Mark Knopfler ci riporta negli immensi spazi aperti della sua Scozia, e lo fa con Tracker. Arrivato all’ottavo album da solita, il fondatore dei Dire Straits prosegue il cammino intrapreso con il precedente Privateering (2012), con un sound liberatorio e delicato, ma che non disdegna (come al solito con Mark Knoplfer) virtuosismi stilistici tipici del chitarrista.
Tracker si apre con Laughs and Jokes and Drinks and Smokes. Questo pezzo desta particolare interesse per il connubio tra jazz e musica popolare scozzese. A seguire troviamo la ballata Basil (ispirata al poeta inglese Basil Bunting). La canzone è interessante e la voce di Mark Knopfler riporta alle vecchie atmosfere dei Dire Straits. La quarta traccia è la spensierata Skydiver; interessante il rimando al blues con tanto di slide. Mighty Man, il quinto brano di Tracker, si apre con un intro di chitarra al limite tra rock e country. Con un’aura riflessiva ma rilassata, questo brano si candida senza dubbio ad essere tra i più belli dell’album.
Mark Knopfler intraprese svariati in viaggi in Europa, alcuni dei quali con l’amico Bob Dylan. Da uno di questi viaggi è nata Lights of Taormina, brano che fa da cartolina all’intero album: sound pacato ma di qualità, testo riflessivo e canto liberatorio. Un brano che potrebbe fare da colonna sonora all’inizio di un grande viaggio d’avventura in una terra come la Scozia, per l’appunto. L’album si conclude con il brano più struggente dell’intera tracklist: Wherever I Go. Cantato insieme a Ruth Moody, il brano emoziona! La voce di Mark Knoplfer è calda e sincera. Poi va bé, Ruth Moody è − come sempre − fenomenale, con la sua pienezza vocale e l’interpretazione impeccabile.
Forse non siamo di fronte a un capolavoro, ma di sicuro Mark Knopfler è uno di quegli artisti che difficilmente sbaglia un pezzo, una nota, sia per il suo indiscusso talento che per la maturità raggiunta nei suoi ultimi lavori. Una cosa è certa però: quest’album piacerà sia ai suoi fan più datati per il richiamo (in alcuni pezzi) alle tipiche sonorità dei Dire Straits, che alle nuove generazioni, per l’atmosfera liberatoria e delicata che si respira in tutti i brani di Tracker.
Raffaele Cars