Foreign Fighters: crisi del modello occidentale

Uno spettro che aleggia tra la cronaca nera e l’indagine sociologica, la controversa figura dei “Foreign Fighters”, cittadini europei, occidentali, che, spinti dal richiamo del “Califfo” Abu Bakr al-Baghdadi, lasciano il proprio paese per unirsi alle formazioni combattenti dello Stato Islamico.

“Il loro avvicinamento alla Jihad globale non si fonda tanto sulla condivisione dei precetti più estremi dell’Islam radicale, quanto sulla convinzione che il riscatto dei diseredati, se un tempo passava attraverso il terzomondismo “modello Che” oggi s’incarna nella sollevazione contro l’Occidente colonizzatore operata dai seguaci di Abu Bakr al-Baghdadi. Sociologia più che religione.[…] Molti di loro non hanno alle spalle storie di disperazione sociale, di nuclei famigliari distrutti, la loro conversione all’Islam è un processo di identificazione con una causa per la quale vale la pena combattere e sacrificare la propria vita. […] la maggioranza, è alla ricerca di una realizzazione personale. La “bandiera nera” dello Stato Islamico attrae come un tempo riusciva farlo la “bandiera rossa”. Quella che prende forma è una identità transnazionale[1].”

Per l’appunto “quella che prende forma è una identità transnazionale” opposta al concetto, di classica accezione occidentale, di Stato Moderno, imperniato sulle identità nazionali[2].

Crisi d’Identità

Un concetto, quest’ultimo, messo in crisi dall’ esperienza tragica dei regimi totalitari di metà novecento, responsabili di orrendi genocidi, barricati dietro un nazionalismo fiero ed intollerante:

Dopo l’esperienza del Terzo Reich “anche un popolo devoto allo stato come quello tedesco non era più disposto a identificarsi in esso”[2].

Quello che si avvia, nel secondo dopoguerra, è un lento ma inesorabile processo di delegittimazione, il popolo non si identifica più nello Stato, non sente più di appartenere ad una nazione definita, vive una crisi d’identità.

Crisi di un Sistema

Crisi acuita e amplificata proprio nel momento del crollo degli imperi coloniali, coinvolgendo così l’intero sistema occidentale, che si rivela artefice di gravi malefatte, portando alla ribalta movimenti terzomondisti, più o meno violenti.

Viene a crearsi un vuoto, si diffonde un forte senso di smarrimento, di fronte a cui è forte la tendenza a non identificarsi più con stati e nazioni, a cercare nuove realtà a cui aggrapparsi, entità, gruppi e movimenti tra i più vari, dai vari movimenti etno-regionalisti, ai vari movimenti “gender”, fino ai movimenti religiosi, che riacquistano in questo momento quell’antico carisma, in grado di mobilitare le masse, lo stesso che avevano perso, proprio a favore dello Stato, con l’avvento della secolarizzazione.

La Rivoluzione Fondamentalista

Assistiamo quindi a quella che viene definita “rivoluzione fondamentalista”[2]: questi movimenti sono accomunati, non solo dalla messa in discussione dello Stato Moderno, contro cui propongono modelli alternativi, di contro-società, ma spesso tendono anche a costituirsi come movimenti fortemente esclusivisti, caratterizzati da una spaventosa intolleranza.

foreign fighters
Jihadi John, pseudonimo di Mohammed Emwazi, tristemente famoso boia dell’ISIS, di nazionalità britannica.

Il “movimento dei Foreign Fighters” rientra così nel più ampio fenomeno di crisi dello Stato Moderno e dell’intero sistema occidentale, finendo con l’esserne il frutto diretto, al di la di qualsiasi teoria del complotto.

I foreign fighters: un Paradosso su cui Riflettere

L’ ISIS è nata e si è diffusa con maggiore rapidità, proprio in quei paesi, come l’Iraq e la Libia, dove si è preteso di esportare, tramite la vecchia formula dell’esportare la democrazia, il modello occidentale, che non solo si è rivelato inadeguato, ma ha amplificato la crisi del modello stesso, importando nel cuore dell’occidente, un modello antagonista, forte ed incontrollabile.

Un modello che possiede una forza attrattiva maggiore del vecchio modello occidentale, e che “”in un mondo basato sull’ evento messo in scena, dove la politica diventa uno sport da spettatori e le elezioni si riducono alla misurazione dell’intensità di un applauso”[2] risulta vincente, proprio grazie al “corretto” utilizzo di uno strumento, un tempo al servizio e alla base delle strutture di potere dello Stato Moderno, la propaganda[6].

Mario Sanseverino

[1] Umberto De Giovannangeli, Foreign fighters, chi sono i 3000 cittadini europei che si sono uniti agli jihadisti dell’Isis, http://www.huffingtonpost.it/2014/09/27/foreign-fighters-chi-sono_n_5892976.html  consultato il 23/03/2015.
[2] Wolfgang Reinhard, Storia dello stato moderno, Bologna, Il Mulino, 2010.
[6] Per approfondire sul tema della propaganda ISIS: http://www.lacooltura.com/2015/02/isis-propaganda-internet/