticamente ogni qualvolta le cose si mettevano male per Walt e Jesse; qualcosa come ‘sempre’, in poche parole.
Non è sempre facile rimanere all’altezza delle proprie creazioni, soprattutto se una di queste si chiama Breaking Bad. Ecco, se da un lato abbiamo imparato a non giudicare un libro dalla copertina, dall’altro non possiamo non riconoscere a Vince Gilligan lo stesso genio creativo dei suoi anni migliori, il taglio comico, la lunghezza spropositata di alcune scene, tutti artifici adesso messi a disposizione per un altro duo d’eccezione. Al fianco di Saul, infatti, ben presto si metterà Mike Ehrmantraut (Johnathan Banks), anch’egli una conoscenza già acquisita, vecchia ed esperta volpe con il ruolo ormai inquadrato di chi risolve ogni tipo di situazione scabrosa.
Se dovessimo confrontare i due inizi, lo start di Better Call Saul si piazzerebbe senza problemi davanti a quello di Breaking Bad. Uno dei meriti più grandi della serie sul professore di chimica più illegale di sempre, infatti, è stato proprio il sapersi migliorare anno dopo anno, stagione dopo stagione, raggiungendo così limiti inarrivabili per tutti. A meno che un buon 80% delle menti che hanno contribuito alla sua creazione non si riuniscano dopo nemmeno due anni con l’intento di girare uno spin-off su un suo personaggio.
La storia di Jimmy McGill, alias Saul Goodman, inizia dietro una squallida scrivania in un ufficio semiadattato sul retro di un centro per massaggi, presagio di una carriera al momento in alto mare e che risente, probabilmente, del suo stile esuberante e troppo sopra le righe. Tecnicamente ineccepibile e potenzialmente in grado di offrire grandi cose ai suoi fan, per Better Call Saul è stata già designata, naturalmente, una seconda stagione. Sarà forse proprio su fattori come durata e portata che la serie dovrà insistere per somigliare di più a BB; dal canto nostro, non vediamo la cosa impossibile, non dimenticando, però, che buona parte del seguito di cui gode ora Better Call Saul deriva dai fasti di chi, in passato, pur non avendo modelli a cui ispirarsi, ha letteralmente sbaragliato ogni critica ed è diventato un fenomeno mondiale.
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Nicola Puca