Nato come Jack Hoggan nel 1951, a Fife in Scozia, assume nel momento della sua svolta artistica il cognome da nubile della madre di origini italiane Vettriano, ponendo così una distanza con quanto aveva prodotto fino ad allora.
I suoi vizi: il fumo, le donne, e i tacchi (di cui è quasi un feticista, li colleziona e li ammira quasi fossero un pezzo di scultura). Meglio ancora una donna che elegantemente indossa i tacchi mentre ha in mano una sigaretta. Un’ossessione che si ripete continuamente nei suoi dipinti. Tacciato di avere una visione prettamente sessista nei confronti delle donne, invece è tutt’altro quello che lui vuole esprimere, celebrarne infatti il loro potere, il potere che hanno sugli uomini, la capacità di ammaliare e portare sull’orlo della perdizione.
Atmosfere da film noir, anni cinquanta, fredde e distaccate, ma soprattutto erotiche e misteriose, che si alternano a quelle più luminose e anche romantiche, dove uomini e donne in coppia o in gruppo ed elegantemente vestiti passeggiano o ballano ad esempio sulla spiaggia mentre un maggiordomo canta “fly me to the moon’’ di Sinatra mentre regge un ombrello come in “The singing butler” l’opera più famosa dell’artista, venduta per 750 mila sterline nel 2004 e rifiutato precedentemente dalla Royal Academy summer exhibition.
Le sue opere ammette essere autobiografiche, rappresentazioni di esperienze realmente vissute. (Scarlett Ribbons, Very married woman, Beautiful losers II). Certo poi, riviste e corrette sempre con l’occhio del pittore. Edulcorate, patinate, lontane solo apparentemente da questo mondo.
Egli stesso finisce per diventare uno dei protagonisti della scena o anche solo lo spettatore voyeur che osserva in secondo piano, un mischiarsi dunque nella sua arte a cui non riesce a rinunciare. E le donne, le donne che ritrae sono raramente frutto della sua immaginazione, più spesso persone con le quali ha avuto un contatto, un rapporto, un coinvolgimento. Prostitute che ha fotografato per strada, sconosciute che ha avvicinato, e ovviamente muse che ha amato.
C’è anche una componente intimista, al di là di quella puramente erotica (che ha sicuramente un ruolo predominante nella sua arte), lavori che sono anche espressioni dei suoi rapporti finiti male, della sua sofferenza.
Completamente autodidatta, Jack Vettriano lascia presto la scuola per diventare apprendista ingegnere minatore, e dunque il suo approccio all’arte è tardivo, quando la sua ragazza per il suo 21° compleanno gli regala un astuccio contenente acquarelli.
Inizia come tutti i pittori a formare un proprio bagaglio culturale, andando a ritroso nella tradizione e imitando i più grandi maestri dell’arte da Caravaggio a Monet, conducendo regolari visite d’arte nelle gallerie locali e nel museo di Kirkcaldy o quello di Kelvingrove, appassionandosi dei coloristi scozzesi e dei Glasgow boys. La vera svolta arriva nel 1988, quando partecipa all’esposizione estiva della Royal Scottish Academy con due dipinti, i quali vengono venduti entrambi il primo giorno, ricevendo proposte da almeno tre gallerie intente a rapresentarlo.
Si sposta così ad Edimburgo e cambia cognome, lavora giorno e notte febbrilmente per crescere e produrre, guadagnandosi quindi con fatica il successo. Con esposizioni in tutto il mondo oggi è diventato uno dei più famosi e popolari artisti dei nostri giorni, con opere che raggiungono cifre da capogiro alle aste e milioni di riproduzioni ovunque, che le rendono accessibili anche a chi non può contendersi gli originali.
Amato dal pubblico, snobbato dalla critica. Il lavoro di Jack Vettriano è stato in gran parte ignorato dall’establishment artistico, laddove non criticato. Sotto accusa, il suo “populismo”, il lavoro fin troppo “commerciale” e “privo di idee” . Che le sue opere possano trovare un facile consenso nel pubblico (un consenso sempre più numeroso) e altrettanta smania di collezionismo, è vero, e questo potrebbe chiaramente far storcere il naso ai critici amanti di un’arte più di nicchia, ma ciò non toglie nulla al grande talento e al fascino dei suoi quadri. Nel 2014 si è tenuta la sua più importante retrospettiva al Kelvingrove Art Gallery and Museum di Glasgow, con circa 100 dipinti che hanno ripercorso la sua carriera dal 1992 al 2012; l’affluenza dei visitatori è stata ben oltre le aspettative, lasciando l’artista entusiasta per il suo apprezzamento e l’attenzione che finalmente anche il suo Paese gli ha dimostrato.
Marina Borrelli