L’era apostolica consegnò all’umanità una sola Grande Chiesa. Tutte le comunità cristiane vivevano nella convinzione di formare – tutte insieme – le membra di un unico corpo (1 Cor 12, 12-27). Fin dalle origini, però, l’unità cristiana venne costantemente messa in crisi dall’insorgere delle eresie. Gli eretici erano coloro che – per un motivo o per un altro – si mettevano consapevolmente al di fuori della comunione cattolica. Per questo i vari gruppi ereticali erano gli unici a distinguersi con nomi loro propri, spesso desunti dal nome del fondatore: gli gnostici, gli ariani, i nestoriani ecc… Le varie confessioni cristiane nacquero nei secoli successivi.
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Il Grande Scisma: Chiesa cattolico romana e Chiesa ortodossa
A partire dall’VIII secolo (con la fine dell’era patristica), il contatto tra la Cristianità orientale e quella occidentale si fece nei secoli sempre più labile. Molte delle divergenze teologiche erano dovute infatti a incomprensioni culturali, se non a veri e propri equivoci linguistici.
La frattura del 1054, con la reciproca scomunica tra il vescovo di Roma e il patriarca di Costantinopoli, apparve inizialmente come una delle tante rotture che già si erano verificate in passato. Invece essa fu la prima a non venire sanata e quindi quella del 1054 è ricordata come la data del Grande Scisma.
Da allora Oriente e Occidente presero strade diverse, pur conservando i comuni fondamenti: la successione apostolica, i sacramenti, il sacerdozio, il canone biblico (salvo qualche marginale differenza) e l’intero patrimonium fidei fissato dai primi sette Concili ecumenici. A differenza della Chiesa latina, quella d’Oriente non ha un solo primate ma conferisce il primato d’onore al Patriarcato ecumenico di Costantinopoli.
Lo scisma protestante e le chiese riformate
Dopo la fine delle persecuzioni romane e il riconoscimento del Cristianesimo come religione ufficiale dell’Impero (Editto di Tessalonica, 380), la Chiesa si era improvvisamente ritrovata da minoranza perseguitata e militante a fenomeno di massa. La conseguenza fu la corsa al sacerdozio da parte dei membri della famiglie aristocratiche con la creazione di una Chiesa di potere che avrebbe da allora in poi convissuto con quella spirituale. La compromissione dello spirituale col temporale, però, accumulò nei secoli sempre maggiori violazioni della disciplina ecclesiastica che si radicavano con la forza dell’abitudine. A partire dall’alto Medioevo, ci furono quindi diversi tentativi di riforma della Chiesa, solo in parte efficaci.
Tra XV e XVI secolo, i problemi della Chiesa e la corruzione del clero erano ancora sotto gli occhi di tutti. Questo permise a Lutero di diffondere le sue tesi (1517) cavalcando l’indignazione popolare e gli interessi temporali dei principi tedeschi.
I padri del Concilio di Trento (1545-1563) fecero proprie tutte le antiche istanze di riforma morale, ma rifiutarono la teologia luterana rilevandone tutti i punti di contrasto con la Tradizione e l’insegnamento patristico.
L’eresia luterana fu la prima – grazie al sostegno politico che le veniva dalla possibilità di incamerare i beni della Chiesa – a sottrarre definitivamente all’ortodossia vaste zone europee. L’Europa non avrebbe mai più ritrovato l’unità religiosa, restando divisa in diverse confessioni cristiane.
Insistendo su alcuni passi della Scrittura (soprattutto di san Paolo) – ed espungendone invece altri come apocrifi – Lutero sosteneva la dottrina della sola gratia, sola fide, sola Scriptura, con l’abolizione del sacerdozio ministeriale e dei sacramenti (ridotti al numero di tre e di significato simbolico).
Particolarmente significativa – e gravida di conseguenze storiche – fu il principio della libera interpretazione della Scrittura. Se esso, da un lato, sembrava restituire centralità al testo biblico, dall’altro non mancava di mostrare le sue controindicazioni col fiorire di diverse confessioni protestanti.
Tra le più importanti vi furono gli anabattisti (contrari al battesimo dei bambini, ammesso invece da Lutero), i calvinisti (che negavano il libero arbitrio in virtù della rigida predestinazione divina ideata da Calvino) e gli anglicani (nati dalla volontà di Enrico VIII di creare una Chiesa d’Inghilterra sotto il controllo reale).
Le chiese pentecostali e il protestantesimo impazzito
Nei primi anni del ‘900 nacque negli Usa una nuova confessione in ambito protestante, destinata però sempre di più a prenderne le distanze. Il nuovo e aggressivo movimento pentecostale si sarebbe presto organizzato con proprie istituzioni, riuscendo in tempi recenti a sottrarre fedeli di tutto il mondo sia alle sempre più sfiancate confessioni riformate sia alla Chiesa cattolica. Sui fondamenti della dottrina luterana, i pentecostali idearono la mistica del battesimo dello Spirito che contraddistingue i nati di nuovo con fenomeni come quello della glossolalia.
I sociologi delle religioni suddividono la storia del pentecostalismo per ondate. Esse contribuiscono alla formazione di una fisionomia del tutto particolare, basata su di un costante ciclo di palingenesi. È sempre stata forte infatti, in tutte le correnti pentecostali, un indirizzo antigerarchico insofferente ad ogni forma di struttura ecclesiastica. Ogni ondata si caratterizza quindi per la forte critica di quella precedente, rea di essersi istituzionalizzata. Anche la nuova, però, finisce inevitabilmente col fossilizzarsi nello stesso modo, suscitando così la medesima reazione di quella successiva e così via.
Frammentarietà e provvisorietà sono quindi la caratteristica del cosiddetto protestantesimo impazzito che si ramifica in un numero ormai incalcolabile di piccole chiese del tutto autonome (molto spesso in conflitto tra loro), oppure organizzate in più o meno grandi federazioni. Il rifiuto di ogni tradizione impedisce alla galassia pentecostale la fissazione di una dottrina, con la conseguenza di una teologia liquida che si evolve continuamente in tutte le direzioni. Non solo da un’ondata all’altra, ma anche all’interno di ciascuna. Il mondo pentecostale presenta anche l’interessante peculiarità di aver riprodotto in proprio – spesso tenendole forzosamente insieme – buona parte delle antiche eresie cristiane dei primi secoli.
Le confessioni cristiane e l’ecumenismo
A partire dal XX secolo, molte confessioni cristiane hanno espresso il desiderio di unità e di riapertura di un dialogo fraterno. Il movimento ecumenico, nato in ambito protestante, è stato accolto dalla Chiesa cattolica a partire dal Concilio Vaticano II.
Attualmente sono coinvolte nel dialogo ecumenico tutte le confessioni del protestantesimo storico e le Chiese ortodosse (con particolare riluttanza però di quella russa), mentre è generalmente rifiutato dal mondo pentecostale.
Nel 1965, tramite una dichiarazione comune, Paolo VI e il patriarca Athénagoras ritirarono le rispettive scomuniche del 1054.
Ettore Barra