Il termine cazzimma è tra i più noti del dialetto partenopeo. A Napoli “cazzemmuso se nasce” e l’unico rimedio per combattere il cazzimmoso è avere una cazzimma maggiore.
Pino Daniele, in A me me piace ‘o blues (album Nero a metà del 1980) cantava: «Tengo ‘a cazzimma e faccio tutto quello che mi va».
Oggi, in tempo di crisi, la cazzimma è un fenomeno in costante crescita: nei rapporti sociali, nell’amore, nell’amicizia, nella scuola, nello sport, nel cinema e perfino nei cartoni animati.
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Che cos’è la cazzimma?
Nello show teatrale Fiesta, l’attore comico Alessandro Siani, a un ipotetico milanese che gli chiede di spiegargli in che cosa consiste la “cazzimma”, risponde: «Nun t’ ‘o bboglio dicere, chest’è ‘a cazzimma!».
Ernesto Ferrero, nel Dizionario storico dei gerghi italiani (Mondadori), definisce la “cazzimma” come termine diffuso soprattutto nel lessico giovanile campano e utilizzato per indicare un insieme di atteggiamenti negativi: “autorità, malvagità, avarizia, pignoleria, grettezza”, a cui riteniamo di dover aggiungere almeno anche astuzia, furbizia, cinismo.
Etimologia
L’enciclopedia satirica Nonciclopedia vuole che per la prima volta “la parola cazzimma fu usata da un bambino grasso e pigro, che voleva la Nutella. La mamma non gliela voleva comprare e il bambino, campione di tronca-le-parole mondiale, disse: «Cazzo, mà, accattamélla!»; da allora espresse con questa parola (modificata successivamente in cazzimma, per essere più armoniosa e agevole nell’uso per tutti), tutti gli atteggiamenti di rosicaquantovuoitantonontelodico”.
Al di là di queste ricostruzioni ironiche, etimologicamente cazzimma va collegata al nome dell’organo sessuale maschile + il suffisso napoletano –imma, il quale proviene (come il corrispettivo italiano -ime: ad esempio, concime, mangime) dal latino –īmen.
Il napoletano –imma risulta tuttora molto produttivo e ha una connotazione collettiva o dispregiativa, dando origine a varî termini di genere femminile: calimma “calore”; canimma “puzzo di cane; branco di cani”; rattimma “eccessiva libidine”; scazzimma “secrezione cisposa”; sfaccimma “liquido seminale”; zuzzimma “sporcizia”.
I vocabolarî del napoletano dell’Ottocento e del Novecento (Altamura, Andreoli, D’Ambra, Rocco) non registrano il lemma, glossato solo a partire dagli anni Novanta (Iandolo e De Falco ma non D’Ascoli).
Il fatto che il termine non sia registrato dai lessicografi se non in anni recenti si può spiegare considerandolo come neologismo: secondo Renato De Falco, esso sarebbe nato nel linguaggio studentesco-adolescenziale napoletano alla fine degli anni Cinquanta (Alfabeto napoletano, Colonnese).
Tuttavia, pare difficile immaginare che questo lemma non sia esistito già precedentemente, forse con il significato originario di “secrezione fisiologica” (Nicola De Blasi), come l’affine scazzimma (in tal caso, per l’assenza nei vocabolari si potrebbe ipotizzare che il termine sia stato tabuizzato perché sentito come volgare).
Per il passaggio semantico a “furbizia opportunistica”, si confronti sempre il caso di sfaccimma, che da “liquido seminale” è passato ad indicare “la feccia, il peggio” ma anche una “persona furba e intraprendente”.
Cazzimma e social
Nonostante le incertezze storico-etmilogiche, la cazzimma è espressione oggi consolidata nel napoletano e non solo: essa ha ormai varcato i confini regionali.
La sua fama nazional è confermata anche dai social network.
Su Facebook la pagina “ufficiale” (ne esistono diverse) Cazzimma conta più di 65.000 “mi piace”; assai evocativo il titolo di un’altra pagina sempre di Facebook, Alla cazzimma si può rispondere solo con la cazzimma.
Su Twitter l’utente La Cazzimma si descrive in tal modo: «Intraducibile arte. Si può apprendere. Ma meglio ereditarla geneticamente. La cazzimmata la fai o la subisci. Sta a te».
La cazzimma… esportata
Da Napoli all’Italia e al mondo: la cazzimma ormai, come la pizza e gli spaghetti, è stata esportata in tutto il globo.
Il 27 febbraio 2015, ai microfoni de I Radioattivi, programma di Ettore Petraroli e Rosario Verde in onda su Radio Club 91, “la pitonessa” cuneese Daniela Santanchè, imprenditrice e deputata di Forza Italia, ha affermato: «Mangio pane e cazzimma. È una parola che mi piace da bestia».
E già il 22 ottobre 2014 il madrileno Rafael Benítez, allenatore della SSC Napoli, alla vigilia della sfida di Europa League con gli svizzeri dello Young Boys, si era espresso in questi termini: «Mancano punti e dobbiamo migliorare questa cazzimma».
Letteratura… cazzimmosa
Cazzimma è il titolo del primo romanzo (Mondadori) di Stefano Crupi, giovane giornalista casertano. Il libro racconta la storia di Sisto, un ragazzo napoletano che decide di sfidare la camorra mettendo su un traffico di droga in proprio. Un romanzo sui giovani, sul desiderio di successo e sulla spregiudicata violenza nei confronti di chi è più debole: la cazzimma, appunto.
Un libro gustoso e brillante, colto e divertente è De vulgari cazzimma. I mille volti della bastardaggine (Cento Autori, collana Humour lab) dello scrittore satirico Pino Imperatore. Ogni lingua dà un nome soltanto alle cose che sono ritenute importanti dal gruppo sociale che parla quella determinata lingua e può accadere quindi che un vocabolo sviluppato in una lingua non ammetta un corrispettivo esatto in altre lingue proprio perché i parlanti non riconoscono come significativo il concetto espresso da tale vocabolo: è questo il caso del napoletano cazzimma.
‘Ncopp’ ê Quartiere s’ha dda nascere c’ ‘a cazzimma
La cazzimma diventa un modo di agire necessario nei quartieri popolari di Napoli, in cui vige la regola del “più forte”: una di questa realtà è senza dubbio quella dei Quartieri Spagnoli.
Il progetto Emurìtù (letteralmente «Devi morire tu»), scArti per il sociale nasce dall’esperienza di educatori, operatori sociali, insegnanti ed artisti che da anni lavorano con l’Associazione Quartieri Spagnoli Onlus. Tra le iniziative, l’Enciclopedia dei Quartieri Spagnoli, che contiene voci di vicolo, espressioni, modi di dire, realizzati in forma di videoclip; da “ ‘A cumanne tu dint’â ‘nzalata ‘e rinforzo, papaccé!” a “Nun te ‘ntallià”, passando ovviamente per “cazzimma”, definita come: «Strafottenza + un pizzico di cattiveria + opportunismo + furbizia + il piacere di farlo apposta».
‘A cazzimma è anche il titolo del cortometraggio che i ragazzi dei Quartieri Spagnoli dell’Associazione Socialmente Pericolosi hanno presentato al Giffoni Film Festival 2012. Coordinato da Actionaid e diretto da Fabio Venditti, il documentario affronta il disagio dei giovani napoletani dei rioni malfamati, descrivendo senza reticenze le cause concrete di questo malessere e non solo gli effetti negativi sulla sicurezza della città.
Elogio della cazzimma
Elogio della cazzimma. Perché nella vita bisogna essere bastardi. S’intitola in questo modo il romanzo di Daniele Lembo in cui, attraverso la storia di Otelio, si comprende perché a volte questa sia indispensabile nella vita; perché chi pensa che essa sia semplicemente una cattiveria gratuita verso gli altri si sbaglia e di grosso: essa è, invece, un modo di intendere la vita, una filosofia dell’esistenza e, come tutte le scuole di pensiero, anche questa ha suoi maestri.
Carmine Caruso
Sitografia
- www.accademiadellacrusca.it/it/lingua-italiana/consulenza-linguistica/domande-risposte/cos-cazzimma
- http://www.treccani.it/vocabolario/cazzimma_(Neologismi)/