Che grande Paese è l’Italia: buon cibo, vino di ottima qualità, un Made in Italy che tutto il mondo ci invidia, un popolo di lavoratori pronto a rimboccarsi le maniche quando serve -o ad emigrare in cerca di fortuna all’estero-, tolleranti, civili, aperti… okay, avete trovato gli intrusi? Probabilmente sì, ma non vorrete mai ammetterlo.
Perché diciamocelo, l’Italia è sì un grande Paese (o forse era un grande Paese), ma in materia di civiltà e tolleranza siamo davvero alla frutta, per lo meno a livello occidentale ed europeo. Va bene, forse si tende un po’ ad esagerare, ma è davvero frustrante quando si viene a conoscenza delle ingenti multe pagate dall’Italia per non aver recepito e attuato per tempo le direttive europee. E questo vale anche in materia di diritti civili.
Perché sì, forse saremo il cuore della cristianità -grazie Vaticano-, forse ci riterremo un popolo di bonaccioni, forse in passato avremo dato i natali alle migliori menti sulla scena mondiale, ma se c’è una cosa a cui non rinunceremo mai è la testardagine con cui ci incaponiamo a portare avanti battaglie che, oggettivamente parlando, sono totalmente inutili e perse in partenza.
In Italia sono in molti a ritenere che l’amore tra persone dello stesso sesso sia decisamente contronatura. In Italia, quotidianamente, si assiste a squallidi episodi di omofobia ai danni di individui la cui unica “colpa”, poi, è quella di amare un qualcuno che non sia di sesso opposto al suo. In Italia l’omofobia è una piaga conclamata.
Molte sono le lotte quotidiane portate avanti dagli omosessuali, dai sostenitori delle coppie gay e da chi vuole soltanto vivere in un Paese civile, moderno, all’avanguardia, così come molti sono gli ostacoli da affrontare, ma ad una prima analisi ci si può perfettamente rendere conto di quanto l’Italia sia fortemente arretrata rispetto ai suoi parteners europei.
Un po’ di storia sulle unioni gay
Incredibile ma vero, in Europa su un totale di 28 Stati -ultima la Slovenia poche settimana fa-, soltanto 9 non contemplano minimamente le unioni gay. Tra questi, ovviamente, figura anche l’Italia.
Volendo essere pignoli e ripercorrendo a ritroso la storia sulle unioni gay, dobbiamo fare un passo indietro nel tempo all’ormai lontano 1989. Questa, per la Danimarca, è un’annata speciale: sembra quasi assurdo crederlo, ma il Paese della sirenetta approvò per la prima volta le unioni civili tra persone dello stesso sesso venticinque anni fa. Fu il primo Stato non solo in Europa ma al mondo ad abbattere limiti che fino ad allora nessuno aveva osato anche solo toccare.
Nella seconda metà degli anni 90 Norvegia e Svezia seguirono l’esempio della Danimarca, diventando così il secondo e il terzo Stato al mondo ad approvare le unioni gay. Da lì la strada è stata per lo più in discesa: quasi la totalità dei Paesi del nord e del centro Europa hanno legalizzato, nel corso del tempo, le unioni gay, non disprezzando negli ultimi anni la regolamentazione dei matrimoni e delle adozioni omosessuali.
I diritti gay nel Sud Europa
Che piaccia o meno molti Paesi del sud Europa sono storicamente vicini alla Chiesa. Eppure alcuni di questi hanno sorpreso fortemente la comunità internazionale appoggiando le unioni gay, in alcuni casi con annessa adozione di bambini o dei figli del proprio o della propria partner.
Nella cattolicissima Irlanda, per esempio, le unioni gay sono perfettamente legali. In Spagna, Portogallo e Francia, invece, i matrimoni e le adozioni sono previste rispettivamente dal 2005, dal 2010 e dal 2013, con buona pace del clero che da sempre si oppone fermamente al riconoscimento dei diritti degli omosessuali. E l’Italia, invece?
L’Italia e i gay
Come detto pocanzi, l’Italia rientra tra i 9 Paesi fortemente arretrati in materia di diritti omosessuali. Eppure, per quanto se ne siano dette fino ad ora, una buona notizia per il belpaese c’è.
Con 14 sì, 8 no e un voto astenuto, la Commissione di Giustizia di Palazzo Madama ha approvato il testo base della piddina Monica Cirinnà che regola le unoni civili non soltanto eterosessuali, ma anche gay. Un bel passo avanti, contornato anche dall’introduzione dell’istituto della stepchild adoption per gli omosessuali, ovvero la possibilità di poter adottare il figlio del proprio o della propria partner.
Però, c’è un però. Per quanto la Cirinnà abbia chiesto di votare in Aula “secondo coscienza“, c’è da dire che l’Italia è un Paese fortemente omofobo a cui manca una classe politica decente oltre ad una buona legge che punisca ogni azione violenta e discriminatoria contro i gay.
Volendo si potrebbe discutere da qui all’eternità di cosa sia giusto e sbagliato, di cosa sia effettivamente contronatura – non per dire, ma l’omosessualità esiste da sempre anche all’interno di molte specie animali, l’omofobia, guarda caso, appartiene solo agli uomini – fatto sta che i diritti devono essere universali e tutelati, soprattutto quando si parla del diritto più importante di tutti: il diritto ad amare.
Già, volendo potremmo discutenere ancora, ma fino a quando la violenza e l’ignoranza continueranno a vincere sull’amore l’Italia resterà sempre un Paese omofobo.
Maria Stella Rossi
Fonti: http://www.repubblica.it; http://www.corriere.it