Francesco Petrarca è un tassello importante nella vasta produzione letteraria italiana. Personaggio chiave del ‘proto umanesimo’, colui il quale ha dato l’avvio a quel movimento ideologico che è stato l’ Umanesimo del XV secolo.
Amante della classicità, Francesco Petrarca ha consacrato la sua intera esistenza alla ricerca filologica, riportando alla luce testi latini altrimenti destinati a cadere nell’ oblio: l’orazione Pro Archia poeta di Cicerone, alcune lettere a Quinto, Attico, Bruto, giusto per citarne alcuni.
Francesco Petrarca: chierico cosmopolita
Il Petrarca è nato ad Arezzo nel 1304, figlio del notaio ser Petracco, un guelfo bianco mandato in esilio in seguito alla vittoria dei neri. Egli condivideva la stessa situazione di Dante Alighieri, di cui, pare, fosse anche amico.
Nel 1312 la famiglia si stabilì nei pressi di Avignone, al tempo sede della corte papale. Il giovane Francesco, insieme col fratello minore Gherardo, subì fortemente l’influenza culturale degli ambienti cosmopoliti avignonesi, dove gli intellettuali utilizzavano il latino come lingua ‘internazionale’ – al pari del nostro inglese attuale – e gli intrighi, minuziosamente orditi fra i corridoi della curia, erano il pane quotidiano.
Se da un lato la vita ad Avignone gli aveva concesso una solida formazione culturale classica, dall’ alto la città costituisce per Petrarca un ricettacolo di mondanità che lo inizia ad un’esistenza fatta di frivolezze e fatui piaceri, conclusasi nel giro di pochi anni poiché si era letteralmente prosciugata l’eredità paterna.
Petrarca però è un uomo arguto e un intellettuale ‘libero’ nel senso che non voleva sentirsi legato ‘professionalmente’ a nessuna istituzione, ma ha bisogno di mezzi per mantenersi e soddisfare anche la sua ansiosa voglia di viaggiare, sganciandosi dalla tradizione municipale del duecento.
Prendere gli ordini minori fu la scelta più semplice: diventa chierico e subito entra nell’ entourage del cardinale Colonna, e per suo conto compirà diversi viaggi. Ma in cosa consiste concretamente essere chierico? La Chiesa garantiva una certa rendita, senza che il beneficiario dovesse occuparsi della cura spirituale dei fedeli, ma era d’obbligo il celibato. Tale escamotage divenne molto popolare negli ambienti culturali nel secolo successivo.
L’Umanesimo cristiano di Petrarca
Petrarca considera lo studio delle lettere come la più grande manifestazione di umanità. L’attività filologica da sola non basta, ma deve essere accompagnata dalla capacità di analisi e spirito critico, esperienze necessarie per la riscoperta dell’ uomo di in quanto essere dotato d’intelligenza.
Questi concetti saranno i postulati da cui partirà la ricerca umanistica/ rinascimentale successiva, in cui l’uomo non è più in balia di eventi prestabiliti ma artefice del proprio destino. Lo stesso Petrarca aveva rifiutato la tradizione scolastica che ancora incombeva nelle menti medievali, abbraccia invece la filosofia morale e l’oggetto del suo studio: i dilanianti conflitti dell’ animo umano.
Francesco Petrarca viveva in prima persona tali conflitti, acuiti dalla scelta del fratello Gherardo –cui era molto legato – di prendere i voti. Egli ammirava e temeva tale scelta, poiché l’ambiente corrotto di Avignone e la violenza degli scontri politici avevano prostrato una personalità che aspirava principalmente alla tranquillità. Egli avverte il peso della mondanità che ha contraddistinto la sua giovinezza, lasciandogli due figli illegittimi ( il chierico aveva l’obbligo della castità ).
Petrarca vorrebbe avere la forza d’animo del fratello di dedicarsi completamente ai suoi doveri religiosi, e non trovandola, cade in una profonda crisi da cui non uscirà mai. Gli scrupoli di coscienza erano sopraggiunti non tanto in seguito alla riscoperta della moralità classica, quanto soprattutto della lettura delle Confessioni di Sant’Agostino, per il quale Dio era la risposta alla ricerca della pace interiore.
La critica ha parlato di umanesimo cristiano, distinguendo la concezione precedente di religiosità ( prevalentemente collettiva ) rispetto al nuovo rappresentato da Petrarca, in cui il rapporto con Dio è vissuto come un’esperienza del tutto personale.
Questi drammi sono stati affrontati nel Secretum, opera non destinata alla pubblicazione e tenuta dal Petrarca come una sorta di diario appunto segreto. Il testo è stato sapientemente definito da Giulio Ferroni come la radiografia di un conflitto senza soluzioni, paradigma azzeccato per la comprensione di una personalità che ha dato così tanto alla letteratura italiana.
Roberta Fabozzi
Bibliografia
Storia della letteratura italiana, G. Ferroni, Einaudi