Massa e Individuo tra Arte e Filosofia

Si può parlare di individuo, di una singolarità, come monade assoluta, soggetto isolato, decontestualizzato rispetto alla massa, nell’epoca contemporanea? That is the question.

Dalla percezione individuale…

Oggi sentiamo chiaramente l’esigenza di differenziarci dalla massa; dall’amalgama indiscriminata degli individui; dalla folla che ci corteggia costantemente attraverso le sue fabbriche culturali (forni di successi cinematografici, letterari, artistici, tutti sempre uguali, come fosse un eterno ritorno della banalità umana). Esigenza, questa, che ci spinge alla più semplice ricerca continua di originalità estetica a tutti i costi. Oppure alla caratterizzazione della personalità al fine di trovare quell’assoluta unicità che conduce alla sterile interpretazione di un personaggio che scimmiotta l’umanità individuale.

…alla trasposizione filosofica

Di certo, però, non possiamo avere la presunzione di sentirci unici protagonisti storici di quella che altro non è che la trasposizione sul piano sociologico, psicologico e morale del più classico e remoto conflitto filosofico Io – non Io. Ebbene, allora, quando nasce il forte bisogno di contestualizzare la questione individuo e il suo rapporto/conflitto con le masse?

All’origine del problema individuo-massa

Massa
Il bar delle Folies-Bergère, Édouard Manet

Questioni filosofiche come l’affermazione dell’Io e dei suoi confini rispetto all’Altro e alla natura accompagnano l’uomo da sempre e ne caratterizzano l’essere; eppure è relativamente da poco che si tematizza il rapporto individuo-massa.

Infatti, solo con la diffusione sempre crescente dell’industrializzazione si pongono problemi relativi al flusso di individui che si riversa nelle città e all’organizzazione, autonoma o meno, che questi possono assumere; ad esempio la nascita del proletariato industriale urbano, la creazione di partiti di massa, di sindacati, la diffusione di movimenti per i diritti umani, di scioperi più o meno violenti e tumulti sociali di ogni genere.

Insomma, da quando la Folla, poi meglio definita Massa, si afferma come soggetto sociale e politico visibile, e solo da allora, diviene pressante la questione dell’Individualità. I Singoli, prima unici soggetti della vita politica e societaria, si sentono schiacciati e soccombenti rispetto al potere delle Folle. Ed allora questa figura entra a far parte del patrimonio artistico e culturale europeo.

Arte e poesia

Basti pensare al modo in cui l’immagine delle folle entra silentemente nelle poesie di Baudelaire (Parigi 1821 – ivi 1867) – a tale proposito pregnante risulta l’osservazione di Benjamin che ci spiega come l’autore guarda alle masse cittadine quando le chiama in causa come punto di partenza del suo “ideale ossessionante”, cioè quello dei poemi in prosa raccolti nello Spleen de Paris:

Massa
L’Urlo, Edvard Munch

Esso ci dice inoltre che cosa dobbiamo intendere propriamente per queste masse. Non è questione di nessuna classe, di nessun collettivo articolato e strutturato. Si tratta solo della folla amorfa dei passanti, del pubblico delle vie. Questa folla, di cui Baudelaire non si dimentica mai l’esistenza, non funse da modello a nessuna delle sue opere. Ma essa è inscritta nella sua creazione come figura segreta

 – oppure ad opere d’arte come quelle di Munch (Løten, 12 dicembre 1863 – Oslo, 23 gennaio 1944)  – Urlo e Sera sul viale Karl Johan – emblema dell’isolamento generato dall’angoscia dello stare in società; o alla nascita degli studi sociologici e, successivamente, di psicologia applicata alle masse.

Gli studiosi del tempo

Essenziali per la maturazione del pensiero sulle Masse sono gli studi psicologici di fine ‘800, di cui il fondatore può essere considerato Gustave Le Bon (Nogent-le-Rotrou 1841 – Parigi 1931), con il suo Psychologie des foules del 1895. Ma dall’Ottocento in poi tanti sono gli studiosi di sociologia come di psicologia e inoltre di filosofia che si occupano e preoccupano di questo tema.

Tra i sociologi possiamo ricordare Gabriel Tarde (Sarlat, Dordogna, 1843 -Parigi 1904), che ha dedicato lo studio L’interpsicologia all’individuo e ai meccanismi psicologici a lui connaturati che lo mettono in relazione con gli altri e quindi lo pongono all’interno delle relazioni sociali. E ancora possiamo notare l’attenzione che Sigmund Freud (Freiberg, Moravia, 1856 – Londra 1939) dedica alle questioni al confine tra psicologia e sociologia, quindi ai crescenti fenomeni di massa e alla formazione della civiltà. Entrando poi nell’ambito filosofico troviamo studiosi del calibro dello spagnolo José Ortega y Gasset (Madrid 1883- ivi 1955) oppure, inoltrandoci nel Novecento, la pregnante riflessione filosofica di  Theodor W. Adorno (Francoforte sul Meno 1903 – Visp,Vallese, 1969).

Ebbene, con questo articolo, si vuole inaugurare una serie di riflessioni sul rapporto tra individuo e massa attraverso alcuni dei maggiori pensatori degli ultimi due secoli.

Nunzia Rescigno

Fonti

Immagine in evidenza: www.libertadidire.blogspot.com

Fonte immagini media: www.wikipedia.org;

Fonte citazioni: Walter Benjamin, “Di alcuni motivi in Baudelaire”, in “Angelus novus”, ed. Einaudi, pag. 99