Negli articoli precedenti abbiamo visto come il Duecento sia stato un secolo intellettualmente molto vivace e caratterizzato da molteplici tendenze letterarie. La componente religiosa aveva enormemente influenzato la mentalità medievale, e abbiamo anche visto che aveva dato l’impulso iniziale alla creazione della nostra letteratura. Vediamo quali sono le caratteristiche della letteratura del Duecento alla fine di questo secolo.
Dall’Exemplum alla novella nella letteratura del Duecento
Sul finire del Duecento e l’ inizio del Trecento la Toscana si era affermata come uno dei principali centri culturali italiani: è soprattutto a Firenze che hanno origine e diffusione i manoscritti sulla Commedia di Dante Alighieri e la lirica d’ amore.
Sempre in area toscana, in questo periodo circolano varie ed eventuali traduzioni, o meglio adattamenti, di romanzi francesi in prosa. Il ceto borghese, infatti, aveva subìto largamente il fascino del mondo quasi onirico cantato dai romanzieri francesi; con questo spirito era nato il Tristano Riccardiano, liberamente ispirato al Roman de Tristan.
Ma la prosa volgare del Duecento abbraccia motivi differenti, specialmente il racconto. Per sua stessa natura è lineare e ben si presta alla schematizzazione di situazioni differenti, che possono sfociare, ad esempio, in norme sociali o religiose. Situazioni, che diventano emblematiche poiché in esse si muovono personaggi che per i loro meriti, e quindi adeguandosi a un certo modello comportamentale, hanno raggiunto qualcosa, che di solito corrisponde alla salvezza dell’ anima.
Questa tecnica prende il nome di Exemplum, un particolare genere letterario molto diffuso nel Medioevo. Sulla scia della fortuna ottenuta dagli exempla, si sviluppò la cosiddetta prosa moralistica, il cui scopo era esattamente quello di dare insegnamenti sociali. Il testo più notevole in questo senso è il Libro della consolazione e del consiglio di Albertano da Brescia.
Questa forma di narrazione breve fu determinante per la nascita della novella. Significativo è il suo rapporto con le fiabe popolari, grandissima fonte d’ ispirazione per la narrativa successiva. Tale genere letterario divenne molto popolare negli ambienti culturali del tempo; un esempio ci è offerto dal Novellino, probabilmente composto a più mani tra il 1280 e il 1300, e la critica discute ancora circa le eventuali origini toscane e/ o venete.
La letteratura del Duecento e la struttura combinatoria di Italo Calvino
Il nome di Marco Polo è essenzialmente legato al Milione. Esso è il resoconto del viaggio che il veneziano Marco Polo compì in Oriente, e in base alla sua struttura composita, è difficile ascriverlo in un determinato genere; è sia cronaca che trattatistica geografica.
L’esempio di Marco Polo non è il solo, in quanto la tendenza di scrivere resoconti di viaggi era già stata utilizzata in passato, come l’ Historia Mongalorum del francescano Giovanni da Pian del Carpine. Quando Marco Polo tornò a Venezia nel 1295, fu fatto prigioniero dai genovesi, e proprio in carcere conobbe Rustichello da Pisa, e fu proprio quest’ ultimo a mettere per iscritto il racconto del mercante veneziano.
Le avventure alla corte del Gran Khan, di cui il Polo era diventato amico e consigliere, sono state riprese dal grande Italo Calvino nel romanzo Le città invisibili del 1972. Questo libro si configura come una sorta di riscrittura del Milione, dove la voce narrante è dello stesso Marco Polo, il quale descrive al Khan le città del suo impero; queste città sono invisibili, ovvero immaginarie.
L’ escamotage permette a Italo Calvino di svincolarsi dalla realtà senza distruggerla; di creare mondi diversi, totalmente irreali. La tecnica combinatoria si regge sull’ utilizzo della cornice: ogni capitolo è introdotto da un dialogo tra Marco Polo e il Gran Khan.
Il nostro percorso attraverso la letteratura italiana del XIII secolo si conclude qui, con la consapevolezza che le esperienza letterarie non sono mai blocchi di sapere a se stanti, e d’ altra parte il bello della letteratura è proprio questo: il suo contino evolversi senza mai dimenticare il passato.
Roberta Fabozzi