Villa Rosebery, residenza napoletana del Presidente della Repubblica, è uno dei più importanti esempi del Neoclassicismo a Napoli e la sua costruzione risale ai primi anni dell’Ottocento, per volontà dell’ufficiale austriaco Giuseppe De Thurn, brigadiere di marina per la flotta borbonica.
Villa Rosebery: La storia
Nella zona più alta e panoramica, che sarà poi detta “del Belvedere”, De Thurn fece costruire una piccola residenza dotata di una cappella privata e di un ampio giardino; tutto il resto della tenuta fu destinato ad uso agricolo, con ampi frutteti e vigneti. Con la momentanea destituzione dei Borbone dal Regno di Napoli ad opera delle truppe napoleoniche, la proprietà venne confiscata, fino al 1816.
Quando De Thurn riuscì ad ottenere l’indennizzo per i danni economici subiti durante il periodo della requisizione, decise di vendere la villa. nel frattempo l’intera area era stata sottoposta ad un processo di bonifica per la costruzione di una strada di collegamento tra Bagnoli e Mergellina e dunque quando nel 1820 la Contessa di Gerace volle acquistare la casa, quest’ultima poté finalmente essere trasformata in una villa residenziale, che prese il nome di villa Serra Marina.
I lavori furono affidati agli architetti Stefano e Luigi Gasse, i quali si concentrarono soprattutto sulla ristrutturazione del Casino del Belvedere (oggi Palazzina Borbonica) che doveva essere trasformato nella elegante residenza dei nuovi proprietari.
Nel 1857 la villa fu venduta a Luigi di Borbone, comandante della Real Marina del Regno delle Due Sicilie, e prese a chiamarsi la “Brasiliana” in onore della moglie del comandante Gennara di Braganza, nonché sorella dell’imperatore del Brasile Pedro II. In questi anni predomina una maggiore libertà compositiva, soprattutto nel vasto giardino che cominciò ad assumere sempre più le caratteristiche del giardino all’inglese, più armonioso e ‘naturalistico’.
In seguito alle vicende risorgimentali del 1860 la villa divenne proprietà di un banchiere francese, il quale a sua volta, pochi anni dopo, vendette la proprietà a Lord Rosebery, statista britannico che era stato capo del Gabinetto nel 1894, da cui la villa prese il nome che le appartiene ancora oggi. A causa degli elevati costi necessari per la manutenzione dello splendido edificio, esso divenne prima proprietà del governo inglese, e successivamente, agli inizi del XX secolo, passò allo Stato Italiano.
Nel 1934, infatti, qui nacque Maria Pia di Savoia, figlia di Umberto di Savoia, e da questo momento la villa fu ribattezzata “Maria Pia“. La coppia reale visse nella residenza partenopea finché Vittorio Emanuele III non firmò l’atto di abdicazione a favore del figlio Umberto il 9 maggio 1946 prima di partire per l’esilio. Requisita provvisoriamente dagli Alleati, la villa riprese il nome di villa Rosebery e fu dapprima concessa all’Accademia Aeronautica, per poi entrare, a partire dal 1957, nel novero delle residenze in dotazione al Presidente della Repubblica Italiana.
Villa Rosebery è uno dei complessi monumentali che meglio rappresenta lo stretto collegamento tra arte e politica, tra cultura e contesto storico. I diversi proprietari che si susseguirono all’interno della villa, nell’arco di quasi due secoli, hanno contribuito tutti, indistintamente, a dare alla residenza l’aspetto magnifico che noi, ancora oggi, possiamo ammirare.
Manuela Altruda