Seconda accusa di plagio per l’icona pop Pharrell Williams. Gli accusatori? Sempre gli stessi: la famiglia di Marvin Gaye. Come finirà questa vicenda?
Nona Gaye vs Pharrell Williams, parte due.
Ormai non trova pace il cantante, rapper, produttore, imprenditore e stilista Pharrell Williams, accusato nuovamente di plagio.
La prima accusa fu formulata dall’intera famiglia del defunto Marvin Gaye, immenso cantante soul, famoso per i suoi testi impegnati politicamente in difesa delle comunità afro-americane, morto nel 1984, che ha portato in tribunale non solo Pharrell, ma anche Robin Thicke e T.I. con l’accusa di aver copiato il pezzo di Gaye Got to give it up per sfornare il singolo di successo “Blurred Lines”, che ha avuto un successo strepitoso tra radio e TV (Quasi 373 milioni di visualizzazioni per il provocante video ufficiale sul canale YouTube).
Questa accusa ha portato ad un verdetto: il tribunale della California ha stabilito l’accusa fondata ed il risarcimento è fissato alla modica cifra di 7,4 milioni di dollari da versare alla famiglia Gaye.
C’è da dire che il legale dei cantanti ha già dichiarato di voler presentare appello, perché – a detta sua – le armonie, gli accordi e le note sono differenti e si sta screditando la passione ed il cuore degli artisti coinvolti.
Giudicate anche voi chi ha ragione con questo video.
Ma non finisce qui, dicevamo.
Come se non bastasse, la figlia di Marvin, Nona Gaye, è intenzionata a portare in tribunale un’altra accusa di plagio, per un altro singolo di enorme successo, vale a dire Happy di Pharrell Williams, che ha fatto ballare mezzo mondo ed ha totalizzato circa 604 milioni di visualizzazioni su YouTube. A sua detta il brano somiglierebbe molto infatti con il brano del padre, Ain’t that peculiar.
In questo caso però l’ex moglie di Marvin, Janis, ha rilasciato un’intervista in cui specificava la sua intenzione di non portare in tribunale questa accusa. Vedremo se la figlia seguirà il consiglio materno o porterà avanti questa crociata.
Anche la seconda accusa è pesante, ed attiva una macchina del fango molto violenta e imbarazzante allo stesso tempo su una ormai consolidata icona pop del nostro secolo. Indipendentemente dagli esiti giudiziari, decidete voi chi ha ragione e chi no. Decidete se vale la pena rendere giustizia ad artisti veri o fenomeni da baraccone.
Diego Sbriglia