Jan Van Eyck: la poetica fiamminga dei dettagli

Jan Van Eyck è considerato una delle “meteore” della storia dell’arte: uno di quegli artisti, cioè, che con la propria attività cambiò il corso della pittura, inventando un modo completamente nuovo di rappresentare la realtà. Con questo, tuttavia, non si vuole ricadere nel clichè romantico del genio, perché ogni cambiamento, lieve o radicale che sia, ha alle sue spalle dei precedenti che gli hanno permesso di essere tale.

All’inizio del Quattrocento l’intera Europa era coinvolta in un processo di cambiamento dal punto di vista artistico, ma vi furono alcuni personaggi in particolare, come appunto Van Eyck, che con la loro arte diedero inizio a una nuova epoca, quella del Rinascimento. Il ruolo di Van Eyck è paragonabile a quello che ebbe il pittore toscano Masaccio ed infatti, furono proprio Firenze e le Fiandre a fondare, in modo parallelo e contemporaneo, i canoni culturali dell’era moderna.

Van Eyck
Jan Van Eyck, “Madonna del cancelliere Rolin”

L’arte di Van Eyck deve molto alla sua terra di origine, la quale costituisce la fonte primaria di ispirazione per i suoi dipinti. Alla fine del Trecento e durante la prima metà del Quattrocento le Fiandre, ovvero l’odierno Belgio settentrionale e una parte dei Paesi Bassi, erano governate dai Duchi di Borgogna. La vicinanza con la Francia, e ovviamente con Parigi, il più importante centro artistico dell’Europa d’oltralpe, poneva gli artisti fiamminghi in contatto con quelli che erano gli sviluppi artistici più avanzati dell’epoca.

Non conosciamo precisamente il nome della città natale di Van Eyck, ma è verosimile che egli fosse originario di Maastricht o del vicino villaggio di Maaseyck (da cui potrebbe derivare anche il cognome dell’artista) nella regione del Limburgo, all’estremità orientale dell’odierna Olanda. Queste terre erano caratterizzate dai toni bruni dei paesaggi e dalle tinte accese del crepuscolo sul mare del Nord, le persone che le abitavano erano massicce e positive: tutto questo è la pittura di Van Eyck.

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Jan Van Eyck, “Ritratto dei coniugi Arnolfini” (dettaglio)

I ritratti costituiscono una parte importante della produzione artistica del pittore: ricordiamo il “Ritratto virile”, “Tymotheos”, il “Ritratto di Margaretha van Eyck”, ma soprattutto il celebre ritratto de “I coniugi Arnolfini”. Quest’opera, insieme a “La Madonna del cancelliere Rolin”, è probabilmente la più famosa di Van Eyck. All’interno di una sontuosa camera da letto i coniugi Arnolfini si tengono la mano sinistra, secondo il rituale tipico dell’atto di un fidanzamento. L’opera è ricca di dettagli, ma il più significativo e misterioso di essi è lo specchio. Grazie ad esso ci rendiamo conto della presenza all’interno della stanza di altre persone, ed è utilizzato come espediente per dare l’idea di uno spazio più profondo. La soluzione dello specchio divenne celebre tanto che circa duecento anni dopo Diego Velazquez adottò lo stesso espediente nel celebre “Las Meninas”. Al di sopra dello specchio compare la firma del pittore “Johannes de Eyck fuit hic, 1434”, ovvero egli fu testimone di quanto viene raffigurato.

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Jan Van Eyck, “Polittico dell’agnello mistico”

Altro capolavoro dell’artista è il “Polittico dell’agnello mistico” del 1432. Si tratta di un polittico composto da dodici tavole, a loro volta suddivise in riquadri, quattro delle quali fungono da sportelli e sono dipinti su entrambi i lati. Le tavole sono conservate nella cappella di Josse Vijd nella chiesa di Saint Bavon a Gand, ma l’ambiente molto piccolo per l’imponente opera ha fatto ipotizzare una precedente disposizione differente da quella attuale. La scarsa documentazione non permette comunque di elaborare ipotesi certe, e per fortuna il soggetto del l’opera è abbastanza leggibile anche come è arrivata a noi oggi: l’avvenimento principale narrato è l’adorazione, e far da cornice all’evento profeti, sibille e santi, il tutto unificato grazie alla luce, elemento fondamentale in tutta la pittura fiamminga.

La fortuna di Van Eyck, e dei primitivi fiamminghi, fu immediata e raggiunse subito i centri culturali più importanti dell’epoca, come l’Italia e la Spagna. Van Eyck fu un innovatore: portò alla perfezione la tecnica della pittura ad olio e fu padre di nuovi generi legati soprattutto alla devozione privata. Ogni sua opera è un passo verso la perfezione che l’artista si era prefissato di raggiungere, adottando anche un vero e proprio motto che spesso accompagnava la sua firma: “Als ich kann”, “come meglio posso”.

 

Manuela Altruda