Il rock è un genere musicale con una data di nascita e un luogo di nascita ben definiti: gli anni cinquanta, negli States. Eppure vi è un momento in cui il rock diventa “britannico”: gli allievi europei superano i maestri statunitensi, si appropriano dell’invenzione musicale del paese a stelle e strisce e la fanno propria. Pink Floyd, Black Sabbath, Genesis, King Crimson, Iron Maiden, Sex Pistols, The Clash: la lista di grandi gruppi rock del Regno Unito potrebbe continuare all’infinito. Meglio, per ora, tornare alle origini: tutto ebbe inizio con l’invasione britannica degli Stati Uniti: la “British Invasion” e la “Beatlemania“.
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Le radici del rock britannico
Così come negli States, il rock in terra britannica si afferma fra i più giovani, desiderosi di abbracciare una controcultura opposta alla tradizione dominante. Già negli anni cinquanta emerge il fenomeno dei cosiddetti “teddy boys“, i ragazzi dai capelli lunghi impomatati, jeans e stivali. Prima dell’affermarsi del rock autoctono sono gli artisti stranieri, soprattutto statunitensi, e i jazzisti a farla da padrone.
Le radici del rock britannico risalgono al blues: i Rolling Stones, gli Animals, i Cream e i Led Zeppelin fonderanno il blues con il rock ‘n’ roll statunitense dando via ad un mix vincente. Dall’altra parte c’è anche la diffusione, a Liverpool, del fenomeno Merseybeat. Si tratta del mondo da cui emergeranno i Beatles.
Il gruppo capitanato da John Lennon e Paul McCartney vive la sua gavetta artistica ad Amburgo, dove conosceranno Brian Epstein, il loro futuro manager. Sarà lui a procurare loro un contratto con la Emi di George Martin, che spinge il gruppo a licenziare il loro batterista Pete Best per sostituirlo con Ringo Starr. Il connubio Beatles-Emi darà vita al primo 45 giri della band di Liverpool, Love Me Do/P.S. I Love You, pubblicato il 5 ottobre 1962. Il singolo farà da apripista al primo album dei Beatles, Please Please Me, che uscirà nel marzo dell’anno successivo: sarà un grande successo.
La Beatlemania
Quello dei Beatles è un successo crescente. Sono al primo posto nella classifica britannica dei singoli, e in autunno partono per il loro primo tour inglese. Il 13 ottobre debuttano al “Sunday Night At The London Palladium“, programma televisivo inglese. All’esterno del teatro giovani adolescenti sono in preda all’isteria: è la nascita ufficiale della “Beatlemania“.
La Beatlemania coinvolge anche la stampa: il Sunday Times definisce i Beatles “la più grande entità compositiva dai tempi di Beethoven“; il loro successo colpisce anche la famiglia reale, che assiste al loro concerto tenuto al Prince Of Wales Theatre. Al contempo sta emergendo il gruppo antitesi dei Beatles: i Rolling Stones, per cui si ripetono le medesime scene di isteria giovanile.
Il 1964 è l’anno della consacrazione definitiva: I Want To Hold Your Hand, il nuovo singolo dei Beatles, finisce al primo posto nella classifica statunitense. Il rock britannico sta per conquistare gli States.
La British Invasion
Il trionfo negli States è un sogno di tutti i rocker di oltremanica: il rock è made in USA, e avere successo negli Stati Uniti significa raggiungere il massimo picco possibile nella propria carriera.
Il successo di I Want To Hold Your Hand è travolgente: la canzone viene trasmessa nelle radio statunitensi un mese prima della sua uscita ufficiale nel mercato americano, e la Capitol è costretta ad anticipare la pubblicazione del singolo al 27 dicembre 1963. La casa discografica dei Beatles è “costretta” a sfornare un album apposito per il pubblico americano, Meet the Beatles. Un’imponente campagna pubblicitaria, che comprende la vendita di parrucche dei Beatles e di adesivi con la dicitura “The Beatles are coming“, pompa l’invasione britannica: la Beatlemania sta per arrivare negli Stati Uniti.
Il gruppo di Liverpool sbarca a New York il 7 febbraio 1964, accolta da 50000 fan: è la British Invasion. La società americana è scossa dall’arrivo del rock britannico, decisamente diverso rispetto a quello autoctono. La prima apparizione televisiva dei Beatles negli States allo show di Ed Sullivan fa incollare 73 milioni di americani davanti alla TV. Si dice che quel giorno il tasso di criminalità di New York fosse sceso ai minimi storici: anche i malviventi volevano seguire i Beatles in televisione. I Beatles registrano tre puntate televisive e tengono un mini-tour di tre concerti, uno a Washington e due a New York: la Beatlemania ha ormai colpito anche gli States.
I Beatles sono solamente i primi britannici ad invadere gli States: altre band del Regno Unito come Animals, Kinks e Rolling Stones sono trainate dal successo del quartetto di Liverpool. Al contempo, band statunitensi come i Byrds subiscono l’influenza dei gruppi inglesi.
L’impatto della Beatlemania non riguarda solo l’aspetto musicale: i Beatles influenzano la moda statunitense, sempre più giovani adottano il look capelli a caschetto/pantaloni stretti/stivali di camoscio/giacche senza collo, ispirandosi alla band inglese.
Le conseguenze della British Invasion
La Beatlemania è un fenomeno senza precedenti: mai prima dei Beatles e mai dopo di loro una band avrà il medesimo successo. Le scene di isteria giovanile collettiva saranno un marchio registrato del rock, ma la popolarità dei Beatles, addirittura definiti dallo stesso Lennon “più popolari di Gesù“, rimane ineguagliata.
Al contempo la British Invasion segna definitivamente l’appropriazione britannica di uno dei principali prodotti della cultura statunitense. Da allora l’evoluzione del rock seguirà le direttrici britanniche: Progressive, Glam, Hard Rock, Heavy Metal, Punk sono tutti generi che senza l’apporto inglese non sarebbero mai nati.
Mentre i brasiliani perfezionavano un trademark inglese, il football, i britannici limavano un’invenzione americana con le proprie tradizioni musicali, diventando i maestri del rock.
Davide Esposito
Bibliografia
Alla ricerca del Beat, Beatlemania e British Invasion in Storia del Rock, Hoepli, Milano 2014